NADIA
I miei genitori si fissano, ma non si voltano a guardarmi neanche per un secondo. So che non se l'aspettavano ed io non credevo di essere pronta a dire tutto questo.
Voglio davvero sapere chi è il mio vero padre? Voglio sapere davvero perché mi hanno abbandonata e fatta soffrire così tanto in quel monastero?
<<Non abbiamo idea di cosa tu stia parlando.>> mormora mio padre tentanto invano di nascondere l'imbarazzo. <<Come facciamo a sapere chi è quell'uomo? E da quanto tempo vuoi conoscere le persone che ti hanno fatto nascere?>>
<<Ho tutto il diritto di conoscerli!>> urlo ignorando una fitta alla testa. Sto meglio rispetto questa notte, ma sono ancora debole e la febbre non mi ha lasciata del tutto. Diciamo che va e viene.
<<Non sei ancora maggiorenne e...>>
<<Ma non me ne frega niente!>> sbotto dirigendomi verso le scale <<Io scoprirò la loro identità con o senza di voi e sappiate che facendomi una cosa del genere mi state allontanando sempre di più da voi.>> gli faccio notare scuotendo la testa.
<<Sopratutto tu, papà. Fatti un esame di coscienza e renditi conto di tutto il male che mi hai fatto in ventiquattro ore.>>
<<Nadia...>> il suo tono non è più duro, ma si è addolcito. Il problema è che non lo lascio neanche parlare, salgo le scale e corro in camera mia chiudendo la porta a chiave. Sento qualcuno salire le scale, quindi accendo la radio e la alzo a tutto volume.
Non voglio ascoltare nessuno e questa volta non aprirò quella maledetta porta. Voglio stare da sola ed ho tutto il diritto di farlo in santa pace, senza dovermi subire le urla dei miei e il rumore dei pugni sulla porta.
Quando mi sdraio sul letto la testa mi scoppia, ma non mi importa. Mio padre sta bussando energicamente alla porta, ma la musica ricopre il frastuono, quindi preferisco rimanere con un dolore allucinante alla testa, piuttosto che starlo a sentire.
Nel momento in cui vedo la porta del bagno aprirsi, per un attimo penso che sia Cameron, ma dalla soglia della porta spunta un ometto dai capelli ricci che mi guarda accigliato. Sta parlando, ma non riesco a sentire una parola di ciò che dice, quindi gli faccio segno di avvicinarsi.
<<Perché non abbassi la musica?>> domanda urlandomi nell'orecchio.
<<Perché sei in camera mia?>> chiedo urlando a mia volta. Aiden dovrebbe essere a scuola in questo momento, ma perché è rimasto a casa pure lui?
<<Dovevo farmi la doccia, in camera mia non esce l'acqua calda e papà mi ha detto che potevo farla qui.>> grida così forte che il mio mal di testa non fa altro che aumentare, quindi abbasso un po' il volume della musica. Per fortuna dall'altra parte della porta non sento nessuna voce e non c'è nessuno che bussa energicamente.
<<Hai litigato di nuovo con mamma e papà?>> chiede sedendosi sul mio letto, proprio difronte a me. Tiene il mento sul ginocchio e guardandolo meglio mi rendo conto che ho passato così poco tempo con mio fratello...
<<Sì.>> rispondo facendo spallucce. Appoggio la testa al cuscino, ricoprendomi fino a metà faccia con il piumone.
<<Vuoi andare via da casa? Vuoi scappare?>> chiede con espressione triste. Inizialmente viene da ridere, credendo che lui stia scherzando, ma appena mi rendo conto che lo penso davvero dico: <<Mi piacerebbe, ma non posso.>>
<<Però vuoi e tra poco fai diciotto anni, quindi credo che potresti farlo.>> mormora lasciando spuntare una smorfia sul viso.
<<Aiden, prima o poi dovrò lasciare questa casa e dovrai farlo anche tu, ma non significa che non ci vedremo più.>> sussurro arruffandogli i capelli. <<'Sta tranquillo ometto, non puoi liberarti così facilmente di me.>>
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Lost in confusion 2
FanfictionNadia ritorna a casa dopo due settimane di assenza. Le cose sono cambiate da quando è andata via, tranne una: l'amore che prova per Cameron, nonostante l'abbia visto baciare un'altra. Il dolore che ha provato è indescrivibile e per quanto sia f...