twenty-six

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**Zayn's Pov**

Spalancai la porta del bagno e i miei occhi vennero subito offuscati dalla rabbia, vedendo l'uomo sorridere soddisfatto dinanzi alla visione di Gigi inerme con il vestito macchiato di sangue.
"Tu! Brutto pezzo di merda!" Urlai con rabbia, prendendolo per il colletto e sbattendolo con forza a terra.
Mi implorò di smetterla mentre gli sferravo centinaia di pugni, a interrompere la mia ira fu solo un uomo pelato sulla cinquantina che urlò allarmato:"Che sta succedendo qui?!"
"Lei chi cazzo è?" Chiesi furibondo, mentre restavo a cavalcioni su quel lurido che aveva ridotto Gigi in quel modo.
"Il capo del locale." Balbettò l'uomo, spaventato da tutto quel sangue.
"Chiami immediatamente la polizia." Ordinai e nel momento stesso in cui provò a ribattere gli dissi freddamente:"Vuole che faccia partire una denuncia per quanta cocaina gira in questo posto? Senza poi contare i numerosi stupri che le sue dipendenti sono costrette a subire. Sa, potrebbe finire in carcere e non uscirne mai più." Scosse la testa più e più volte completamente spaventato poi, compose il numero della polizia e nel mentre gli ordinai di chiudere il locale e mandare via tutti.
"Si occupi lei di questo schifo" dissi, infine riferendomi a quello che non poteva nemmeno esser definito 'uomo'.
Aveva il viso sformato, pieno di sangue che imbrattava anche le mie nocche, le quali erano malridotte. Probabilmente gli avevo rotto lo zigomo sinistro, il naso, la cornea e forse anche la mascella.

I miei attacchi di rabbia erano pericolosi, nessuno riusciva a calmarmi se non Niall e come per abitudine guardai il tatuaggio dei Pink Floyd, che aveva anche il biondo. Mi sentii subito un po' più tranquillo.

Ordinai all'uomo di uscire portandosi dietro il tale sanguinante.
Non appena sentii il rumore della porta del bagno chiudersi, raggiunsi Gigi mentre un brivido di preoccupazione mi percorse tutto il corpo.
"Ehi Gigi, Gigi! Gigi!" ripetei dandole dei schiaffetti leggeri nella speranza di svegliarla, mi preoccupai ancora di più quando la sistemai sulle mie gambe e la trovai incredibilmente leggera.
"Gigi, cazzo, rispondimi!" Dissi alzando la voce, le accarezzai la guancia con fare tremante, poi presi il telefono e digitai, sbagliando circa quattro volte, il numero dell'ospedale.
E non mi accorsi nemmeno di averla definita:"la mia ragazza" quando informai la segretaria della terribile situazione in cui mi trovavo.
Chiusi il telefono non appena mi disse che sarebbero arrivati il prima possibile.
"Ti prego, rimani con me." Le sussurrai mentre la stringevo.
"Gigi non puoi andare via, non puoi." Supplicai.
"Zayn abbiam-" iniziò Niall entrando in bagno ma si bloccò, rimanendo in silenzio assieme a Liam, sapevano di dovermi dare spazio.
La vedevo negli occhi del biondo la preoccupazione per me e per Gigi, nonostante, non l'avrebbe mai ammesso.
"Gigi dov'è?" Chiese Margot, accompagnata da Charlotte, raggiungendo velocemente il bagno, la cui entrata era bloccata dal biondo che continuava a guardarmi preoccupato.
"Niall, Gigi dov'è?" Chiese di nuovo con una fermezza tale da lasciare tutti interdetti.
"Niall, spostati." Ordinò la ragazza, mentre Charlotte aveva già le lacrime agli occhi. La ragazza dai capelli turchesi rimase a piangere immobile, mentre Jason la raggiunse abbracciandola e stringendola a sé.
"Spostatevi cazzo!" Urlarono Louis e Margot, il primo aveva da poco raggiunto il bagno. Niall e Liam fecero come detto ancora completamente scossi.

**Margot's Pov**

Vidi Louis immobilizzarsi non appena posò gli occhi sulla scena a me ancora sconosciuta, Harry gli fu subito accanto abbracciandolo stretto.
Mentre un brivido di terrore mi percorreva la schiena, voltai lentamente l'angolo e quando vidi Gigi inerme e zuppa del suo stesso sangue fra le braccia di Zayn, sentii il mondo cadermi addosso.
"Nononono" ripetei, mentre le lacrime iniziavano ad appannarmi la vista e poco prima che potessi raggiungere la mia migliore amica: Niall mi prese per un polso, mi avvolse fra le sue braccia e mi strinse bloccandomi a sé.
Lo presi a pugni urlandogli di lasciarmi, che quella era la mia migliore amica, che io dovevo esserle accanto e che lei non doveva, o poteva, essere morta.
Smisi di picchiarlo solo quando terminai tutte le forze, quindi, lasciai cadere le braccia lungo i miei fianchi, mentre lui restava impassibile stringendomi a sé e disegnandomi cerchi immaginari sulla schiena. Sapeva che era un gesto che mi calmava, ma io continuavo a piangere bagnandogli tutta la camicia. Il mio pianto era l'unico rumore che rompeva il silenzio caduto in quel bagno.

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