Capitolo 34

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DEBORAH'S POV
Dato il mio innato senso dell'orientamento,sono intenta a seguire il poliziotto verso la stanza altrimenti sarei capace di perdermi persino in questo commissariato.

"Si sieda."mi ordina il poliziotto con poca educazione.

Anche se una parte di me,quella poco femminile, mi suggerirebbe di rispondere a tono dato il suo "ordine",la parte educata mi dice di stare in silenzio e obbedire se non voglio ritrovarmi la fedina penale sporca a causa di un oltraggio al pubblico ufficiale.

"Allora lei conosce Marcus Scott?"mi chiede mentre cammina avanti e indietro.

"Si"rispondo secca

"Da quanto?"chiede

"Da parecchi anni..."rispondo io

"Come vi siete conosciuti?"chiede

"Beh...in teoria ci conosciamo dalle scuole elementari,ma ha inziato a notarmi solo verso i primi anni di liceo...anche se io lo notai subito data la mia evidente cotta per lui."rispondo ridendo falsamente.

"Quindi siete stati insieme?"chiede

"Si"rispondo abbassando il capo

"Che ne dice di spiegarmi un po'tutta la storia?"mi chiede con un tono più dolce quasi comprensivo.

Prendo un respiro profondo ed inzio a parlare.

"Come le ho già detto ci conosciamo dalle elementari,non ci siamo mai frequentati...lui era il solito ragazzo popolare ed io invece ero una tipica sfigata con macchinetta occhiali e treccine.
Ho sempre avuto una cotta per lui, infondo come tutte le ragazze della mia scuola.
Non mi ha mai notato fino all'ultimo anno delle medie,ma la situazione cambió verso i primi anni di liceo,quando a posto della macchinetta mettevo il rossetto,le treccine erano sciolte mostrando la lunghezza dei miei capelli e infine quegli orribili occhiali che celavano la immensa profondità i miei occhi color ghiaccio,vennero sostituiti dalle lentine.
Improvvisamente inizió a sembrare interessato a me tanto che mi chiese di essere la sua ragazza ed io non esitai ad accettare.
Nonostante tutto non avevo neanche la minima intenzione di concedermi a lui fin quando non mi fossi sentita pronta,infondo avevo 14 anni...ero solo una ragazzina facile da illudere.
Cosi un giorno ad una festa mi ubricai per la prima volta.
La mattina dopo mi svegliai in un letto che non era il mio..."mi fermo per un attimo ed il poliziotto capendo la mia difficoltà mi stringe la mano intimandomi a continuare.

"Il letto non era il mio...e sa il perchè?
Perchè ero appena stata stuprata dal ragazzo che mi aveva spronato a bere...dicendo che ogni bicchiere mi avrebbe fatto sentire meglio.
E sa qual'è la cosa peggiore?
Il fatto che essendo ubriaca non potevo fare niente per fermarlo, ogni notte il ricordo di quelle luride mani che vagavano sul mio corpo senza meta mi tormenta."detto questo il poliziotto mi guarda con uno sguardo di compassione.
Odio quando la gente mi guarda cosi...come se fossi un povero uccellino con un ala spezzata al quale offrono aiuto.
Io non ho bisogno dell'aiuto di nessuno...so cavarmela benissimo da sola.

"Perchè non ha denunciato l'accaduto?"mi chiede sconvolto

"Perchè i nostri genitori sono colleghi...o meglio dire il padre di Marcus è il capo dei miei..."dico io

"I suoi genitori non sanno niente?"mi chiede lui

"No...perchè il lavoro che praticano è la loro vita e questa rivelazione avrebbe solemente rovinato la loro carriera."rispondo io

"Da quanto va avanti questa storia?"mi chiede lui.

"Quattro anni...ogni volta partivo,con la speranza che non sarebbe riuscito a trovarmi ,ma tutte le  settimane,mandava una lettera al mio nuovo indirizzo per dirmi che mi aveva trovata...cosi ero costretta a ripartire"risposi

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