24- The perfect daughter

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Non ci sono cose che feriscono i morti.

I morti sono un insieme di ossa destinate a marcire, carne fredda e sangue immobile, non esiste battito all'interno dei loro petti, non c'è brivido sulle loro pelli, non esiste reazione a nessun tipo di stimolo.
Sono solo cadaveri.

Un morto non prova paura, non esiste paura peggiore della morte, un morto non prova pena, non esiste niente peggio della lenta decomposizione, un morto non prova gioia, non c'è niente in grado di migliorare l'eterno nulla, un morto non prova dolore, non esiste nulla più doloroso di morire.

O almeno così ho sempre creduto.

Credevo che gli spiriti, quelli di cui mamma parlava nelle sue storie, non potessero soffrire, non potessero provare emozioni, ero convinta che fossero solo ombre vaganti nel nostro mondo in grado di proteggerci e vegliare su di noi, ma mi sbagliavo.

Guardo Calum mentre osserva la porta sbattere davanti a lui mentre mia sorella esce da quella casa piangendo, con le lacrime lungo le sue guance pallide, rimango immobile come il ragazzo mentre tutto attorno a noi rimane in silenzio.

Un silenzio peggiore della morte.

Il moro rompe il silenzio voltandosi verso il muro alla sua sinistra e con forza tira un pugno alla parete urlando per il dolore non appena le sue nocche, non dure quanto il cemento, si feriscono aprendo piccoli tagli, meno profondi di quello provocato dalla porta chiusa di mia sorella.
Guardo Calum mentre tiene la mano premuta contro il muro, osservo il sangue scorre lentamente sulla sua mano mentre i suoi occhi nocciola si puntano sulla felpa rossa tra le sue mani.
Poi lo sento.
Il dolore.

Urlo forte quanto Calum nel momento in cui un forte bruciore comincia a consumarmi, piegandomi e facendomi mancare la forza nelle gambe, prima che possa cadere Nick afferra il mio busto evitandomi la brusca caduta e accertandosi che io sia al sicuro guarda poi Calum il quale con alcune lacrime sulle sue guance guarda la felpa per poi spostare lo sguardo in alto e guardare il soffitto con gli occhi lucidi.

"Scusa, scusa" Dice piangendo ed io sento ancora quel bruciore, più forte di prima, urlo ancora stringendo il braccio di Nick il quale non esita per neanche un istante a lasciarmi andare mentre il mio corpo continua a tremare.

"Scusa, è tutta colpa mia, scusa" Continua il moro ed io guardo Nick chiedendogli aiuto e l'ombra guarda Calum per poi ripuntare i suoi occhi nocciola nei miei.
"Stai vivendo una causa della tua morte Rebecca, si sta scusando con te" Dice poi il ragazzo ed io osservo Calum con gli occhi lucidi, causa della mia morte? Cosa ha fatto? Perché dovrebbe esserne una causa?

"Dobbiamo andarcene, ora" Dice Nick ed io guardo per l'ultima volta il moro con tra le mani quella felpa rossa e le lacrime fredde sul volto prima che tutto possa diventare scuro attorno a me.



Tengo gli occhi chiusi sentendo ancora la mia pelle bruciare nel ricordare le parole di Calum, ad ogni suo scusa una parte di me continua ad ardere come fuoco vivo, continuo a pensare ai suoi occhi lucidi e pieni di dolore mentre cercando i miei piange chiedendo perdono, perdono per qualcosa che non riesco a capire.

Rimango con gli occhi chiusi anche quando una ventata di aria profumata mi avvolge facendomi capire di essere lontana da quella casa, da quegli occhi disperati e da quel forte senso di colpa che mi stava corrodendo dentro.

Sento i miei capelli mentre vengono spostati dal vento sfiorando le mie spalle nude e lasciate scoperte dal mio leggero abito bianco, il quale con la stessa leggerezza delle mie ciocche azzurre viene spostato dalla brezza profumata come il sale marino, un odore familiare, troppo familiare.

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