twenty

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**Margot's Pov**

Martedì.
Ieri stranamente, il Lunedì mi era piaciuto.
Mi era piaciuto grazie ad Harry.
Era tornato a darmi una svegliata che, nonostante rifiutassi da tutti, ne avevo disperato bisogno.
Dopo il lavoro ero decisa a chiamare Gigi e Charlotte, invitarle a casa mia e scusarmi infinitamente con loro.
M'infilai il cappello mettendo, come sempre, la visiera all'indietro, uscii di casa e salutai sorridendo Salem, il quale emise un miagolio d'approvazione.

Ora che ci penso era la prima volta che ero veramente di buon umore dopo un bel po' di settimane e nessuno avrebbe potuto togliermi il sorriso dal viso.
Okay, forse non proprio nessuno ma era da tanto che non lo incontravo più e speravo continuasse ad essere così.
Sfortunatamente, notai che nella cassetta della posta accanto alla mia porta d'ingresso era stata consegnata una bolletta intestata a Niall anziché a me.
Rimasi sorpresa notando che non avevo problemi a pronunciare il suo nome, il che mi rese orgogliosa di me stessa.
Comunque, tornando alla bolletta, pensai fosse opportuno consegnarla al giusto proprietario, quindi attraversai tranquillamente il corridoio che ci separava e posai la bolletta sul suo zerbino, ma per mia sfortuna in quello stesso momento la porta d'ingresso di Niall si aprì.
E fatemi passare quest'espressione:
Che culo!
Da notare l'ironia.

**Niall's Pov**

Aprii la porta, non avevo la minima voglia di andare al lavoro, non dopo una fantastica serata passata con i ragazzi.
Inaspettatamente dinanzi alla mia porta, trovai una Margot china sul mio zerbino che, non appena vide la porta aprirsi, alzò di scatto la testa puntando lo sguardo nel mio.
Sentii un qualcosa muoversi all'altezza del petto nel vedere di nuovo quelle iridi azzurre.
Erano diverse, ma al contempo le stesse.
Avevano sempre quel colorito azzurro, solo un po' più scuro tendente al turchese che li rendeva diversi dal solito azzurro, ma comunque affascinanti.
Sembrava cresciuta nonostante non fossero passati anni e nemmeno mesi. Aveva tagliato un po' i capelli e qualche ciuffo mosso le scappava dal flipback nero.
Indossava una maglietta bianca che evidenziava il suo seno non molto abbondante ma evidente, alla maglietta erano abbinati dei pantaloncini di Jeans sfilacciati e una camicia lasciata aperta color verdone che le arrivava più o meno fino all'inizio della coscia, al tutto aveva abbinato degli anfibi neri.
Le labbra erano colorate di un rosso acceso, mentre gli occhi da un filo di quello che doveva chiamarsi eye-liner, forse, ma non ne sono del tutto sicuro.
Capitemi non mi ero mai truccato e tra i cinque quello esperto di trucchi, era Harry.

Dopo un silenzio che parve durare minuti infiniti, Margot spiegò velocemente: "Qualcuno ha inserito la tua bolletta nella mia cassetta postale...quindi te la stavo giusto riconsegnando..." notai come la sua voce fosse rimasta delicata e posata come prima, nonostante, mentre mi parlava, quella punta d'insicurezza era sempre presente.
Strinsi i denti sussurrando un:"Zayn..." sapevo che era il suo piano per farci riappacificare.

Quel ragazzo si preoccupava fin troppo della mia vita, ma d'altronde lo facevo anch'io con lui, sorrisi leggermente guardando il tatuaggio dei Pink Floyd sul mio braccio, simbolo della nostra amicizia.

"Perché la stavi mettendo sullo zerbino e non nella casetta qui sopra?" Chiesi increspando le sopracciglia e indicando la casetta accanto a me.
"Io...io non lo so" rispose arrossendo leggermente e quasi nessuno l'avrebbe notato, ma a me il suo giocare nervosamente con l'anellino d'argento che portava al pollice non sfuggii. Era il suo modo silenzioso per sfogare il nervosismo, io, a differenza sua, quand'ero nervoso non facevo trasparire nessuna emozione ormai ero abituato a mantenere un'espressione composta.
Solo chi mi conosceva perfettamente riusciva a capire quand'ero nervoso, triste o infuriato.

