Capitolo 4

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CAMERON

Tre giorni di scuola sono volati e venerdì sera è finalmente arrivato. Non ho fatto altro che sopportare Sasha ed i suoi problemi per la festa che si terrà stasera e non vedo l'ora che finisca tutto.

Ha detto: <<È una festa in onore del mio ritorno, piccolo, devo ricordare a tutti chi sono io e questa festa dovrà essere perfetta, anzi, indimenticabile.>> Per questo motivo ha cominciato a preoccuparsi anche del colore dei tovaglioli.

Sento suonare il campanello, ma lo ignoro sapendo che mia madre si trova al piano di sotto e continuo a guardare la televisione. Sono le sette di sera, ho ancora un po' di tempo per me prima di raggiungere Sasha a casa sua.

La festa non inizierà prima delle dieci e mezza, ma io, Sasha e alcuni vecchi amici cominceremo a fare baldoria prima.

<<Vattene da qui!>> balzo dal letto appena sento le urla di mia madre. Esco da camera mia, correndo giù per la scale -rischiando di cadere- e raggiungo la porta d'entrata. È chiusa, ma riesco a sentire le sua urla e una voce familiare in sottofondo.

<<Che ca...>> mi blocco nel momento in cui il mio sguardo incontra quello dell'uomo che dovrebbe essere mio padre.

È cambiato molto dal punto di vista estetico, ma caratterialmente non credo proprio.

<<Cameron, entra per favore.>> ordina mia madre senza staccare gli occhi di dosso dall'uomo che ha davanti. Se avessi dieci anni in meno le darei retta, ma la prossima settimana compio diciotto anni. Credo di essere abbastanza grande da affrontare una cosa del genere, anche se mi ha colto di sorpresa.

Non ho idea di cosa sia venuto a fare Dan qui. Non lo vedo da anni e non credevo che l'avrei più rivisto.

<<No, mamma.>> rispondo posizionandomi davanti a lei, come se fossi il suo scudo. <<Devi andartene, Dan.>> sentenzio stringendo i pugni lunghi i fianchi.

<<Sei diventato... grande.>> commenta lui facendomi innervosire ancora di più. <<Sono venuto per farmi perdonare.>> ci informa, come se fosse la cosa più normale al mondo.

Infondo ha solo pensato di poter avere due famiglie contemporaneamente, nulla di grave, no? 

<<Mi dispiace deluderti, ma qua nessuno vuole vederti. A nessuno fotte un cazzo di te.>> urlo mettendo una mano fra i capelli. È un periodo di merda e il ritorno di mio padre non fa altro che peggiorare le cose.

<<Linguaggio Cam.>> mi rimprovera mia madre. È assurdo il fatto che si preoccupi del mio linguaggio in questo momento.

Ho bisogno di andarmene da qui e fumare un po'. Mi rilasserà. Prima però, Dan deve lasciare il vialetto di casa mia, anzi, deve lasciare il quartiere.

<<Figliolo...>> sentendo pronunciare quella parola, il nervosismo che avevo dentro si moltiplica. Come può chiamarmi figliolo dopo anni e anni in cui non si è fatto neanche sentire?

<<Non chiamarmi figliolo. Non sono più tuo figlio, hai capito?>> chiedo avvicinandomi a lui con aria minacciosa. Dan è più basso di me e un po' robusto; non ho per niente paura di lui.

<<Possiamo parlare?>> domanda guardandosi attorno.

Nel frattempo dall'altra parte della strada, riesco a vedere la porta di casa Hill aprirsi. Subito dopo esce lei. Rimane qualche secondo a fissarci, ma subito dopo sale in auto. Da quando guida?

Lost in confusion 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora