«Non posso credere che per colpa sua ho davvero preso il raffreddore», sospirai frustrata, dopo l'ennesimo starnuto.
Trevor e Alex scoppiarono a ridere fragorosamente, facendomi accigliare ancor di più.
Ero davvero messa male, dovevo ammetterlo, il mio aspetto era a dir poco penoso: il naso arrossato a causa dei fazzolettini, gli occhi perenemmente lucidi e i brividi di freddo che non avevano intenzione di lasciare andare il mio corpo esausto.
«Se mi sale la febbre alta, ve lo giuro, amico vostro oppure no, lo uccido!», borbottai ancora.
Trevor mi scompigliò i capelli.
«Calmati tempesta, in queste condizioni non saresti capace di far del male neppure ad una formica», osservò.
Incrociai le braccia al petto. «Questo lo pensi tu», precisai.
Ero piuttosto sicura che una bella dormita e un medicinale mi sarebbero giovati per rimettermi nuovamente in sesto.
Alex rise ancora. «Sei vendicativa o sbaglio?», chiese divertito.
Io assunsi la classica faccia da innocentina e finsi un sorrisetto timido.
«Io? Assolutamente...» mormorai.
Trevor si alzò dalla sedia e mi guardò come per dire "ricorda che io ti conosco" ma io finsi di non farci caso.
Ricordavo ancora quando una volta, al primo anno di liceo, solo perché una ragazza fece un commento sarcastico sull'apparecchio che ai tempi portavo, gli gettai tutti i vestiti nella spazzatura durante l'ora di educazione fisica.
O quando il ragazzo del mio corso di matematica non faceva che darmi il tormento solo perché non mi concedevo a lui dopo le molteplici avances e, allora, irritata dal suo comportamento da idiota, gli scoppiai il suo adorato pallone da football, alle medie, facendolo quasi piangere.
In entrambi i casi - e molti altri - Trevor era con me a sbellicarsi dalle risate.
Eravamo perennemente insieme, due corpi e un'anima soltanto, tanto che alcuni credevano addirittura che fossimo fidanzati.
E si sbagliavano, si sbagliavano tutti quando dicevano che l'amicizia tra uomo e donna non potesse esistere.
Io e lui ne eravamo appunto la prova: mai un flirt, mai una battutina fuoriluogo, mai un gesto, una carezza in più o un bacio che potesse contenere malizia, mai nemmeno un pensiero.
Eravamo cresciuti come se fossimo fratello e sorella e forse, seppur non di sangue, lo eravamo diventati davvero.
Lo volevo bene più di tutto, più del mondo.
Un bene che non poteva variare con il tempo, che restava immutato.
L'amicizia era una cosa meravigliosa ed io ero stata fortunata a trovare un amico come lui.
«Comunque, adesso andiamo, tu dormi un po' e riprendi le energie», mi consigliò Trevor venendo verso di me e stampandomi un innocente e leggero bacio sulla tempia.
Alex si avvicinò e fece altrettanto. «Se decidi di vendicarti con Hunter, fai uno squillo tigre, che voglio farmi quattro risate», disse quest'ultimo facendomi ridacchiare, poi, entrambi, andarono via lasciandomi sola.
Così ne approfittai per prendere la medicina e concedermi un pisolino, poiché sentivo già il mal di testa attanagliarmi.
Misi perfino il telefono silenzioso, affinché nessuno potesse disturbarmi.
Con la speranza che, al mio risveglio, mi fossi sentita un po' meglio così da potermi vendicare.
E, con mia grande gioia, fu proprio così.
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STORM HEART
Teen Fiction[IN REVISIONE] UFFICIALMENTE NELLE STORIE DI TENDENZA. Miglior Risultato: 06/05/17➡#1 in Teen Fiction. 13/05/18➡#1 in Storie d'amore. Sequel of "The time of stars". Il primo impatto che Allison Walker da alla gente è quello di essere la classica bra...