Ho sempre detestato i film horror, non mi sono mai piaciuti e forse mai mi piaceranno, anche perché non credo che prossimamente nella mia oltre-vita avrò l'opportunità di andare al cinema o guardare la TV, a meno che in Paradiso o dovunque andrò ci sarà un mega schermo per ombre, quello sarebbe figo, magari potrebbero proiettare Ghost ogni giovedì sera.Comunque, tornando a me, ho sempre odiato i film horror per due motivi, punto primo perché sono una fifona, certo facevo la dura e non ho mai avuto paura delle cose reali come ladri, persone pericolose e altro ma il mio punto debole erano gli spiriti, i bambini posseduti, le case stregate, i vari demoni e tutte quelle stronzate presenti negli horror.
Punto secondo perché ho sempre considerato idioti i protagonisti in quei film, insomma, hai in casa uno spirito demoniaco, lo hai filmato, ti vuole morto e te che fai? Dormi tranquillo nel tuo letto?Fossi stata in quei film avrei preso le mie cose, i miei bagagli, i miei bambini, nonni e cane e avrei bruciato la casa, non gioco con Satana.
In più sono messicana, nonna mi raccontava le storie sul demonio, conosceva i riti per scacciare gli spiriti cattivi e di sicuro se casa mia fosse stata posseduta minimo avrei chiamato l'esorcista, e per esorcista intendo mia nonna.
Ma ora la situazione si è ribaltata.
Non sono più una possibile protagonista di un film horror.Io sono lo spirito figlio di puttana pronto a infestarti casa facendoti vivere il tuo peggior incubo e sinceramente, tutto ciò, non mi dispiace.
Recentemente dopo settimane passate a gironzolare a vuoto come una disgraziata ho scoperto, grazie all'intervento divino del Boss, che a quanto pare posso fare le cose che fanno le bambine morte nei film horror, certo non posso manifestarmi, ma posso muovere piccoli oggetti, aprire finestre, chiudere porte e cose del genere.
Già, terrificante.
Mi guardo attorno in camera mordendomi il labbro e pensando, ho scritto quelle lettere, su ogni lettera c'era un nome, i ragazzi non hanno mai ricevuto queste lettere e di sicuro non posso averle inviate, non avrebbe avuto senso.
Ciò significa che sono nascoste da qualche parte, qui vicino.
Sbuffo sedendomi sul mio letto, in camera mia, dopo aver controllato in giro per la mia stanza tracce di fogli piegati o lettere, del resto se mi sono suicidata loro avrebbero comunque dovuto trovarle facilmente, però nessuno ha mai pensato a delle lettere di addio.
Probabilmente se qui con me ci fosse Nick mi risponderebbe dicendomi che probabilmente o nessuno mi riteneva così intelligente da poterle scrivere oppure a nessuno frega così tanto di me da cercarle o pensare alla loro esistenza.Eppure sono sicura che in quelle lettere ci sia il motivo, il motivo del mio gesto, il perché ho deciso di aprire quella finestra nel bel mezzo della notte e fare quel passo, deve esserci un perché.
Sbuffo prendendomi il volto tra le mani continuando a pensare finché il rumore di una voce a me familiare mi fa alzare la testa di scatto.
"Non guardarmi in quel modo, okay?" Riconosco benissimo la voce di Calum, che diamine ci fa in casa mia? Sposto lo sguardo sull'orologio presente sul muro dipinto di camera mia, sono le nove e mezza di sera.
Mi alzo uscendo dalla camera trapassando la porta in legno e arrivando in corridoio notando come prima cosa Calum in piedi con addosso un paio di jeans neri e una maglietta gialla, osservo i suoi capelli neri spettinati e i suoi occhi contornati da evidenti occhiaie, sento una fitta al cuore vedendolo così, non è il vecchio Calum che mi piaceva, non è più quel ragazzo affascinante con quel sorriso furbo che mi riusciva sempre a convincere.
"Sai che i miei genitori non ti vogliono qui in casa mia" Risponde fredda Maddy guardando esasperata Calum il quale scuote la testa.
"Come se avessi ucciso io Rebecca, giusto?" Chiede il moro ed io abbasso lo sguardo, ricordo bene lo sguardo di odio che gli aveva rivolto mio padre quando era uscito dall'interrogatorio, gli aveva urlato che era colpa sua, se solo avessero saputo che non solo ho fatto tutto da sola, ma che anche ho portato io quel ragazzo nelle condizioni in cui è ora.
