C'è una playlist su Spotify che ho personalmente creato dunque se vi va di ascoltare le canzoni depresse che ascolto io scrivendo la trovate sul mio profilo; rebeccaneedfood con il nome di Shadow, buona lettura.
Spesso e volentieri non esistono etichette per qualcosa.
Molti oggetti, persone e situazioni possono essere catalogate sotto un nome, inserite in uno specifico gruppo, etichettate con un determinato aggettivo ma molti altri restano in un limbo non catalogabile, in una situazione che non si riesce a definire e spesso una relazione che solo coloro che ci stanno dentro riescono a definire, forse.
Non saprei definire la relazione tra me e Calum, forse non esiste neanche un nome, forse era un insieme di etichette, forse non era nessuna di quelle, quel che so è che eravamo molto intimi, forse non sapevamo tutto uno del'altro ma forse neanche ci importava, sono quasi certa fosse una cosa solo carnale, niente sentimenti, una di quelle stronzate che spesso fanno i ragazzi per potersi svagare senza impegni, quel tipo di relazioni che mai finiscono bene, che mai tornano in equilibrio.
So per certo di non essere mai stata una di quelle ragazze che venerava le storie d'amore nei libri, so anche per certo di non essere neanche stata una ragazza da salvare dal suo cinismo nei confronti dell'amore, semplicemente ero una di quelle a cui piaceva divertirsi, che non si faceva film mentali per uno sguardo e che probabilmente era veramente sola.
Sbatto più volte gli occhi uscendo da quel tuffo nel passato e ritrovandomi nel presente, davanti alla mia scuola con una luce pallida del mattino e molti ragazzi che senza vedermi mi attraversano e mi passano accanto con lo sguardo assente o impegnati a parlare con altri per poter anche solo pensare che accanto a loro c'è Rebecca Ramirez, la suicida fuori di testa che non è riuscita a conquistare il paradiso.
"Come cazzo potevate vivere in questa città, mancano pochi giorni a giugno e fa ancora freddo, come è possibile" Dice Nick rabbrividendo accanto a me e facendomi accorgere solo ora della sua presenza, ormai il fatto di averlo sempre accanto a me è diventato così normale che non ci faccio più caso.
"Tu riesci a sentire il freddo?" Chiedo non capendo e Nick mi sorride in modo strano come se avessi fatto una domanda giusta, come se fossi arrivata ad un concetto al quale sarei prima o poi dovuta arrivare.
"Capirai prima o poi, fidati" Dice lui alzando le spalle e rispondendo vagamente come al solito, lasciando mille domande nella mia testa e altrettanti dubbi che forse non si risolveranno mai.
Sospiro scuotendo la testa esasperata prima di continuare a guardarmi attorno e individuare a pochi metri da noi un paio di occhi verdi che guardano nella nostra direzione in modo strano, mi soffermo ad osservare le sue sopracciglia corrucciate, le sue occhiaie evidenti date dal poco riposo e il suo vestito azzurro chiaro a fasciarle l'esile corpo.
"Sai, non sembrate neanche sorelle, lei è così delicata e te sembri invece, come posso dirtelo in modo delicato, una scaricatrice di porto" Dice Nick meritandosi una mia occhiataccia e lui alza le spalle prima di indicarmi.
"Insomma guardati, capelli blu, tatuaggi, vestito corto e cosa è quello? Un piercing al capezzolo? Da dove sei uscita? Da un club punk o da qualche band fallita emo? Guarda invece tua sorella, sembra un angelo" Dice il ragazzo girando il coltello nella piaga dandomi della barbona e facendo i complimenti a Madeline.
"Okay, lei è molto più carina di me, più delicata, più intelligente e forse più di me in qualunque cosa, forse è per questo che lei è viva ed io invece sono costretta a passare il tempo con uno scorbutico maleducato come te" Dico io incrociando le braccia al petto e Nick sorride malizioso.
"Tranquilla dolcezza, anche io avrei preferito trovarmi lei piuttosto che te" Mi risponde ed io alzo gli occhi al cielo ignorandolo e piuttosto concentrandomi su mia sorella la quale alza gli occhi sbuffando irritata per qualcosa, la guardo confusa prima di voltarmi seguendo il suo sguardo e notarlo.
