five.

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Era finalmente arrivata la Domenica, dopo una pesante, ma comunque entusiasmante, settimana di lavoro.
Odiavo la Domenica eccetto la mattina, il motivo mi pareva abbastanza ovvio, nel caso non lo fosse...beh perché si poteva dormire fino a tardi e io necessitavo di una bella dormita, in quanto, per tutta la settimana avevo parlato con Gigi fino a tardi.

Comunque, come al solito l'Universo non mi veniva incontro e aveva deciso di mostrare il suo disappunto tramite il mio nuovo vicino, di cui non conoscevo nemmeno il volto.
Aveva deciso di mettersi a suonare la chitarra alle sei e mezzo del mattino.
Ovvio no?

Mi alzai di malavoglia dal letto rischiando anche d'inciampare e cadere a terra, a causa di Salem che se ne stava tutto tranquillo a sonnecchiare ai piedi del mio letto.
Mi posizionai davanti lo specchio, avevo un'aria orribile ma non m'interessava granché. D'altronde avrei dovuto far paura al mio vicino considerando che, la mia intenzione era quella di urlargli in faccia di smetterla.
Per cui, mi limitai a legare i capelli in uno chignon disordinato, mi diedi una siacquata alla faccia, così da non sembrare una barbona, presi le chiavi di casa e mi parai di fronte la sua porta di casa e iniziai a suonare ripetutamente il campanello.
Non appena aprì il portone la prima cosa che pensai fu:"Torna a casa.
Fai la valigia.
E trasferisciti in Arizona".
E vi chiederete, perché?
La risposta era molto semplice, il mio nuovo vicino di casa era il mio capo.
"Ditemi che è uno scherzo!" dissi più a me stessa che a Niall, il quale indossava solo un paio di pantaloni della tuta, ripeto solo.
"Poi dice che sono IO quello che le gira attorno" disse lui divertito e aspettò pazientemente una risposta, che non arrivò, ero troppo concentrata a fissarlo.
"Quindi...pigiamino di Totoro eh?" disse ridendo ed arrossii violentemente poi chiese curioso:"Come mai è qui alle...sei e mezza del mattino?"
Infondo, non sembrava poi tanto dispiaciuto dalla mia interruzione.
"E me lo chiede anche?!" chiesi sconvolta, poi aggiunsi:"Io dormo alle sei e mezza del mattino, lei si mette a suonare la chitarra.
Ma dico, come diavolo le viene in mente?!"
"Le va di entrare?" chiese.
Non aveva ascoltato nulla di quello che avevo detto.
"Almeno mi ha ascoltato?!" Chiesi indispettita, entrando.
"Oh, vedo che è già entrata da sola!" disse trattenendo una risata, mentre chiuse la porta d'ingresso.
Mi girai intorno, l'attico di Niall era spazioso quanto il mio. Il suo aveva un arredamento più moderno dai colori bianco grigio e nero, l'unica cosa che 'sprizzava di colori' era la sua parete di chitarre, rettifico, la sua seconda parete di chitarre.
Era un patito di chitarre. L'avevo capito.
"Incompetente!" esclamai in italiano.
"Cosa significa?" chiese, facendo trasparire una sincera curiosità dagli occhi azzurro acceso.
"Non le darò anche questo vantaggio, Horan" dissi e lui rimase interdetto poi disse:"You are bellissima" ed io strabuzzai gli occhi:"Sai cosa significa?"
Non mi rispose ma si sedette, su una delle due poltrone bianche presenti nel soggiorno.
"No, non lo so" disse, poi aggiunse:"Puoi dirmelo?" e non potei dir di no a quel faccino carino, "Significa 'sei bellissima'..." spiegai guardando i miei piedi scalzi, odiavo le ciabatte.
"Oh...beh è vero" disse facendo spallucce e io rimasi sconvolta, mentre lui iniziò tranquillamente a suonare.
Mentre lo faceva era come se fosse entrato nel suo mondo da cui sarebbe uscito solo dopo aver finito il pezzo.

Notai come i suoi capelli scompigliati e biondi gli andassero davanti la faccia e le mani, delicate ed affusolate, si muovevano esperte fra le corde della chitarra.
Era bellissimo.
Margot fermati, tu hai un fidanzato! Quindi non puoi dir-.
Invece sì che posso, si può esprimere un innocente opinione sul aspetto estetico di un uomo, vero?

Decisi di allontanare i pensieri e mi lasciai cullare dalle dolci note del pezzo, ripensai alla mia vita in Italia, i miei familiari non mi mancavano più così tanto e sicuramente questo pensiero era reciproco.

