09. Giloidan

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«Allora è deciso, fra un paio di settimane anche tu andrai a scuola.» il re sorrise e mangiò il suo ultimo biscotto.

«Cosa?» Ice era sconcertata.

Avrebbe dovuto andare a scuola? Di nuovo?
E non in una semplice scuola, ma addirittura una scuola per maghi!

«Hai capito bene ragazzina. Tu andrai a scuola come tutti gli altri maghi.» le puntò contro il dito. Era evidentemente scocciata, probabilmente aveva litigato con il marito per cercare di convincerlo a non mandare Ice a scuola - con scarso successo. «Ovviamente io sono contraria, non credo che sia sicuro far girare un demone per i corridoi della scuola, ma non ho avuto altra scelta.» la regina, col suo solito modo di fare, la guardò male ed incrociò le braccia al petto infastidita.

«Ma io so già tutto. Le scuole demoniache insegnano più in fretta di quelle magiche. Qualsiasi siano gli argomenti che Nash, Syla e Jack studieranno, io li so già.» affermò convinta la rossa. Effettivamente, quello che diceva era vero. Le scuole demoniache iniziavano prima e i concetti venivano spiegati in modo più veloce ed efficace, per poter finire il prima possibile la scuola e poter passare agli addestramenti.

«Lo sappiamo, ma così riuscirai ad integrarti meglio. Come puoi fare amicizia con i tuoi coetanei se non frequenti anche tu la scuola? E poi magari impari qualcosa di nuovo.» cercò di convincerla il re, con scarsi risultati.
Dopotutto però, il ragionamento di Edward aveva senso: per essere convincente, doveva far sembrare di essere intenzionata a fare amicizia e la scuola è il posto migliore per trovare degli amici.
Il problema era che lei non voleva creare legami con nessuno. In più, Ice sapeva bene che più persone si sarebbero affezionate a lei, maggiore sarebbe stata la possibilità che qualcuno scoprisse le sue reali intenzioni. Doveva fare molta attenzione, sia a chi le si sarebbe avvicinato, sia a quello che avrebbe detto.

«Ma io...» venne interrotta da Nash, che fino a quel momento era rimasto seduto in silenzio al suo fianco.

«Sono sicuro che a scuola ci saranno un sacco di persone pronte a conoscerla e a farci amicizia.» cercò di sembrare sicuro, ma era evidente che anche lui non ci credeva più di tanto. «Ora però è il caso che Ice vada in camera sua a prepararsi e io pure, oggi c'è in programma la visita del regno, ricordate?» si alzò e mise le mani sulla spalle della ragazza.

Anche lei si alzò facendo strisciare la sedia sul pavimento di marmo, producendo un rumore molto fastidioso che fece fare una smorfia alla regina.

«Con permesso.» e uscirono velocemente dalla sala da pranzo, seguiti dallo sguardo infastidito della regina.

Nash prese per mano Ice e appena svoltarono l'angolo, sicuro che i suoi genitori non li avrebbero potuto vedere, la strinse a se.

«Mi hai salvato prima, stavo per andare a staccare la testa a tua madre.» ridacchiò lei allacciando le braccia al collo del principe. Lui dovette abbassare la testa per poterla guardare negli occhi.

«Quindi mi merito un premio!» esclamò lui. Avvicinò il viso a quello della ragazza, ma lei lo fermò posando l'indice sulle sue labbra.

«Ti ricordi cosa ti ho detto? Piccoli passi, Ghiacciolo. Non devi correre troppo.» gli sorrise.

Da quando aveva pronunciato quelle parole era passata poco più di una settimana e Ice continuava a tenere sotto scacco il cuore di Nash.

Il ragazzo sbuffò e rimase un attimo in silenzio prima di risponderle. «Si, lo ricordo, ma nel frattempo abbiamo fatto le cose con calma. Prima abbiamo fatto una passeggiata insieme, poi ti ho invitato fuori a cena e poi siamo andati di nuovo al lago, dove mi hai permesso di baciarti, perché ora non posso?»

La figlia di Lucifero [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora