10- Have fun, curmudgeon

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"Lypophrenia"

Mi volto verso Nick il quale seduto accanto a me, su una panchina abbandonata nel cortile dell'istituto, una panchina una volta colorata di rosso acceso ed ora diventata di un soffice corallo sbiadito quasi a ricordare a chiunque il passare del tempo su ogni cosa, osservo il ragazzo al mio fianco mentre con delicatezza sfila dalla tasca dei suoi jeans scuri un pacchetto argenteo di sigarette portandosene una tra le labbra piene e arrossate inclinando la testa per poterla accendere con un fiammifero, buttando via poi il bastoncino e facendolo cadere tra l'erba tagliata e verde scura.
I suoi occhi nocciola si spostano lentamente davanti a lui mentre io rimango immobile con le gambe strette al mio petto stringendomi nel mio vestito, sentendo quasi il fantasma del freddo, non riesco a provare brividi eppure è come se dentro di me fossi congelata, come se il gelo provenisse da me e non dall'esterno.

"Cosa?" Chiedo non avendo capito la sua affermazione e lui sorride prima di lasciare sfuggire dalle sue labbra una nuvola bianca di fumo la quale si alza sopra le nostre teste delicata ed accarezzando i miei capelli colorati per poi svanire, cerco di odorare il fumo ma niente, non sento niente.
"Quando ero vivo ero affascinato dalle parole, esistono milioni di parole e milioni di sentimenti che possono essere espressi in modo diverso tramite l'uso di parole di parole, per esempio il dizionario inglese non offre tante parole quanto quello italiano o cinese così nel tempo libero mi piaceva cercare parole strane in grado di esprimere sensazioni o stati d'animo ed usarle o ricordarle" Dice ed io annuisco rimanendo in silenzio mentre lo osservo fumare con lo sguardo perso nel vuoto.

"Quella che stai provando, dolcezza, si chiama Lypophrenia" Dice puntando poi i suoi occhi si di me e paralizzandomi con il suo sguardo senza emozioni, non ha mai emozioni se non piccoli accenni di ironia o sarcasmo, che non possono neanche essere definite sentimenti.
"La provano tutte le ombre, Lypophrenia significa provare un senso di tristezza e vuoto dentro di sé che non riusciamo a spiegare o toglierci" Dice con un tono triste ed io abbasso lo sguardo sentendomi quasi spaventata da questa parola e dalla sua verità.
"Non preoccuparti, non si può morire per Lypophrenia, o almeno non si può morire due volte" Dice sorridendo ed io rimango in silenzio non riuscendo a trovare simpatica la frase.

"Anche tu la provi?" Chiedo e lui inspira per l'ultima volta il tabacco dalla sua sigaretta consumata prima di gettarla a terra osservandola rotolare sul suolo verde.
"Tutte le ombre la provano" Dice rimanendo vago ed io annuisco, non riesco mai ad avere risposte precise da lui, risposte significative, solo tante frasi vaghe e confuse che non fanno altro che aumentare la mia curiosità.
"Nick" Lo richiamo e lui alza la testa puntando i suoi occhi su di me attendendo qualche mio movimento ed io prendo un lungo respiro.
"Da quanto tempo sei morto?" Chiedo diretta senza giri di parole e il moro sorride leggermente inclinando le sue labbra in un appena accennato sorriso quasi forzato.
"Da più di te" Risponde ed io sbuffo, ancora una volta non ha risposto alla mia domanda.

"Perché non puoi darmi risposte concrete?" Chiedo irritata dal suo essere vago, impreciso e nel riuscire sempre a portare le parole e le mie domande altrove, Nick mi guarda leggermente stupito per la mia reazione prima di appoggiare la schiena indietro sulla panchina e appoggiare le braccia sullo schienale guardandomi divertito.
"Perché ti interessa tanto la mia vita o quello che ho fatto in passato?" Chiede poi alzando il sopracciglio ed io alzo le spalle.
"Perché non capisco il perché tu si al'unico qui accanto a me, non abbiamo legami speciali, avrebbe avuto senso se ci fosse stato qui accanto a me mio nonno, magari sarebbe stato il mio angelo custode, ma tu, tu non sei nessuno per me, sei solo una persona che mi sono trovata accanto ed io non credo nel caso, non puoi aver scelto me per caso, tutto ha un perché" Dico e lui scoppia in una risata amara scuotendo la testa.

"Sei davvero convinta che qui tutto abbia senso? Che tutto debba tornare ai tuoi calcoli? Che tutto debba essere giusto vero?" Chiede con un tono derisorio nei miei confronti e facendomi indietreggiare nel vedere il suo sguardo freddo su di me.
"Dolcezza, non so se capisci che questa è la fine della tua corsa, non c'è più niente da fare, niente da completare, tutto è già stato fatto, hai vissuto, ora sei morta, non hai più compiti, non hai più scopo, sei solo destinata come me a vagare nel mondo come osservatore, questa è la realtà, mi dispiace darti la triste notizia che questa non è una favola di fatine, dunque adattati" Stringo i pugni cercando di non rispondere male al suo tono sgarbato e scortese e mi mordo la lingua per non rispondergli.

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