Un tempo ridevo sempre, tant'è che molte ragazze mi correvano dietro per la mia solarità e la mia risata contagiosa, poi avevo smesso di farlo.
Lei si era portata via tutta la parte migliore di me e ormai avevo perso le speranze che qualcuno sarebbe riuscito a portarla indietro. In un certo senso la odiavo, ma poi mi ricordavo il suo sorriso...il suo corpo e tornavo ad amarla come prima.
"Io...ho finito...vado al lavoro..." pronunciò con parecchie pause.
Avvertivo il suo timore. Aveva paura che potessi ferirla nuovamente e da una parte feriva anche me perché, ancora una volta, nessuno capiva il motivo per cui allontanavo tutti.
Mi morsi la lingua più volte per impedirmi di pronunciare ciò che stavo per dire, ma alla fine le parole mi uscirono senza che io volessi:"Non penso proprio"
"Cosa?" Chiese Margot ridendo e colsi poco dopo l'amarezza nella sua risata.
"Hai sentito." Risposi e stavolta ero io quello senza 'difese'.
"Sì ho sentito, ma speravo di non sentire" disse, incrociando nuovamente i miei occhi:"Tu mi hai trattata da schifo, mi hai licenziata per uno stupido rumor! Hai idea di come sia stata la mia vita in questi ultimi tempi? Penso proprio di no!
Sai dove lavoro? Eh? Lo sai?!" Chiese sfogandosi e capii che era la prima volta che lo faceva, perché aveva gli occhi lucidi e il suo petto si alzava ed abbassava più veloce del normale.
"No, non lo so." Risposi sincero, sapevo che la stavo provocando, ma era il mio strano modo per farle buttar fuori tutto quello che aveva provato in queste settimane di cui io, non ero a conoscenza.
Ero anche consapevole che dovevo chiederle scusa, ma non l'avrei fatto.
Non ci riuscivo.
"Lavoro in un fottuto negozio di frullati al centro commerciale!" E per la prima volta, il mio viso mi tradii mostrando la mia sorpresa nei riguardi di ciò.
"Sorpreso eh? Povero piccolo Niall ora si sente in colpa, oh mannaggia!
Dov'eri?!
Dov'erano le tue scuse quando servivano?! Hai distrutto il mio sogno di una vita con due stupide parole.
Sì, perché il mio sogno era lavorare nella tua compagnia.
Non una qualunque, la tua." E dopo quest'ultima frase sussurrata, se ne andò.
Quando però stava per fare un altro passo allontanandosi da me, mandai a quel paese tutti i miei principi e la presi per un braccio facendola appoggiare al muro, dove non poteva dileguarsi dalle mie braccia, che facevano veci da muraglia, accanto al suo volto.
Avvertii il suo respiro diventare nuovamente più veloce e intenso, mentre intrappolavo di nuovo l'azzurro dei suoi occhi con il blu ghiaccio dei miei. Inutile dire, che feci fatica a nascondere un sorriso sghembo alla reazione che le provocava il mio tocco.
"Non andare." Sussurrai sincero, senza verità nascoste.
Minuti di silenzio si susseguirono nei quali io esaminavo avidamente i suoi occhi, aveva ragione.
Una parte di me amava profondamente Lei, ma l'altra.
L'altra era follemente, ossessionatamente, irrecuperabilmente dipendente da Margot.
E questo mi faceva terribilmente paura.
"Dì quella parola." Sussurrò sicura, senza alcun balbettio.
"Sono cinque lettere." Continuò cercando di calmare il respiro.
"Cinque lettere e resto qui" Concluse e sapevo che ogni parte di lei mi stava urlando di pronunciare quella maledetta.
Ma non lo feci.
Non perché non volessi, piuttosto perché non ne ero capace.
E quei maledetti occhi azzurri, udendo solo silenzio, divennero nuovamente scuri e colmi di delusione.
E cazzo se faceva male.


Questo è forse uno dei miei migliori
capitoli che ho scritto
E nulla, lo adoro
voi cosa ne pensate?
inoltre volevo ringraziarvi tantissimo perché in poco tempo siamo arrivati alle +300 visual e niente grazie grazie grazie
al prossimo capitolo xoxo

outlaws|| n.h.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora