Capitolo 14 - Che il gioco abbia inizio.

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Ci stavamo dirigendo verso l'aula di psicologia, camminando mano nella mano lungo i corridoi.

Inutile dire che ricevetti molti più sguardi di quanti mai ne avessi ricevuti in vita mia, tra ragazzi che ci osservavano sorpresi e ragazze che sembravano volermi uccidere, mentre contemplavano tra loro la scena che si stava svolgendo davanti ai loro occhi.

«Ti ci abituerai», disse di getto Kyle «Sono solo sorpresi di vedermi con una ragazza», concluse.

Lo osservai confusa. «Ma se sei il playboy del college, come possono essere sorpresi di vederti con una ragazza?», domandai.

Lui ridacchiò. «Non in questo modo, non mi piacciono le effusioni in pubblico, non le riservo a nessuno», spiegò ed io capii immediatamente cosa intendesse dire.

Non era suo solito questo atteggiamento: era più uno di quelli da storielle di una notte, in cui le ragazze il mattino dopo venivano scaricate e non richiamate.

Un'espressione ricca di disgusto si dipinse sul mio viso e lui lo notò immediatamente ma non disse nulla, sorridendo soltanto come uno stupido.

«Mi danno comunque fastidio tutte queste "attenzioni"», borbottai, mentre salivamo le scale.

Lui sorrise sornione. «E non hai ancora visto niente», ribatté.

Mi bloccai di colpo, un po' preoccupata, facendo in modo che mi finisse addosso dato che camminavo praticamente qualche passo in avanti, seppur le nostre mani fossero unite.

«Ehi, che ti prende?» corrugò la fronte.

Mi voltai verso di lui e lo osservai ansiosa.

«Che intendi dire con quella frase?» chiesi.

Ad un tratto, si avvicinò a me facendomi arretrare fino ad incastrare il mio corpo tra il muro ed il suo, tonico e muscoloso.

Avvicinò le sue labbra al mio orecchio, mentre le sue mani erano posizionate una sul mio fianco e l'altra sul muro accanto al mio orecchio.

«Adesso pensano che tu sia solo un'altra ragazza da aggiungere alla lista, quando capiranno che non è così - o almeno questo è quello che penseranno - il clamore arriverà alle stelle», sussurrò.

Il suo fiato mi sfiorò il collo ed io venni scossa da una serie di brividi e sperai vivamente che non se ne fosse accorto.

Poi, vidi gli amici di Will passare accanto a noi ed osservarci storditi e scioccati.

Capii immediatamente il comportamento di Kyle: voleva spargere la notizia rapidamente e quello era il modo migliore per farlo.

La sua mano cominciò ad accarezzarmi il fianco, il tocco delicato, percettibile il giusto necessario per farmi palpitare il cuore; mentre le sue labbra si facevano sempre più vicine al mio collo: ero sicura di essere diventata di mille sfumature di rosso, in viso.

Restai intrappolata in una specie di mondo parallelo, in cui quasi mi piaceva averlo vicino a tal punto.

Poi, però, la mia mente mi ricordò che nel mondo reale, quello vero, noi ci odiavamo.

Lo spinsi leggermente, in modo da allontanarlo da me il giusto necessario per guardarlo negli occhi: ulteriore sbaglio, oserei dire.

I suoi occhi erano meravigliosi, scuri e profondi, nascondevano così tanti misteri che affascinavano come il mare di notte, nero e pericoloso, che custodisce dentro sé, negli abissi, milioni di sorprese.

Ma non potevo lasciarmi prendere dalla situazione, proprio no.

«Sei impazzito?», sibilai a bassa voce.

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