Capitolo 8

217 15 5
                                    

Lena
Quella sera io e Lisa eravamo sdraiate sul letto con i nostri cellulari sopra il naso: scorrevamo tutti i Musical.ly  che avevamo iniziato a fare un anno prima. Chi l'avrebbe mai detto? Un traguardo fantastico. Nel frattempo chiacchieravamo fantasticando sul nostro viaggio.

"Saranno belli i ragazzi lì?" Chiese lei.

"Che ti importa, mica devi rimanerci"

"Ma...Magari un pensieri io lo farei" continuò girandosi su un fianco e fissandomi negli  occhi.

"Stai dicendo sul serio?"

"Perché no?"

"E chi ti dice che i ragazzi di lì, ti trovino carina?" La provocai sorridendo.

"Perché io sono bellissima" disse mettendo le labbra a cuoricino.

"Forse così di più" risi mentre le coprivo la faccia con un cuscino.

"Lena Mantler, da quando in qua i tuoi dispetti sono così bassi a livello intellettuale?" Mi prese in giro.

Ridendo la continuai a prendere a cuscinate, mentre lei urlava istericamente. Santimmo dei passi salire sulle scale e la porta di camera aprirsi.

"Ragazze?" Entrò mio padre.

Entrambe con i capelli scompigliati e le guancie arrossate lo fissamo con occhi spalancati e i cuscini ancora in mano.

"Si?"

"Cosa sta succedendo?"

"Nulla" risposi nascondendo il cuscino dietro la schiena.

"Da sotto sembrava ci fosse un festa in camera vostra. Comunque non fate troppo chiasso, altrimenti i vicini si lamentano" e si richiuse la porta alle spalle.

"Ma...?" Disse Lisa guardandomi

"Eh?"

"Da quando abbiamo vicini?" Rise buttandosi sopra di me e soffocandomi.

Quando ci ritrovammo le magliette attaccate alla pelle per il sudore decidemmo di alzarci dal letto e prepararci ad andare a letto.
Con un paio di pantaloni e una canottiera del pigiama mi chiusi in bagno e mi sciacquaii il volto. Chissà cosa stava facendo Adam in quel momento e le parole che mi aveva detto quel pomeriggio mi avevano scossa. Piacevo al mio migliore amico e prima che lui si rivelasse, non ero a conoscienza di quello che anche io provavo per lui. Ma cosa sarebbe successo ora? Ci saremmo ancora parlati? L'acqua fredda mi rischiarava i pensieri quando toccava la mia pelle accaldata.

Mi asciugai il viso e  mi lavai i denti sempre osservandomi continuamente allo specchio con sguardo accusatorio per tutti i pasticci che avevo combinato.

Quando tornai in camera Lisa entrò in bagno lasciandomi sola. Mi sedetti sul letto e il mio occhio cadde su un piccolo album di fotografie sul comodino. Lo presi e lo girai tra le dita; sembrava che il mondo avesse voluto proprio prendersi gioco di me. Lo aprii e nella prima foto, ci sono io che addento felice una fetta di anguria e Adam seduto vicino a me che mi guardava sorridendo. Io sulle spalle di Adam circa tre anni fa. L'estate scorsa al mare, io e Adam seduti sulla spiaggia al tramonto; osservai per un po' la foto con la testa inclinata: era bellissima, quasi romantica. La tolsi dalla bustina trasparente che la proteggeva e la infilai nel mio diario di scuola.
Mi infilai sotto le coperte del letto con un paio di cuffiette e il cellulare, non avevo sonno, continuavo a pensare ad Adam e a quello che mi aveva detto, quelle parole di risuonavano nella mente: lui mi piaceva, ma era convinto che io lo rifiutassi. Non riuscivo a confessarlo davanti a lui, sarebbe stato troppo difficile per una come me, mi mancava tutto di lui:  come ogni mattina a scuola mi abbracciava, i nostri pomeriggi trascorsi a chiacchierare, quando lui mi accompagnava ad allenamento. Mi mancava lui. Se avessi avuto il coraggio di dirglielo...istintivamente presi il cellulare e gli scrissi.

-Ciao, possiamo parlare domani?-

Osservai per qualche minuto quelle parole. Aveva letto, ma non mi rispondeva. Scagliai il cellulare sul pavimento, ma tre secondi dopo mi rialzaii e lo raccolsi, preoccupata si fosse rotto. Se non mi rispondeva, voleva dire che magari cercava di dimenticarmi.
Spensi il telefono e mi tirai le coperte sopra la testa.

Mi alzai presto quella mattina. Rimasi dieci minuti a girarmi nel letto, ma non riuscivo a riprendere sonno.

Senza far rumore scesi dal letto. Che freddo. Vidi la finestra aperta e in punta di piedi la chiusi.

Andai in cucina e mi sedetti sullo sgabello del nostro bancone. Mancava ancora mezz'ora prima che si svegliassero tutti. Osservai un po' le mie unghie, forse dovevo smettere di mangiarle. Le fissai ancora un po' finché non mi venne in mente di fare un po' di pancake. Aprii il frigorifero e tirai fuori burro, latte e uova, poi dalla credenza farina, zucchero e lievito. Misi tutto in una terrina e mescolai. Dopo 20 minuti avevo un bel piatto di pankeke fumanti per tutta la mia famiglia. Felice li misi in centro al tavolo in bella vista, erano venuti anche più dritti del normale. Apparecchiai per la colazione e poi mi stesi sul divano aspettando che qualcuno si alzasse.

"LISA, MUOVITI O FAREMO TARDI"

"LEE, MA C'È ANCORA UN SACCO DI TEMPO!"

"NON È VERO, MUOVITI"

"TU SEI UNA MANIACA DEL CONTROLLO, ARRIVEREMO IN TEMPO, CALMATI" mi urlava dal bagno.

"IO STO USCENDO" dissi per farla sbrigare, e ottenni l'effetto sperato perche lei si precipitò giù dalle scale.

Mentre camminavamo lo stomaco mi si rivoltava per la tensione. Arrivati a scuola volevo morire, ma non lo vidi tra la folla, mi sfuggiva tra le dita.

Entrai nella mia aula e mi sedetti al mio banco da sola, finché Adam non si mise vicino a me.

**************
Hey guys!
ECCOMIIIIIIII
scusate per la lunga? Lunghissima attesa. Pensavate di esservi liberati di me? Ahahahha sperateci.
Vi piace la storia? Spero tanto di si.
Alla prossima
Xoxo
Ele

Quanti anni avete?

(Mi aiutereste a crescere? Proponete ai vostri amici la mia storia, così la nostra famiglia sarà più grande! Grazie)

Uno Specchio, Due Riflessi || LeLi StoryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora