Capitolo 29

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CAMERON

Rileggo quelle parole una decina di volte per essere sicuro di aver visto bene e quando capisco che leggere di nuovo quel fottutissimo messaggio non cambierà nulla, cerco di convincermi di non aver fatto nulla.

Effettivamente, che cazzo ho fatto? Mi sono comportato bene in questi giorni, perché mi cercano? Ripeto: cosa cazzo ho fatto?

Mi faccio coraggio ed esco dal bagno, pronto per raggiungere la classe e vedere cosa vuole da me la polizia.

<<Cameron Dallas, stai fermo!>> ordina una voce alle mie spalle. <<Voltati lentamente e alza le mani in modo che io possa vederle.>>

Inutile negare che il cuore mi batte a mille e che ho una paura da morire. La situazione peggiora quando mi volto e apro gli occhi -non mi ero nemmeno accorto di averli chiusi- e vedo il corridoio pieno di gente.

Scruto ogni singolo viso, ma mi blocco appena vedo quello di Nadia. Mi guarda con aria confusa, delusa. Sento una quantità numerosa di brusii che mi si infilano dentro le orecchie facendomi impazzire.

Il poliziotto si avvicina lentamente, mi porta le mani dietro la schiena e mi ammanetta. <<Ma che cazzo? Tutto questo è necessario?>> sbotto a denti stretti.

<<La dichiaro in arresto per aggressione aggravata. Ha il diritto di rimanere in silenzio. Qualsiasi cosa dirà, potrà essere usata contro di lei in tribunale.>> dice stringendo ancora di più le manette <<Ha diritto a un avvocato. Se non può permetterselo, gliene sarà assegnato uno d'ufficio.>>

<<Cosa? Aggressione aggravata?>> domando esterrefatto. Quel pezzo di merda di Chris alla fine ha deciso di sporgere denuncia. Dopo tutto questo tempo? Perché?

Vedo Nadia fare un passo avanti e subito dopo me la ritrovo davanti. <<Signorina, dobbiamo andare.>> dice il poliziotto spingendomi avanti.

<<Un secondo.>> mormoro guardandolo in cagnesco. <<Amore, tranquilla, mi faranno uscire oggi stesso, sicuro.>>

<<Ho paura che sia colpa mia. Gli ho detto che stavamo insieme e lui ha dato di matto e... non sai quanto sono dispiaciuta.>> mi posa le mani sulle guance e posa la fronte sulla mia.

<<Adesso basta! Andiamo.>> ordina il poliziotto afferrandomi il braccio e cominciandomi a tirare verso l'uscita. Nel corridoio si è formato una fila di ragazzi ai lati della parete che ci osservano con aria curiosa e scioccata allo stesso tempo.

<<Cazzo amico, potresti fare piano?>> domando guardando la sua mano che mi strattona all'esterno dell'edificio. Il poliziotto mi lancio uno sguardo omicida ed io decido di rimanere in silenzio.

Quando mi fa sedere nei sedili posteriori, noto un altro poliziotto che prima non avevo neanche visto. Il tizio che mi ha ammanettato si siede al mio fianco, mentre l'altro guida. Vorrei solamente prendere a pugni quello stronzo, di nuovo. Come gli è venuto in mente di sporgere denuncia adesso?

Pensavo di averla fatta franca, invece la polizia viene a prendermi a scuola, facendo una super mega scenata non necessaria. Insomma, era indispensabile ammanettarmi? Odio pensare al fatto che Nadia mi abbia visto così. Ho visto il dolore nel suo sguardo e vorrei solamente eliminare quella scena dalla mia testa.

So che adesso di sua torturando, convinta di essere lei la causa di tutto questo, ma se non avessi perso la pazienza, non mi sarei mai trovato in questa situazione.

<<Amico, ti sei messo contro il figlio del senatore. Sei nella merda.>> dice il poliziotto seduto al mio fianco.

Rimango in silenzio, ignorando del tutto le parole del poliziotto. Vero, ho fatto una cazzata, ma se tornassi indietro, non potrei rinunciare alla sensazione straordinaria che ho provato quando il mio pugno ha colpito la faccia di quel pezzo di merda.

Lost in confusion 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora