3- Tattoos and roses

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La morte non è l'opposto della vita.

Molte persone sono spaventate dalla morte, per loro diventa quasi una fobia, qualcosa che assilla le loro anime fino a farli impazzire, questo perché noi tutti siamo convinti che la morte sia una fine, la conclusione della vita, un vicolo cieco che ci lascia in ginocchio davanti ad un muro nero senza alcuna speranza di andare avanti o tornare indietro a vivere.

La religione per anni ha cercato di consolare i più timorosi creando l'illusione di un paradiso, di un oltretomba, di una possibile reincarnazione o di qualche immaginario giardino dell'Eden pronto ad attenderci dopo la vita.

Ma sono tutte stronzate.

La morte non è la fine della vita, è una continuazione, ovviamente le persone in vita non possono capirlo, non sanno che non appena il loro cuore smette di battere si ritrovano in piedi nel nulla ad osservare il mondo come uno spettatore muto e incapace di agire.

Non sanno che forse era meglio ritrovarsi davanti ad un muro nero piuttosto che continuare a vivere in un mondo in cui nessuno può vederti o sentirti.

"Sai quale è la parte più bella di essere morti?" Chiede Nick accendendosi una sigaretta e tenendola stretta tra le sue labbra piene e rosee.
"Non credo esistano parti belle in questa situazione del cazzo" Dico guardandolo male e lui alza gli occhi al cielo prima di lasciar trapelare dalle sue narici una scia di fumo bianco.
"Ed invece ti sbagli, noi ombre possiamo fumare fino a quanto ci pare e i nostri polmoni non verranno mai danneggiati" Dice ed io lo guardo con il sopracciglio alzato prima di alzare gli occhi.
"Già forse per il fatto che siamo già morti?" Chiedo con un tono sarcastico e lui mi ignora gettando la sigaretta a terra e voltandosi verso l'enorme villa prima di leccarsi le labbra e incamminarsi verso la porta d'ingresso con le mani in tasca.

Seguo il ragazzo mentre lentamente apre la porta facendomi cenno di seguirlo, mi mordo il labbro prima di seguirlo dentro la casa e guardarmi attorno in silenzio, di sicuro non è un'abitazione abitata abitualmente, ci sono pochi mobili tra cui un divano avvolto nella plastica, qualche poltrona e nel mezzo un tavolino in vetro ricoperto di bicchieri e bottiglie di alcolici vuote.
Continuo a guardarmi attorno notando per terra delle piccole pozzanghere di acqua, fatte sicuramente dalle scarpe bagnate dei ragazzi, alzo lo sguardo per guardare il soffitto alto e bianco con due lampadari appesi e di valore.

"Vi siete proprio divertiti ieri notte, cosa abbiamo qui? Vodka, rum, vino rosso e per le ragazze di classe come te, una bottiglia vuota di champagne" Dice Nick osservando divertito le bottiglie sul tavolo e calciando disgustato un bicchiere vuoto di plastica facendolo rotolare sul parquet scuro della stanza.
"Ti ricordi qualcosa di ieri sera?" Chiede lui guardandomi con un sopracciglio alzato mentre si dirige verso la prossima stanza.
"Non ricordo assolutamente niente, perché non riesco neanche a ricordare il nome di quei ragazzi?" Chiedo e Nick sorride leggermente prima di notare per terra un pacchetto di sigarette abbandonato accanto alle scale.

"Perché la morte è un evento traumatico dolcezza, hai mai sentito dire quella leggenda che dice che prima di morire ognuno di noi in pochi secondi rivede la sua intera vita? Ecco non appena si muore avviene il contrario, il cervello fa un reset istantaneo e ci dimentichiamo anche il nostro nome" Ascolto il silenzio cercando di ricordarmi la mia morte, il mio secondo nome, il volto dei miei genitori ma niente, il nero più assoluto.

"Dunque tu non ti ricordi la tua vita?" Chiedo al ragazzo dai capelli castani il quale si ferma per guardarmi negli occhi e sorridere amaramente incurvando le sue labbra piene in un sorriso che di felice ha ben poco.
"Me la ricordo eccome la mia vita, come ricordo perfettamente anche la mia morte" Dice guardando per qualche istante il vuoto ed io corruccio il volto ma prima che possa fargli altre domande lui scoppia in una risata facendomi alzare di scatto la testa.
"Qualcosa mi dice che uno di voi non sa tenere bene l'alcol" Dice prima di indicarmi nell'angolo del vomito il quale mi fa arricciare il naso disgustata.

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