Tra me ed i miei genitori non c'era mai stato un bel rapporto, mia madre era sempre quella che si vestiva in modo formale, pronta per ogni tipo di festa del vicinato o per andare a prendere un tè con le amiche e spettegolare di tutto e tutti.
Teneva molto alle apparenze, motivo per cui mi aveva sempre sgridato se non tenevo la schiena dritta o se giocavo con la tempera sporcando tutto o se correvo per casa fingendo che un mostro mi stesse inseguendo o se non mettevo il mio orribile abitino lilla pastello per andare a prendere il tè con lei, cosa che non feci più non appena compii quattordic'anni.
Mai fatta scelta più giusta.
Mio padre, invece, sembrava non avesse mai voluto una figlia, mi vedeva d'intralcio tra Dayen, mia madre e, lui.
Non era bello essere disprezzati da un padre. Poi imparai a fregarmene, iniziai passare meno tempo possibile dentro quella enorme e fredda villa e iniziai dormire fuori, cioè nella mia casa sull'albero.

Da bambina avevo costruito, assieme a mio nonno, una grande casa sull'albero, munita di porta e finestrella che dava al tramonto.
Ancora ricordavo cosa mi disse non appena la finimmo di costruire:"Ecco qua Margot, ora potrai venire in questa casetta ogni volta che vorrai, soprattutto quando starai male."
Quella, infatti, divenne la mia camera da letto.
Poteva sembrare strambo o fuori di testa, dormire in una casa sull'albero, quando avevo tutti i comfort di cui era fornita una villa, ma per me aveva senso e questo era l'importante.

Per cui i miei genitori, in realtà, erano i miei nonni materni che, nonostante se n'erano andati, sarebbero rimasti sempre con me.
"Allora, com'è?" chiese mordendosi il labbro ansioso del mio giudizio.
"Bellissimo, ma cambierei quella nota bassa con una un po' più alta." dissi, e aggiunsi:"Posso prendere una chitarra?" e lui annuì sorridendomi.
"Ne ho poche, mi dispiace se la scelta non è così tanto ampia" disse scherzando e io risi.
"Pochissime guarda!" esclamai stando al gioco, presi una chitarra e ci sedemmo per terra, a gambe incrociate, l'uno di fronte all'altra.
"Questa parte qui..." dissi ed iniziai a suonare, poi aggiunsi:"Con questa nota qua" e alzai il capo arrossendo, non appena notai Niall fissarmi incantato.
"Che ne dici?" chiesi.
"Potrebbe andare" rispose, dopo qualche minuto di silenzio passato a guardarci negli occhi.
"Dove hai imparato a suonare?" chiese poi.
"È stata mia nonna ad insegnarmelo, fu lei a regalarmi la mia prima chitarra, che tra l'altro ho ancora." spiegai sorridendo al suo interesse e al pensiero di mia nonna.
"Tu invece?" chiesi a mia volta.
"Vedevo mio fratello Greg, suonarla e mi ha incantato all'istante motivo per cui un giorno ho preso la sua chitarra e ho iniziato a strimpellarla e da lì è nata la mia passione" spiegò.
Poi chiesi di getto:"Come mai non sei venuto a lavoro in questi giorni?"
"Ero a Berlino, viaggio di lavoro" rispose semplicemente.
"Chi ti sei portato dietro sta volta?" chiesi curiosa.
"Come fai a sapere-" iniziò, ma lo interruppi dicendo:"Dai, sei su tutte le riviste e i paparazzi ti seguono ovunque e per 'ovunque' intendo anche al bagno mentre fai i tuoi bisognini, quindi, è ovvio che sia a conoscenza di ciò"
"Stai insinuando che la mia vita privata e non, sia di dominio pubblico?" chiese improvvisamente serio.
"Assolutamente sì" risposi decisa.
"Cosa le dice che ciò che ho detto ai giornalisti sia vero?" chiese serio guardandomi negli occhi, sembrava quasi mi stesse rimproverando per qualcosa.
"Io...scusa" dissi scusandomi e lui rimase in silenzio.
"Dai Niall! Non era mia inten-"
"Ti ho già perdonato, il punto è che tutti si fermano alle apparenze, speravo che almeno tu fossi diversa...ma a quanto pare non è così" disse pizzicando qualche corda.
A quel punto non ci vidi più.
"Puoi dirmi qualsiasi cosa, puoi insultarmi, puoi rispondermi male, puoi non rispondermi proprio, ma sentirmi dire che sono una di quelle persona che tiene alle apparenze, proprio no.
Di persone che si fermano alle apparenze ne ho conosciute molte nella mia vita e fidati, non sono una di quelle...detto ciò buona giornata signor. Horan!" dissi arrabbiata, posai la chitarra sul suo divano bianco poi uscii da quell'attico sbattendo la porta.

Rimasi delusa da me stessa e da Niall, perché una piccola parte di me sperava che il biondo mi prendesse per un polso e mi chiedesse di restare.
Ma non successe.

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