Capitolo 33 - Abisso di mancanze.

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«Buona vigilia, tesoro!» sentii la voce acuta di mia madre esclamare e perforare i miei timpani.

Poi, i raggi solari che penetravano dalla finestra che, con ogni probabilità, era stata appena aperta, mi colpirono il viso costringendomi ad aprire gli occhi, stropicciandoli poi con le mani.

«Dammi tregua, mamma, sono in vacanza!», borbottai con voce assonnata.

La sentii ridacchiare, poi avvicinarsi a me e scostarmi le coperte da corpo, che rannicchiai spostandomi su di un fianco nel tentativo di non congelare.

«Forza! Alzati! Il mattino ha l'oro in bocca!», esclamò ancora una volta.

Sbuffai e infilai la testa sotto il cuscino morbido e al profumo di vaniglia.

«Vattene via», mugolai frustrata.

Possibile che nemmeno in vacanza potessi avere un momento di pace?

Ebbene sì, erano finalmente arrivate le tante attese vacanze natalizie.

In principio ritornai a Miami insieme a Sharon e Trevor, poi qualche giorno dopo partii per Chicago insieme a mia madre, per andare a trovare nonna Amanda e zia Mary, come accordato un po' di tempo prima.

Inizialmente avevamo deciso di prendere una stanza in un albergo non molto lontano dal centro, poiché sapevo che quella casa contenesse troppi ricordi per mia madre, che le trasmettevano un velo di malinconia, eppure la nonna aveva insistito non appena ci vide.

Voleva approfittare delle vacanze per avere sua nipote e sua figlia accanto in ogni momento della giornata, o almeno così aveva detto.

E, dopo simpatici dibattiti, alla fine accettammo.

Infatti, in quel momento, mi ritrovavo in quella che era stata la camera di mia madre nel corso della sua adolescenza e, al pensiero che fosse passato anche mio padre di lì, in qualche modo mi faceva sentire più vicina a lui.

«La nonna ha preparato i tuoi biscotti preferiti e se non vuoi che Charlie li divori tutti al tuo posto ti consiglio di muoverti», affermò ridacchiando, per poi avviarsi verso la porta.

Mi lamentai un paio di volte ma poi decisi di alzarmi, perché alla fine sapevo che non sarei riuscita più a riaddormentarmi.

Così, dopo essermi chiusa in bagno ed essermi data una sistemata veloce, indossando vestiti casual ma carini, mi diressi verso le scale e scesi al piano inferiore.

Quando varcai la soglia della cucina, Charlie mi venne incontro scodinzolando contento.

Era un tenero cucciolo di bassotto che nonna aveva preso per compagnia, poiché potevo capire che oramai si sentisse sola ogni tanto, dato che anche zia Mary, dopo aver divorziato con il secondo marito, se ne andò di casa affittando un appartamento in centro.

Mi chinai sulle ginocchia e gli regalai un po' di coccole, ma smisi quando sentii il mio stomaco brontolare.

«Buongiorno», salutai per poi avvicinarmi al lavandino e lavarmi le mani.

«Ciao tesoro, dormito bene?» mi chiese la nonna ed io annuii distrattamente.

«Ti ho preparato i biscotti, preferisci il latte o il thé?» mi domandò ancora quando mi sedetti su di uno sgabello.

Scossi la testa e chiesi se avesse un po' di caffè, che per me era fondamentale al mattino.

Senza esso non riuscivo ad essere attiva al cento per cento.

«Certamente, tesoro. Ma non esagerare, perché non fa bene per niente», mi raccomandò porgendomi una tazza fumante.

La ringraziai e le dissi di stare tranquilla, per poi cominciare a fare colazione così da zittire il mio stomaco che stava implorando pietà.

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