Capitolo 20 - Baci rubati.

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Il film era già cominciato da più di mezz'ora e, ahimè, dentro il buio della sala cinema di tanto in tanto Kyle aveva il coraggio di sfiorare le mie mani con le sue.

Ero sicura al cento per cento che lo stesse facendo di proposito, sapendo che non potevo reagire in alcun modo perché c'era il rischio di venire scoperti.

Gli scostavo la mano, mi allontanavo, mi poggiavo sull'altro bracciolo della sedia in modo da non sfiorarlo nemmeno per sbaglio, ma era inutile: ci pensava lui e, ogni volta, mi si stringeva lo stomaco.

D'improvviso, sobbalzai a causa di una scena del film, così come fece la mia migliore amica che si trovava accanto a me, e mi tappai gli occhi con le mani.

Santo cielo!

Sentii Kyle ridacchiare e sussurrare parole per prendermi in giro ma feci finta di non averlo notato per non ucciderlo.

Anche se, dovevo ammettere che il film in sé non era esageratamente spaventoso, a parte alcune scene che mi avevano colta totalmente di sorpresa.

Quando, grazie al cielo, finì il primo tempo, mi alzai di corsa e mi precipitai fuori dalla sala con l'intenzione di andare a prendere una bottiglietta d'acqua al bar del cinema.

Mi accorsi che c'era una coda lunghissima e che mi sarei persa almeno altri venti minuti di quel film se fossi rimasta lì, ma avevo sete, la gola secca e non mi dispiaceva usufruire di questa scusa per non subire quell'orrore.

Poi, ad un dipendente saggio venne la brillante idea di aprire un'altra cassa, notando la fila chilometrica che si era formata.

Mi misi quasi a correre e ovviamente arrivai per prima.

Il ragazzo sembrava di origine afro-americana, aveva una carnagione un po' scura e dei capelli ricci e neri come la pece che gli circondavano il viso leggermente paffutello, il naso all'insù e gli occhi stranamente chiari, su un nocciola.

Era carino, ed ero sicura fosse più piccolo di me.

Inoltre, era cortese e gentile con i clienti, sempre sorridente e non sembrava affatto uno di quelli che si comportano in un certo modo solo perché devono.

«Buonasera, signorina! Cosa desidera?» mi chiese, in tono professionale ma simpatico.

«Una bottiglietta d'acqua, perfavore», dissi.

E, due minuti dopo, avevo già pagato e stavo già sorseggiando dalla mia bottiglietta, lasciando che il liquido fresco scendesse giù per la mia gola.

Guardai l'orologio e mi accorsi che, per colpa della fila iniziale, erano già passati poco più di dieci minuti.

Ero sicura che si stessero chiedendo  che fine avessi fatto.

Sbuffai, ma prima di rientrare in sala mi concessi di andare in bagno per svuotare la mia vescica.

Quando fu tutto compiuto, mentre mi lavavo le mani nel lavandino del bagno, sentii una voce alle mie spalle.

«Questo film ti ha così spaventata che hai addirittura deciso di non rientrare in sala?» mi prese in giro lui.

Sollevai di colpo lo sguardo che tenevo basso e dal riflesso dello specchio davanti a me lo vidi, lì, in tutto il suo splendore.

Era poggiato allo stipite della porta, con le braccia incrociate e un'espressione a dir poco divertita.

I suoi occhi erano come carboni ardenti sulla mia pelle, li percepivo e bruciavano.

Come in quel momento che mi stavano letteralmente divorando.

Feci finta di nulla, come se averlo a poca distanza da me mi fosse indifferente, come se non fosse inevitabile che i miei pensieri andassero a finire al bacio che c'era stato.

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