thirthy-four

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Scusatemi per l'enorme ritardo, ma questo periodo è stato un casino totale.

**Margot's Pov**

"Credo proprio che uno di questi giorni mi vendicherò per tutte le volte in cui mi metti in cattiva luce" Pronunciai con una punta d'ironia, mentre entravo nella macchina del biondo.
"E perché mai? Sei risultata una dipendente professionale e diligente" Rispose Niall, mettendo in moto l'auto.
"Spero tu stia scherzando! Ho versato del caffè a uno dei pezzi forti della riunione" Lo contraddissi basita.
"Pezzo forte, che proprio per la tua figuraccia, ha deciso di firmare il contratto. Quindi ringrazia quel caffè, Margot" Disse lui divertito, mentre alzai gli occhi al cielo.
"L'unica cosa positiva di questa giornata sarà il ritorno in suite" Affermai, prendendo il cellulare dalla borsa.
"Oh andiamo Margot, la riunione è andata benissimo e la cena dai tuoi non sarà poi così male" Mi rassicurò Niall, mettendomi una mano sul ginocchio.
"Non sarà poi così male?!
Anche se mia madre ha risposto premurosamente al messaggio, non vuol dire che non ha in mente qualcosa" Risposi sincera.
"Quello che voglio è sapere tutto di te, poi se non andremo tutte le domeniche a pranzo dalla tua famiglia o non avrò un bel rapporto con i tuoi, non m'interessa sinceramente.
Se non fanno star bene te, allora non sto bene neanch'io." Spiegò il biondo e io gli sorrisi per poi dargli un piccolo bacio sulla guancia. La conversazione finì lì, ma nonostante Niall avesse provato a rassicurarmi, io ero comunque preoccupata.
Speravo vivamente che all'ultimo momento sarebbe caduto un meteorite sul viale di casa dei miei genitori e il pranzo sarebbe stato rimandato a mai più.
Provai a pensare ad altro e vagando sulla home di Instagram, mi apparse un post della mia migliore amica.
Sorrisi spontaneamente vedendola felice con Zayn. Quei due erano tornati in America già da qualche giorno e non avevo passato neanche un minuto separati.

Mi mancavano così tanto, non solo Zayn e Gigi, ma anche Charlotte, Jason e tutti gli altri ragazzi. In quegli ultimi tre giorni con Niall in Italia avevo provato cos'era la felicità, ma d'altro canto avevo come la sensazione che la mia Milano, dopo la scomparsa dei miei nonni, non potevo più definirla 'casa' infondo non avevo più nessuno lì.
Nessuno a cui importasse davvero di me.

Questa sensazione divenne improvvisamente concreta nell'esatto momento in cui mio padre venne ad aprirmi la porta, accogliendomi, sempre se quella si poteva definire accoglienza, con il suo solito gelido sguardo azzurro.
"Ciao Davide" salutai con tono indecifrabile. Solitamente non lo salutavo nemmeno, entravo e basta, ma c'era Niall e avrei fatto di tutto pur di accontentarlo.

L'uomo, indossava come sempre uno di quei completi di tutto punto che gli conferivano quell'aria sensuale che ogni uomo di mezza età, desidererebbe avere.
Mio padre mi rivolse un veloce sguardo, per poi squadrare dubbioso Niall accanto a me.
Un silenzio tombale cadde fra noi e fu proprio il mio ragazzo, chiamarlo così mi scaldava il cuore, a romperlo presentandosi:"Piacere, sono Niall Horan, il ragazzo di sua figlia"
Mio padre continuava a squadrarlo diffidente e vidi addirittura una punta di disappunto non appena sentì:"sua figlia".
Disgustoso.
Sbuffai, prendendo per mano Niall e sorpassando Davide che non sembrava accennare neanche la minima intenzione di volersi presentarsi.

Entrai in cucina, seguita dal biondo, trovando mia madre intenta a dare ordini alle due domestiche per allestire il tavolo da pranzo.
Mi ero raccomandata di non preparare nulla di eclatante, volevo fosse un semplicissimo pranzo dove mi limitavo a presentare il mio ragazzo, ma come sempre, mia mamma non mi aveva ascoltato.
"Mamma...ciao" salutai mettendo su un fintissimo sorriso, mentre Niall mi dava una piccola gomitata, come a spronarmi ad essere più cortese con i miei. Ma qui non c'era proprio niente da essere educati e gentili.
"Marie!" Esclamò con tono felice, non riuscivo a capire se stesse fingendo per compiacere Niall o se fosse veramente felice del mio arrivo.
Fatto sta che sentii lo stomaco torcersi dal fastidio a sentirla pronunciare il mio maledetto secondo nome, era evidente che lo stesse facendo apposta.
"Tu devi essere Niall, giusto?" Chiese mia madre, guardandolo con un'innata gentilezza che non aveva mai fatto parte del suo carattere.
"Sì, Niall Horan in persona" Rispose lui, mostrando un sorriso a trentadue denti.
Sembrava andare tutto bene, eppure non riuscivo a stare tranquilla.

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