Capitolo 4

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Era quello che volevano loro, che m'arrendessi. Glielo si leggeva negli occhi, nei sorrisi quando credevano che non guardassi. Non intendevo dargliela vinta.

Arrivo a casa con il fiatone, mi sono fermata solamente una volta per riprendere fiato, ma poi ho continuato più veloce che mai, non ho incontrato altri intoppi nella strada verso casa e ne sono immensamente sollevata.

Appena mi sono ripresa dalla lunga corsa sento il bisogno di calmarmi, di togliermi la tensione accumulata in soli dieci minuti.
Tiro fuori una bionda dal mio pacchetto di sigarette, mi appoggio al muretto bianco che contorna la mia casa e per un attimo mi libero da ogni mia oppressione; dimentico la mia situazione. Sento la nicotina pian piano invadere il mio corpo e un senso di pace s'impossessa in me. Non ho molti piaceri, infatti non bevo e non faccio uso di sostanze stupefacenti, ma qualche volta una sigaretta me la concedo, tanto per liberarmi dai dispiaceri, inferti dal fato, alla mia persona.
Dopo aver finito la sigaretta, butto il mozzicone per terra e passo davanti alla buca delle lettere per prendere la posta.

"Bolletta"
"Bolletta"
"Per Alexandra Jonson da... mamma"

Le mie mani tremano e le lettere mi scivolano dalle mani.
Grosse lacrime iniziano a solcare il mio viso pallido, non smetto di tremare, chiunque mi vedesse penserebbe sia afflitta da una malattia.
Un mio calcio colpisce il rigido muretto bianco e il male s'impossessa del mio piede, ma sicuramente non è un male paragonabile a quello che si sprigiona nel mio cuore.

"No! No! No! Perchè sei ricomparsa!?? Finalmente sono riuscita ad andare avanti a proseguire e.. e.. e tu mi fai ritornare indietro?! No!"
Lacrime sempre più veloci scorrono giù dalle mie guance fino a raggiungere il mio collo.
"Vaffanculo! No! Non voglio! Non posso arrendermi!" Le mie urla non cessano.
Si può odiare una persona che hai amato così tanto?
Credo di sì.. ma non ne sono sicura.
Non sono sicura se quello che provo sia odio o solo delusione. Oppure è rancore? Rabbia?
Non lo so. Non so più niente.

Mi riavvicino lentamente alla lettera e inizio a studiarla quasi fosse una pianta velenosa. Perché proprio adesso?

È colpa sua se la vita della famiglia Jonson è precipitata. Clara Widdey era un punto di riferimento per mio padre per me e per Derek. Era la scialuppa di salvataggio in mezzo al mare mosso, in mezzo alle alte onde. Era l'oasi nel deserto, era la speranza in un luogo di morte.
Sapeva quanto importante fosse per noi, ma lei pensò solamente a sé stessa scappando, due anni fa, con un nuovo amante a Los Angeles mi pare. Mio padre non bastava più.

Dà li, lui iniziò a diventare violento, mi vedeva uguale a mia madre, infatti la somiglianza tra me e lei è davvero molta, iniziò a picchiarmi scatenando la sua ira verso sua moglie su di me.
Potevo benissimo capirlo perché anche per me e per Derek è stato un completo shock. Tuttavia l'azione violenta che ho subito per due anni mi è sembrata abbastanza eccessiva, dato che la colpa non è stata mia.

Adesso si spiega la mia reversione verso mia madre.

Afferro velocemente la busta, per ora non sono ancora pronta a leggere le parole della donna che ho sempre stimato. Entro in casa e noto con sollievo che mio padre non è in casa, così mi chiudo in camera e inizio a svolgere i numerosi compiti che hanno assegnato e mi porto avanti riguardo la settimana intensiva che mi aspetta.
Così mi perdo un po' via dall'inaspettata sorpresa apparsa magicamente nella busta delle lettere.

Sento la porta di casa sbattere violentemente. Guardo l'ora e sono le 17:00!? Cavolo! Il tempo è passato velocissimo! Sento la porta della mia camera aprirsi e noto mio padre, ubriaco come non so cosa, farsi avanti e oltrepassare lo stipite della mia stanza.

"Puttana.. sono tornato felice?!"
Sto tremando, ho paura e non so cosa fare, il mio corpo è immobile, non risponde ai miei comandi.
Poche volte è ritornato a casa così ubriaco e la situazione non è mai finita bene, una volta mi ha pure..
Oddio no..
Si toglie lentamente la cinta dai pantaloni e con un sorriso sghembo se la rilega tra le mani lasciandone un pezzo a penzoloni.
Poi inizia a colpirmi con essa.
Mi proteggo con le mani e le braccia, che appena ricevono qualche colpo iniziano a sanguinare.
Non posso iniziare a piangere, non davanti a lui, ma il dolore è insopportabile.
Non voglio cedergli la soddisfazione di vedermi piangere, non posso, significherebbe arrendermi, arrendermi al nemico e in questo caso il nemico è mio padre, che di quel nome, non ricorda niente. E ne sono pienamente addolorata.
A un tratto il campanello di casa suona.

'Oh dolce suono, ti stimo come non mai!'

Mio padre si riprende subito e inizia a scendere le scale.
"Se osi anche dire una sola parola sei morta ok?!"
Annuisco freneticamente, poi mi recludo in bagno a curarmi le ferite appena sorte sulle mie mani.
Dopo essermele fasciate ritorno in camera con l'intenzione di prendermi dei vestiti puliti; ho bisogno di una doccia fredda. Il freddo mi aiuta a raffreddare il mio corpo, ormai di fuoco, per le umiliazioni subite dalla persona che dovrebbe proteggerti più di ogni altro. Mi aiuta a far scivolare la tensione accumulata durante le giornate, durante le settimane, i mesi, gli anni. Ho bisogno di qualcuno con cui sfogarmi, ma ho paura, poi di essere abbandonata, già le due persone più importanti della mia vita mi hanno lasciata: mia madre e mio padre.

Mi tolgo la maglia rimanendo solo in reggiseno.
"Oh Cristo Santo" dice una voce fin troppo familiare.
Corro a guardarlo in faccia e noto che il suo viso è pieno di stupore, nel suo sguardo vacilla anche un senso di tristezza e compassione.
"Cosa diavolo ci fai tu qui?" Gli urlo contro. Cerco di coprirmi con la prima maglia che trovo ma mi ferma.
Lui è più spaventato di me.
"Fatti aiutare, ti prego"
"Dimmi cosa sta capitando in questa tua vita travagliata
La supplica di Mike mi arriva alle orecchie come un dolce sussurro.

Ciao!!! Volevo dirvi che questa è la prima storia che scrivo e ci terrei molto se metteste qualche stellina e commentaste..
solo per farmi sapere se la narrazione vi sta piacendo e intrigando..
Grazie mille in anticipo!!!

Vi volevo inoltre augurare di passare una magnifica e splendida PASQUA a voi e a tutta la vostra famiglia!!!

Ti odio, ma sei già mia ||Cameron Dallas||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora