eighteen

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**Margot's Pov**

La mattina dopo mi alzai svogliatamente dal letto, non ricordavo nulla di quella sera se non Niall che mi consolava, dopo il mio imbarazzante attacco di panico.
Non ricordavo nulla perché volevo semplicemente dimenticare.
Sapevo già che il biondo non mi avrebbe calcolato per tutta la giornata e infatti fu così.
Fu così fino alle prime ore del pomeriggio, quando Eddie, un collega di lavoro, m'informò che Niall mi voleva nel suo ufficio.
Presi l'ascensore e fui percorsa da un brivido di preoccupazione.
Perché mai mi voleva lì? I fascicoli ormai non glieli consegnavo più di persona, ma tramite Grace, quindi non sapevo proprio cosa volesse. Mi preoccupai ancor di più vedendo lo sguardo sconfitto e dispiaciuto della segreteria in questione.
"Eccomi" dissi a disagio, non sapendo come far capire al biondo che, era tornato nelle sue vesti eleganti, ero arrivata.
"Sei licenziata." Disse secco, non salutandomi e non guardandomi neanche in faccia e per un momento non capii nemmeno il senso logico della frase tant'è che dissi in italiano:"e mo' che ha detto questo?" Guadagnandomi un'occhiata confusa da parte di Niall.
"Aspetta, cosa?" Chiesi sconvolta, realizzando il senso della frase.
"Sei licenziata." Ripeté continuando a guardare lo schermo dell'iMac mentre io, mi avvicinai alla sua scrivania posando le mani sul bordo di essa.
"E perché mai?! Ho sempre svolto il-" iniziai, ma lui m'interruppe al che io lo guardai molto male cercando di contenere la rabbia in me.
"Tieni" disse lanciandomi, poco educatamente, la rivista del 'The Sun'.
Lessi lentamente e mi pietrificai sul posto, l'articolo parlava di una probabile nuova fiamma del biondo, ovvero me, erano anche riportate delle foto del momento in cui io, Gigi e Charlotte uscivamo dalla macchina di quest'ultima.
"Quindi? Mi stai licenziando per uno stupido articolo di giornale, dove si stanno facendo delle supposizioni?! Dovresti sapere com'è la stampa crea un sacco di casini quando poi il fulcro di essi è irreale!" Spiegai incredula e lui rimase zitto in un silenzio composto, con gli occhi fissi sul computer.
"Vuoi guardarmi quando parlo?! Sembra che tu non abbia le palle di dirmelo in faccia" Esclamai arrabbiata.
"Sai una cosa, i giornali hanno ragione a descriverti come un uomo dal cuore di ghiaccio e dai comportamenti da donnaiolo! Quindi è inutile che t'infuri, perché è la pura verità." Dissi sincera e non terminai nemmeno la frase che mi ritrovai bloccata fra lui e la scrivania.
"Ripeti pure quello che hai appena detto, guardandomi negli occhi Elise, negli occhi." Sussurrò, usando il mio secondo nome. Sentivo il suo fiato caldo sulle mia labbra, il che mi mise a disagio, ma non mi sarei di certo fatta intimorire da lui.
"Ho detto che sei uno stronzo donnaiolo infantile, ti va bene così James?" Lo provocai io serrando le labbra, ero più che infuriata.
"Cosa credevi? Che non sapessi rispondere? Peccato, James ti è andata male." Lo provocai nuovamente rimanendo nella stessa posizione di prima, era lui che continuava ad avvicinare il viso al mio.
"Sai qual è la verità Niall" e feci una pausa, ero abbastanza accaldata e la sua vicinanza non faceva altro che peggiorare le cose.
"Qual è, Margot?" M'incitò, guardandomi negli occhi mentre il suo fiato caldo continuava a provocarmi forti brividi lungo la schiena.
"La verità è che continui ad allontanarmi perché non riesci a starmi lontano." Spiegai tenendo il suo sguardo e magicamente mi fu tutto più chiaro, quelle parole erano uscite dalla mia bocca senza che io volessi, ma erano fondamentalmente la verità.
"Margot, io ti confesso un'altra verità" disse rimanendo sempre a un millimetro di distanza da me.
"Sentiamo." Dissi secca e non sapevo che ciò che stava per dirmi mi avrebbe letteralmente lacerato il petto.

