Capitolo 32

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CAMERON

Sto per tirargli un pugno, ma improvvisamente, nella mia testa, vedo l'immagine di Nadia che mi supplica di non farlo, per questo motivo mi blocco e mi tiro indietro.

Appena mi riprendo dai miei pensieri, noto che in tutta la sala è calato il silenzio e guardandomi attorno, mi rendo conto che gli occhi di tutti sono puntati su di me. <<Continuate a mangiare, non c'è niente da guardare.>> sbotto.

<<C'è qualche problema?>> domanda un cameriere avvicinandosi al nostro tavolo.

<<No, ce ne stiamo andando.>> rispondo intrecciando la mia mano a quella di Nadia che sembra ancora sotto shock per ciò che è successo. Quando mi giro per andare via, sento la voce di Sierra: <<Cameron, dove vai?>>

<<Sto andando a casa.>> dico lanciandole una breve occhiata, poi trascino Nadia fuori dal locale.

<<Non puoi comportati così ogni volta.>> urla Sierra alle mie spalle. Guardo lei e Brent, ma non so che dirle. Forse avrò anche esagerato, ma non riesco a fingere che vada tutto bene. Odio nel profondo del mio cuore quell'uomo.

<<Cameron!>> mi chiama Brent, ma invece di avvicinarmi a loro, salgo in macchina, seguito a ruota da Nadia che guarda mia sorella e il suo fidanzato con aria mortificata.

Ogni tanto mi volto a guardarla mentre torniamo a casa, ma lei è sempre girata dalla parte opposta a guardare il panorama fuori dal finestrino.

Quando ad un certo punto cambio strada, invece di portarla a casa, si decide a parlare. <<Dove mi stai portando di preciso?>> lo sussurra così piano che a malapena la sento, ma riesco a percepire ugualmente la sua rabbia nei miei confronti.

<<Non essere incazzata con me, per favore.>> la supplico prendendole la mano. La avvicino alle labbra e stampo un bacio su di essa. Sento i suoi muscoli rilassarsi, esattamente come la sua espressione facciale.

<<Hai ragione.>> confessa strizzandomi leggermente la mano. <<Sono fiera di te, perché hai saputo controllarti. Ero convinta che lo avresti preso a pugni, Cameron.>>

Ed è vero. Ero pronto a lanciargli un destro al centro della faccia, ma mi sono tirato indietro all'ultimo secondo e sono felice di averlo fatto. Sono contento che mi sia apparsa quell'immagine nella testa. Ho già una denuncia per aggressione aggravata sulle spalle e per quanto è stronzo Dan, forse me ne sarei trovata un'altra.

<<Però, posso sapere dove mi stai portando?>> Finalmente sorride, quindi a mia volta lascio che le mie labbra si curvino in un sorriso. Credo che mi venga automatico: appena la vedo sorride non riesco a soffocare neanche mezzo sorriso.

<<C'è una casa abbandonata più avanti, voglio portarti li.>> sibilo mantenendo lo sguardo fisso sulla strada. <<Non voglio andare a casa. Voglio stare con te e credo che quello sia il posto perfetto per stare un po' insieme.>>

Lei non dice nulla, si limita a sorridere, di nuovo.

Arrivati davanti la piccola casa, scendiamo dall'auto ed entriamo mano nella mano. Dentro la luce funziona ancora, ma per non attirare l'attenzione di nessuno, accendo la torcia del mio cellulare. <<Non vedo nulla.>> mormora Nadia aggrappandosi a me.

Metto il cellulare fra i denti e con un gesto automatico mi piego, le passo le braccia dietro le ginocchia e la prendo in braccio mentre lei si lascia sfuggire un gridolino. <<Prendilo.>> ordino a denti stretti e lei fa come dico.

La porto al piano di sopra e la poso delicatamente sul letto. <<Fantastico e ora?>> domanda lei incrociando le gambe mentre mi siedo di fronte a lei.

Lost in confusion 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora