epilogue

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Andava tutto bene.
Andava tutto così bene.
A tal punto che se mi avessero detto, domani potrebbe accaderti qualcosa di veramente brutto, non avrei avuto paura.
Perché c'ero io, perché c'era lui,
perché c'erano loro.
Perché c'eravamo noi.

Erano ormai passati dieci anni, erano cambiate davvero un sacco di cose da quel giorno sulla casetta sull'albero.
"Mamma, mi passi l'acqua?" Mi chiese Thomas.
Già, ero diventata mamma e non di un solo figlio, ma andiamo con ordine.

Non appena tornammo in Italia, trascorremmo due anni dividendoci tra amici, lavoro e casa. Finito quel periodo, però, prendemmo tutti strade differenti:
Zayn e Gigi si trasferirono a NY con Jasmine ancora dentro la pancia della mia migliore amica, ricordo ancora il sorriso che ci scambiammo quando le restai accanto anche dentro la sala parto.
Charlotte e Jason, avevano deciso di viaggiare per il mondo con al seguito del loro cagnone di razza Bernese, Oliver.
E noi, beh...io e Niall abbiamo deciso la strada più complicata, ma soprattutto con più responsabilità. Infatti sfornammo non uno, non due, MA TRE PESTI.
Thomas, era il primogenito, non era propriamente figlio nostro, in quanto, avevamo deciso di adottarlo.
Thomas, aveva radici africane ed infatti aveva la carnagione mulatta, il viso dai tratti spigolati, gli occhi di un marrone scuro e i capelli totalmente sparati, non stavano mai fermi e mi ritrovavo sempre a ridere come una matta quando provava a pettinarglieli.
Quando lo adottammo aveva circa otto anni, i suoi genitori morirono a causa dell'alfa talassemia, una malattia molto diffusa in Africa.
Nonostante questo, non si era mai chiuso in sé, anzi, era sempre disponibile e gentile con tutti, anche se quello ad aver più bisogno d'aiuto era proprio lui.
Thomas, anche se non l'avrebbe mai ammesso era un po' più legato a me.
Erano molte le volte che rimanevamo svegli sino a tardi a parlare fuori al balcone e io lo ascoltavo mentre si apriva con me e mi parlava di tutto e di niente.
Niall soffriva un pochino per questa cosa, ma cercava molto spesso di passare del tempo con Thomas, in modo tale da fargli capire che lui per suo figlio, c'era. E Thomas apprezzava così tanto questa cosa, che per dimostrargli che gli voleva bene lo invitava sempre alle sue partite di calcetto.

Poi c'erano gli altri due, quelle due pesti iperattive.
Decidemmo di fare un figlio qualche anno dopo l'adozione di Thomas.
E così scoprimmo che non era uno solo, bensì DUE gemellini.
Per loro due non servivano così tante descrizioni, Julian e Nathan, erano la copia spiccicata di Niall. 
Stessi occhi azzurri, stessi capelli castano scuro e persino la stessa risata di cui mi ero perdutamente innamorata.
Nathan era più introverso, arrossiva per tutto ed era veramente dolce specie con Julian. Quest'ultimo era invece la vera peste della casa e assieme a Niall la situazione peggiorava, visto che si faceva trascinare nei guai che combinava il bimbo ogni due per tre.
Julian non ascoltava proprio nessuno, ma bastava un'occhiataccia da parte di Nathan che diventava un angioletto e a volte mi spaventavo ancora a vederlo così tranquillo.

Ora, io e Thomas stavamo portando in tavola le ultime cose, prima di chiamare gli altri, che erano in giardino.
"Mamma vado a chiamarli" disse infatti Thomas ed io annuii, sorridendogli.
Desideravo quel pranzo da ormai troppo tempo, nonostante ci tenessimo in contatto non avevo novità di nessuno di loro.
"Eccoci!" Disse Harry rivolgendomi un sorriso solare che io prontamente ricambiai.
Tutti si sedettero al tavolo e subito iniziammo a parlottare fra di noi.

"Senti, secondo me si metteranno assieme..." disse ad un certo punto Gigi, mentre le parlavo dell'ultimo viaggio in Marocco con Niall.
"Chi? Thomas e Jasmine intendi?" Chiesi e lei annuì.
Effettivamente sembrava a tutti così, quei due non facevano nient'altro che parlare fra di loro e farsi dispetti in continuazione, così come, in continuazione, si sentivano per telefono quando Gigi e Zayn tornavano a New York.

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