**Niall's Pov**

"Sei licenziata comunque, non permetto a nessuno di pensare che ci possa essere del tenero con una mia impiegata, specialmente con te che non sei affatto il mio tipo."
Non è vero sei perfetta, diamine.
"Per cui la tua non è verità, posso starti lontano come e quando mi pare." Terminai.
Bugia.
Vidi i suoi occhioni azzurri perdere ogni sorta di sicurezza, li vidi diventare blu scuro.
Rimase in silenzio e senza versare una lacrima, si scostò da me e uscì dal mio ufficio in modo composto.
Avrei preferito una classica scenata di rabbia con tanto di lacrime, questo suo lato composto e impassibile mi provocava un fastidioso senso di schifo nei miei riguardi.
Ero un completo idiota e ne ero perfettamente consapevole, avrei voluto baciarla, prenderla in braccio e svestirla lì, su quella scrivania. Era dannatamente bella e ingenua e appunto per questo dovevo allontanarla, ero troppo poco per lei.

**Margot's Pov**

Sentivo il mondo cadermi addosso, necessitavo comunque di soldi e non potevo nemmeno contare su un aiuto economico da parte dei miei 'genitori' non mi offrivano nulla e non erano intenzionati a farlo. Troppo avidi.
Mi sentivo a pezzi, il mio sogno era stato frantumato da uno stupido bambino.
Sì, perché Niall era un bambino incapace di fregarsene dei rumors e dei giornali.
Non solo il mio sogno era andato in frantumi, ma anche il mio cuore. Le parole di Niall erano state come una pugnalata.
Presi tutta la mia roba portandola via dal mio ufficio, sotto lo sguardo vittorioso di Daisy, mentre Charlotte mi guardava sconvolta. Venne infatti a chiedermi cos'era successo, ma non ricevette alcuna risposta.
Non volevo parlare con nessuno.
Presi l'ascensore e tornai a casa con il primo taxi che mi capitò sotto mano.
Girai la chiave nella toppa e non appena fui dentro l'attico, buttai a terra lo scatolone contenente tutte le mie cose e chiusi la porta con un calcio.
Non avrei pianto, non per un altro ragazzo.
Mi sedetti sulla poltrona a gambe incrociate con il MacBook e cercai immediatamente un nuovo lavoro, mentre il mio gattone obeso si appollaiava accanto a me e mi faceva le fusa.
Non avrei perso altro tempo della mia vita con lacrime o film tristi e coppe enormi di gelato per ragazzi infantili come Niall e Andrea.

Fui costretta a cambiare settore, purtroppo tutte le multinazionali americane in quel momento non avevano bisogno di personale.
Il giorno dopo, quindi, andai al centro commerciale e trovai lavoro in un negozio di frullati.
Patetico, ma per il momento era l'unica cosa di cui potevo accontentarmi, avevo bisogno di uno stipendio ogni mese anche perché, come avevo già spiegato, dipendevo da me stessa.
Sapevo che stavo tenendo dentro tutto il dolore, ma non avevo intenzione di tirarlo fuori. Non volevo soffrire per Niall.

**Un po' di tempo dopo**

I giorni mi scorrevano fra le mani alla velocità della luce. Era sempre la solita routine: sveglia presto, doccia, indossavo quell'orrenda divisa viola e bianca con tanto di capellino, che io portavo all'indietro in quanto odiavo portarlo con la visiera davanti, poi la giornata proseguiva con io che cercavo di fare un frullato decente con scarsi risultati rischiando anche di essere licenziata.
Mi ero chiusa in me stessa, Gigi, Charlotte e Harry mi chiamavano in continuazione, ma io rispondevo raramente, non vedevo i ragazzi da tanto tempo e mi mancavano davvero tanto ma non avevo intenzione di rincontrare Niall, era già difficile sentire le avventure al letto con tutte le ragazze che si portava a casa, figuriamoci vederlo.
Iniziavo a pensare che la mia vita non avesse più molto senso: era noiosa e prevedibile.


Questo capitolo è così TRAGIC,
ma lo adoro davvero tanto
Voi cosa ne pensate?
al prossimo capitolo xoxo

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