Capitolo 31 - Ascolta il tuo cuore.

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Quel giorno era più incasinato di tutti gli altri.

David non faceva che richiamarmi ed io non facevo altro che rifiutare le sue chiamate.

Ero confusa e avevo bisogno di stare un po' da sola con me stessa.

Avevo bisogno di mettere in chiaro delle domande che vagavano dentro la mia testa da giorni a cui non avevo ancora trovato risposta, prima di rispondere alle sue.

Potevo sembrare una codarda, una bambina, a comportarmi in questo modo, eppure mi sembrava la soluzione migliore da adottare.

Non stavo evitando di affrontare una determinata situazione, stavo soltanto rimandando in modo da prendermi del tempo per pensare così da poterne essere certa.

Ma, purtroppo, di tempo per stare da sola sembrava non essercene mai.

Dato che, per un motivo o per un altro, venivo sballottata da una parte all'altra poiché i miei amici trovavano sempre qualcosa da fare.

Quel giorno, infatti, al campo si sarebbe svolta un'altra partita tra i Knights e la squadra di un'altra Università situata ad Orlando, la Valencia University.

Tra le due c'era molta rivalità o almeno così dicevano tutti.

«Ma che hanno oggi tutti?» domandai notando quanto gli studenti fossero elettrizzati e euforici.

«Non vedono l'ora che la nostra squadra faccia di nuovo il culo a quelli lì, che tanto si vantano di essere migliori», spiegò Margaret ed io annuii.

Cercammo posto tra gli spalti, ormai quasi tutti occupati, e trovammo spazio soltanto nella prima fila in basso, dal quale non si vedeva benissimo il campo.

Meglio di niente, mi dissi.

Sharon uscì del thé dalla sua borsa e dopo averne bevuto un po' mi porse la bottiglietta, offrendomi qualche sorso che accettai volentieri poiché avevo la gola secca.

«Allora, signorina, che ci dici di te e Paul?» domandò Margaret alla bionda.

Lei sollevò le spalle. «Nulla di che, in realtà. Non capisco mai cosa gli passi per la testa», disse.

Benvenuta nel club, pensai.

«Potrà sembrare il solito ragazzo macho che non prova vergogna, ma in realtà non è così. E ciò dimostra che tu gli piaci davvero», ribatté la mora.

«Lo spero», sospirò Sharon.

«Parli del diavolo...» mormorai, notando i ragazzi che stavano facendo il loro ingresso nel campo e che si stavano avvicinando a noi.

Da dietro la rete sembravano piuttosto buffi, come divisi in tanti piccoli pezzetti di un puzzle.

«Ehi, bamboline», ci salutò Alex.

«Fate il tifo per noi», fece Paul, facendo appunto l'occhiolino a Sharon, facendola arrossire di brutto.

Erano carinissimi, dovevo far in modo di parlare da sola con lui.

Magari aveva bisogno di essere incoraggiato per fare il primo passo, chi lo sapeva.

Tentare non avrebbe fatto del male a nessuno, in fondo.

«Oh, no, in realtà faremo il tifo per la Valencia, i ragazzi sono davvero niente male», ribatté Margaret, facendo accigliare i due.

Vidi Kyle ad un tratto avvicinarsi con passo svelto a Paul, sembrava una furia.

Le mani stese lungo i fianchi, le mani chiuse in pugni, gli occhi ridotti a due fessure.

«Se non gli spacchiamo il culo ora, gli spaccherò la faccia io più tardi», ringhiò.

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