CAPITOLO 10

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Maggie era giunta da poco in hotel e ancora non aveva incontrato nessuno del cast. Iniziò a disfare le valigie e a sistemare la roba nell'armadio per intrattenersi e per ammazzare il tempo. La sua agitazione era notevole perché non sapeva come avrebbe reagito nel vedere Jeffrey dopo così tanto tempo.

'E se non mi vorrà più parlare? Se non mi rivolgerà più la parola?'

'Sarà solo colpa tua, Maggie. Solo e soltanto colpa tua. Se tu non avessi fatto la ragazzina innamorata, forse a quest'ora avresti ancora un amico.'

Iniziò a parlare fra sé e sé, piegando nervosamente i suoi vestiti e riponendoli nei tiretti del comò. Sebbene facesse davvero molto caldo, venne percorsa da una serie di brividi di freddo lungo tutta la schiena.

«Non credo sarei mai capace di perdonarmelo.» questa volta lo disse con tono leggermente più alto, per autoconvincersi che, se davvero fosse andata così, avrebbe dovuto solo farsene una ragione. Dopotutto Jeffrey non le aveva dimostrato proprio nulla. Lei aveva frainteso ogni cosa. Dall'inizio alla fine. Tutto quanto.

«Stupida. Stupida idiota.» spinse con più forza i suoi vestiti dentro al cassetto – nonostante fossero già perfettamente sistemati – e lo richiuse con un calcio.

«Sono una vera cretina.» sospirò poi, lasciandosi cadere di peso sul letto. Si coprì il volto con le mani e cercò di trattenere quanto più possibile le lacrime senza però riuscirci. Iniziò a piangere silenziosamente e a stringendosi nelle spalle, come se stesse sentendo freddo. Si sentiva tremendamente sola e maledettamente frustrata. Tornare lì, non aveva fatto altro che aumentare il desiderio di vederlo.

Quell'uomo le mancava terribilmente tanto. L'unica cosa che desiderava di più, in quel momento, era di abbracciarlo; di abbracciarlo talmente tanto forte da togliergli il fato; di chiedergli scusa per quell'episodio così inutile.

Si batté i pugni sulle tempie e scosse leggermente il capo. Si prese un lembo della sua t-shirt bianca e, involontariamente, se lo portò al naso per soffiarlo. Inevitabilmente la sporcò di trucco.

«Perfetto! Ci mancava anche questa.»

Si asciugò le lacrime con il palmo della mano, passandolo delicatamente sul viso, e volse la propria attenzione verso lo specchio. Era del tutto impresentabile.

«Non me ne va bene una.» andò nel bagno e prese una salviettina struccante, passandola piano sul viso per togliere ogni traccia di trucco. La gettò nel cestino e, successivamente, cambiò la maglietta.

Indossò una canotta celeste e uno short di jeans nero con un paio di converse del medesimo colore. I capelli – ancora più lunghi di quanto non lo fossero già – erano raccolti nella classica coda spettinata. Non aveva un filo di trucco. Non le andava di truccarsi un'altra volta e poi, non c'era motivo di farlo.

Si accinse a continuare a disfare le valigie quando bussarono alla porta.

Il cuore di Maggie perse un battito e inaspettatamente sentì le gambe cedere per un attimo. Poteva essere lui. Magari lei avrebbe aperto la porta e lui le sarebbe saltato addosso, baciandola dappertutto...o magari...

«Maggie? Ci sei? Sono Lauren.»

...O magari poteva essere Lauren.

Maggie un po' rimase delusa ma, al contempo, era felice di sentire di nuovo la voce della sua migliore amica. Un sorriso involontario le illuminò il viso.

«Si, Lauren. Ci sono. Un momento e ti apro.»

Richiuse la valigia e la ripose sotto al letto, si diede una sistemata – guardandosi allo specchio per essere certa che non avesse ancora gli occhi lucidi e rossi – e andò ad aprire. Non appena la porta fu aperta, Lauren l'abbracciò immediatamente, senza salutarla o dirle qualcosa. Maggie, colta alla sprovvista, restò per un momento immobile poi però, ricambiò calorosamente quell'abbraccio così amichevole. La strinse delicatamente e continuò a sorridere.

You are my second chance || Jeffrey Dean MorganDove le storie prendono vita. Scoprilo ora