Capitolo 18

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CAMERON

<<Ma che cazzo hai combinato?>> urla Adam passandosi le mani tra i capelli. Il suono delle sirene della polizia, mi fa andare nel panico, ma faccio di tutto per non farlo notare.

<<Ci stanno attaccati al culo, cazzo.>> dice Jack J guardando dietro di noi. <<Se ci prendono io ti ammazzo, Cameron.>>

<<Non ci prenderanno.>> provo a rassicurarlo premendo ancora di più l'acceleratore. Non posso lasciare che i miei amici vengano coinvolti in questa storia. Ho visto com'è messo Chris e ora che sono maggiorenne, se quello stronzo sporgesse denuncia, potrei anche finire in galera per qualche mese.

Non posso permettermelo. Sasha è incinta. Cazzo, quasi mi sembrava di averlo sognato, ma purtroppo è tutto vero. Lei è incinta, io devo finire il liceo e devo andare al college. Avere la fedina penale macchiata sarebbe la fine per la mia carriera calcistica e non solo.

<<Cazzo, cazzo.>> impreca Adam nel panico. Lui e Jack J continuano ad urlare e a disperarsi e io non riesco a concentrarmi.

Stringo il volante così forte che le nocche mi sono diventate bianche. Cerco una soluzione per sfuggire alla polizia, ma l'unica cosa che potrebbe salvarci, è quella diventare invisibili.

La conclusione? Siamo fottuti.

<<Sono rimasti indietro.>> mi informa Jack J, interrompendo i miei pensieri. Quando svoltiamo all'angolo, ne approfitto per seminarli. Svolto a sinistra, guidando attraverso il sentiero che porta nel bosco, senza smettere mai di premere l'acceleratore.

<<Li abbiamo seminati?>> domanda Adam guardando dietro. Il mio sguardo si posa sullo specchietto retrovisore e non vedendo e sentendo le sirene della polizia, capisco che ce l'abbiamo fatta.

<<Scendete.>> ordino fermandomi in mezzo al bosco.

<<Perché?>> chiede Jack J confuso.

<<Sono sicuro che abbiano preso il numero della targa. Se dovessero trovarmi, non sarete qui con me e non sarete coinvolti.>> spiego lasciandomi sfuggire un sospiro.

<<Cam...>> Jack J cerca di dire qualcosa, ma lo blocco all'istante alzando una mano. Non posso lasciarli qui dentro. Si metterebbero nei guai. Non so se Chris sporgerà denuncia e anche se loro mi hanno aiutato quando mi stava pestando, non c'entrano niente in questa storia.

<<Uscite subito.>> digrigno fra i denti, lanciando ad entrambi uno sguardo minaccioso. Sospirano entrambi e insieme, scendono dall'auto.

<<Stai attento.>> mormora Adam chiedendo lo sportello.

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La mattina successiva, dopo essere uscito da casa senza farmi notare da mia madre, salgo in auto e filo dritto a scuola.

Prima o poi mia madre vedrà come mi ha combinato Chris, ma non stamattina. Svegliarsi presto per andare a scuola è già stressante, figuriamoci se dovessi subire una ramanzina sulla violenza e sul mio ritorno nella cattiva strada alle sette del mattino.

La mia faccia sembra una pallone da calcio ammaccato, ma sono sicuro che quella del mio rivale sia messa ancora più male della mia.

Appena posteggio l'auto nel parcheggio, mi dirigo in cortile per fumare la mia solita sigaretta mattutina. Mi posiziono vicino al muretto all'angolo, sotto un albero. Nonostante il cortile sia pieno di gente, questo piccolo angolo posso raggiungerlo tutte le volte che ho voglia di stare da solo. Non viene mai nessuno e nessuno alza mai lo sguardo in questa direzione.

Lost in confusion 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora