Capitolo 10

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La vita è come una lavagna, dove la fantasia scrive e la realtà cancella.

"Dallas! Qui!" La prof accorre in mio aiuto. Sia lodato il Cielo!

"Ma prof.." tenta di dire Cameron indicandomi.

"Ma niente!" Tuona lei indispettita, mette guarda il ragazzo da oltre i suoi occhiali.
Cameron si dirige a passi lenti verso il primo banco, vicino a.. alla ragazza! Quella che viene sempre presa di mira, infatti noto il biondiccio fare una smorfia di disgusto mentre altri ridono e vedo la giovane dai capelli rossastri fare una faccia mortificata.
No no, non va assolutamente bene.
Io stringo forte la matita, quasi rischio di spezzarla, giuro che lo strangolo.

Passo l'ora, che sarebbe dovuta essere meravigliosa, e rilassante a guardare come quel Dallas fa dispetti alla rossa, di cui non so il nome, mentre gli altri si sbellicano dalle risate e a nulla valgono i continui richiami dell'insegnante.

"Bene ragazzi l'ora è finita e spero vivamente che le prossime siano migliori" dice la prof. uscendo dalla porta seguita dalla campanella.
Cameron raccoglie il suo materiale in tutta fretta e si dirige a grandi falcate verso di me, ma io sono più veloce.

"Pensi che lei non abbia sentimenti? O che non provi niente? Prova a immedesimarti. Una ragazzina sola, nella sua stanza che piange, che urla ma nessuno la sente, cerca aiuto ma tutti si allontanano."
Descrivo immagini che per due anni mi sono rimaste dentro.
"Immagina, confidarti a un cuscino o a un muro, venendo a scuola ed essere mortificata di esistere"
Lo guardo negli occhi e lui incolla le suo pozze color nocciola alle mie azzurre che si contrastano perfettamente.
Cerca le parole ma non le trova così mi limito a guardarlo, a penetrarlo con il ghiaccio del mio sguardo, poi indico la ragazza e lui sembra capire.
Annuisce.
Poi mi dirigo verso la mensa.

POV'S CAMERON

Guardo Alexandra andare via e cavolo solo adesso mi rendo conto che ha ragione.
So che è tardi ma voglio chiederle scusa per tutto, in fondo anche mia sorella era come lei, solo che Jen aveva noi, lei nessuno.
Solo ora mi rendo conto di quanto stupido io possa essere stato.
Mi avvicino alla rossa e vedo che un lampo di timore le attraversa gli occhi.
Sento un peso ancora più grande schiacciare il mio corpo verso il pavimento e fidatevi, non è gravità.

Vedo che inizia a tremare, ma in fondo io non le ho fatto mai nulla, solo un po' presa in giro, ma tutto nella norma.

"Ciao" le dico quando sono vicino.
Lei si fa ancora più piccola.

"N-non ho f-fatto n-niente" dice balbettando e coprendosi la testa con le mani. Un gesto che mi fa commuovere, è talmente piccola e indifesa che in un gesto affettuoso la prendo e l'abbraccio.

Si esatto, l'abbraccio, davanti a tutti e non mi importa.
"Scusa se sono stato uno stupido, scusa se ti ho trattato in modo differente quasi non fossi umana, scusa se non mi sono accorto del tuo stato d'animo.
Perdonami, per favore."
Mi stacco da lei e vedo una lacrima solitaria solcare il suo viso.
Successivamente mi sorride espandendo le sue molteplici lentiggini.

"Grazie" sussurra.
Il problema è grazie di cosa?
"È stata Alexandra a farti fare ciò vero?" Chiede prima di andarsene.
Il mio sorriso, un po' imbarazzato risponde per sé.
Quella ragazza è apparentemente magnifica.
Apparentemente però.
Dopodiché vado in mensa, affiancato da Thomas, Brayan e Derek credo si chiami il nuovo arrivato che era con me stamattina nel corso di chimica.
Simpatico.
Improvvisamente scoppia a ridere seguito da Brayan.

"Jen, guarda che non ce la fai mica a trascinarla a tavola." Dice il rosso e subito mi giro per vedere mia sorella.
Sta letteralmente trascinando Alexandra per la sua enorme felpa.
Il problema è che lei non si muove di un centimetro.

"Hey stai offendendo la mia potenza" dice la bruna.

"Non si tratta della tua potenza ma del suo carattere" dice il ragazzo.

"Hey! Guarda che ti stacco tutti quei bei ricciolini che ti trovi in testa" dice la neretta minacciosa avvicinandosi a Brayan.

"Ah si? Oseresti? E comunque grazie del complimento" dice il riccio dandosi un contegno toccandosi i capelli.

"Era per non offendere il tuo orgoglio e dirti che in realtà fanno realmente pena" dice lei sprezzante.
D'altro canto Thomas sta ridendo come non mai e mia sorella lancia occhiataccia ad Alexandra che neanche la calcola.

"Sempre così cattiva" afferma il mio amico mettendole un braccio attorno alle spalle e baciandole la testa, vedo la delusione aleggiare negli occhi di Jen e sto per dargli un cazzotto quando Derek lo ha già raggiunto. Ma la pazza psicolabile è la più veloce.

"Prova a rifarlo e ti stacco le palle"

Dopodiché si va a sedere in un tavolo libero seguita da noi. L'entusiasmo di Jen sembra svanito e mi spiace vederla così, ma d'altronde Brayan è uno stronzo.
Solo che non mi aspettavo che Alexandra cedesse.
Sento un vuoto nello stomaco quando giungo alla conclusione di ciò.
Guardo il mio migliore amico che parla con Derek con istinto omicida e neanche io capisco il perché, saranno i morsi della fame, davvero allucinogeni.

"U-oh" aggiunge dopo un po' guardando il suo telefono.
Riesco a sbirciare e noto la scritta 'mamma', riferito a Clara.
Anche Derek ha notato il contatto e lo ha guardato malissimo...
Boh..

"Pronto? Ciao mamma!
Si? Mm... capisco.. si sì ok..
Cercherò di fare il possibile..
Ciao ciao"
Questo è il dialogo avuto tra Brayan e la sua matrigna.

POV'S ALEXANDRA

Cerco di calmarmi interiormente..
Quel tipo ha chiamato mia madre 'mamma'.
Mio fratello e lui si aspettano una mia scenata, infatti mi guardano come cani bastonati, ma io continuo a punzecchiare lo schifoso puré che ho nel piatto.
Sono calma, sono calma. Non posso sclerare, perché io ho provato sulla mia pelle, il non avere una figura materna affianco.
E fa tremendamente male.
Ti toglie la vita, il respiro, la felicità.
Proprio per questo lascio correre e cercherò di abituarmi al possedere un fratellastro.
Magari un giorno lo chiamerò fratello.
Un giorno lontano.
Molto lontano.
Forse troppo lontano.

"Da dove venite voi?" Chiede Thomas smorzando il fastidioso silenzio calato sul tavolo.

"Londra" risponde secco Derek continuando a squadrarmi.

"Wow.. ho sempre sognato di andare a Londra" dice Jennifer con occhi sognanti.

"Magari un giorno te la farò conoscere" dico io sogghignando, perché ho notato le occhiate che mi lanciava.
Infatti lei deglutisce rumorosamente mentre io rido silenziosamente.

"Ma che piacere rivederti" sento una voce alle mie spalle.
Sogghigno mentalmente.

Un'altra battaglia è da vincere.

Ti odio, ma sei già mia ||Cameron Dallas||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora