Erano ore che Mario si stava ponendo la stessa domanda. Ore di lento stillicidio, ore di tortura.
Devo dirglielo?
Non aveva idea di quale sarebbe stato il modo giusto di comportarsi. Non era in grado di ragionare lucidamente. Seduto accanto a Claudio, in un vagone affollato del treno che li avrebbe condotti a Milano, continuava a ripetersi la stessa domanda. Erano giorni che aveva nella mente l'immagine di Alessia distrutta sotto le sue braccia, e il suo cuore faticava a trovare una ragione per la quale giustificare quella visione.
Ogni storia ha i suoi momenti difficili. Il filo che tiene legate due persone può spezzarsi, ma non è detto che non possa riannodarsi.
Devo dirglielo?
Ancora e ancora nella sua mente la stessa domanda, mentre guardava il volto di Claudio contratto in una smorfia, mentre cercava di dormire nonostante non vi fossero le condizioni ideali per farlo.
A Mario scoppiava la testa. Un ragazzino dietro di lui continuava a parlare ininterrottamente con sua madre, lamentandosi per la noia. A pochi posti di distanza, invece, un bambino piangeva, cullato dalle forti braccia di suo padre.
Sospirò e si lasciò andare sul sediolino. "Mi spieghi come fai a dormire?"
Claudio sorrise ad occhi chiusi. "Ci provo, Mario."
Il rumore dei vagoni che scorrevano veloci sui binari era piacevole, ma il baccano che provocavano le persone che viaggiavano con loro rovinava l'atmosfera conciliante. Mario prese la carta dello snack che gli avevano servito e la stropicciò per poi ridurla in brandelli.
"Se fai così però non riesco a riposare..."
"Infatti non dovresti", lo ammonì Mario. "Sono qui per farti compagnia, e tu mi lasci solo."
"E va bene" Claudio si stiracchiò sul sedile e alzò il capo dal poggiatesta, per poi voltarsi verso Mario. "Dai, cosa vuoi dirmi?"
"Che... che cosa intendi?", gli chiese stupito. Non aveva detto che avrebbe voluto parlargli, né che aveva qualcosa per la testa. Possibile che fosse così trasparente? Possibile che Claudio potesse leggergli dentro con quella facilità istintiva ed irrazionale? E, soprattutto, possibile che non si fosse mai reso conto di quanto profondo fosse il loro contatto mentale, oltre che quello affettivo?
"Mario, sono due ore che mi guardi con quella faccia che hai quando c'è qualcosa. Saltiamo la parte in cui fai finta di negare e passiamo direttamente alla verità. Che cosa c'è che vuoi dirmi?"
Silenzio. Secondi interminabili di silenzio, e poi il momento in cui si deve prendere una decisione importante: lasciar andare e dimenticare, o affrontare il problema?
Fingere che vada tutto bene, o scontrarsi con la realtà?
E, in fondo, Mario lo sapeva. Per quanto dura potesse essere, aveva sempre scelto la realtà. Anche quando aveva deciso di soffrire. Anche quando aveva deciso di morire.
"Clà, c'è una cosa che voglio chiederti."
Gli bastò vederlo annuire con un'espressione seria e tesa per capire che, probabilmente, aveva afferrato il concetto. Sapeva perfettamente che si trattasse di un argomento importante.
"Tu la ami Alessia?"
Una domanda posta con una semplicità disarmante, ma con una prepotente e aggressiva urgenza.
"Che domande sono? Certo..."
"Non intendevo se le vuoi bene", continuò deciso. "Intendo se la ami davvero."
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L'altra parte di me
FanfictionOPERA PROTETTA DA COPYRIGHT TUTTI I DIRITTI RISERVATI. Mario e Claudio sono amici. Un'amicizia viscerale ma piena di ombre e di tormenti. Un'amicizia che li rende complementari e dipendenti l'uno dall'altro, ma mai veramente vicini. Non come vorreb...