Capitolo 21

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NADIA

<<Esci da quest'auto e vai vedere cosa vuole.>> ordina Gwen quando capisce che non nuovo neanche un dito.

<<Se mi accompagni dall'altra parte della strada, entro dal retro.>> dico voltandomi a guardarla. In risposta, alza un sopracciglio, si sporge verso di me e apro lo sportello dell'auto.

<<Devo tirarti fuori da questa macchina con le mie mani?>> domanda in tono minaccioso. Se ci trovassimo in un'altra situazione scoppierei a ridere all'istante per il modo in cui mi guarda, ma scendo dall'auto senza dire una parola.

Mi avvio verso il portico di casa mia, sfregando le mani tra di loro e tenendo lo sguardo basso. Non ho il coraggio di guardarlo mentre mi avvicino a lui.

Non ho il coraggio di guardarlo negli occhi perché sono consapevole che mi uscirebbe il cuore dal petto.

Mi blocco qualche metro davanti a lui e dico: <<Casa tua è dall'altra parte.>>

<<Sono sorpreso che tu abbia deciso di rivolgermi finalmente la parola.>> ammette. Non lo sto guardando, ma capisco che sta venendo verso di me dal rumore dei suoi passi.

<<Cosa sei venuto a fare qui, Cameron?>> domando impaziente di allontanarmi da lui. Se si avvicina ancora... non so cosa succede.

<<Pensavo che appena mi avresti visto saresti scappata.>>

<<Ti ho fatto una domanda.>> gli ricordo indietreggiando leggermente. Non lo guardo mai negli occhi. Anzi, non lo guardo affatto.

Poso lo sguardo sull'erba, sui cornicioni di casa mia, sulle rose della signora Esposito e in cielo, ma mai su di lui.

<<Non dovevi dirlo ad Adam.>> fa lui accendendo una sigaretta. Cerco di capire a cosa si riferisca, ma non mi viene niente in mente. <<Gli hai detto che ho ricominciato a fumare erba.>> sbotta lasciando fuoriuscire il fumo dalle labbra che mi finisce in faccia. Lo allontano con la mano con espressione disgustata.

<<Perché volevo che tu stessi bene e non che ti rovinassi la vita.>> rispondo riuscendo a trovare finalmente il coraggio per guardarlo negli occhi. Cerco di far rallentare il mio cuore che batte a mille, ma sono troppo impegnata a perdermi nei suoi occhi.

<<Mi importava di te.>> sussurro qualche secondo dopo distogliendo lo sguardo.

<<Ti importava?>> domanda schiudendo la bocca. <<Parli al passato.>>

Rimango in silenzio non avendo nessuna voglia di dire una menzogna, ma non volendo concedergli la soddisfazione di fargli sapere che mi importa eccome.

<<Adam non può aiutarmi.>> sentenzia
<<Lo so che ti importa nonostante tutto.>> dice sfiorandomi la guancia con il polpastrello.

Al suo tocco rimango paralizzata per qualche secondo, come se mi avesse stregata, ma appena ricordo ciò che mi ha fatto, mi scanso.

<<Non toccarmi.>> sbotto cominciando ad avanzare verso l'entrata di casa mia. <<È finita Cameron e lo sai.>>

Poso la mano sulla maniglia pronta per entrare, ma mi blocco appena dice: <<Lo sappiamo entrambi che non è così.>>

Purtroppo invece è proprio la triste realtà. Tra me e Cameron non può più esserci nulla.

Il mattino successivo, stacco la sveglia e per miracolo riesco ad alzarmi.

Lost in confusion 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora