1.7

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Era tutto come al solito.

Mario non faceva che ripeterselo da giorni.

Osservò Claudio stendere i piedi sul tavolinetto del salotto e, facendo attenzione a non farsi notare, scrutò la sua espressione.

È tutto come sempre. Non è successo niente.

Il suo volto era rilassato, come quando si scrollava di dosso un ingombrante peso.

"E quindi, cosa ti hanno detto?", chiese distrattamente, osservandosi le unghie di una mano e cercando di distogliere l'attenzione da quel volto.

"Mi hanno detto che posso cominciare la prossima settimana. Sono così euforico..."

Claudio sembrava un bambino dopo aver ricevuto un dono importante e tanto agognato. "Non vedo l'ora di iniziare."

Mario sorrise vedendolo così sereno e pensò che, prima di tutto, sarebbe venuta sempre la sua felicità. Soltanto vederlo star bene lo rendeva felice.

"E come fai qui al bar?"

"Devo assumere un nuovo dipendente. Ma tanto saranno solo due giorni a settimana, non mi allontanerò per troppo tempo."

"Sarà meglio per te, Clà."

"E perché? Sentiamo." Claudio era tranquillo. Aveva accolto la frase di Mario come avrebbe fatto in qualsiasi altra fase della loro vita, e Mario sospirò di sollievo nel rendersi conto che, per quanto Claudio lo conoscesse, riusciva ancora a nascondergli i suoi sentimenti.

"Dove credi di andare senza di me?"

Si lasciò scappare una risata, ma poi si pentì subito delle sue parole. Sentiva come se, in qualche modo, quello che avevano vissuto qualche giorno prima avesse compromesso la loro amicizia. E non perché pensasse che Claudio lo guardava con occhi diversi dal solito, ma solo perché era rimasto così sconvolto dalle sensazioni che quella vicinanza inaspettata gli aveva causato, da non riuscire più a gestire nulla del loro rapporto. Neppure una semplice chiacchierata.

"Da nessuna parte, Mario."

Parole semplici, discorsi che tra loro erano sempre esistiti. Eppure perché Mario sentiva un languore alla bocca dello stomaco? Una sensazione strana, di tensione e felicità. La sensazione che si ha quando ci si innamora.

Qualcosa di strano ed inspiegabile che si stava espandendo nel suo corpo, che stava attraversando la sua mente. Certo, Mario era innamorato di Claudio da un pezzo, e ne era ben consapevole. Ciò che non sapeva era che quel week-end insieme l'aveva portato ad innamorarsi di un altro aspetto di Claudio, che fino a quel momento gli era rimasto sconosciuto. Gli sembrava di amare, da allora, ogni centimetro della sua pelle, ogni espressione del suo volto, ogni smorfia delle sue labbra. Non si trattava più di un amore che si fermava alle sue abitudini, al suo modo d'essere, al suo carattere. Stava diventando qualcosa di talmente complesso da rendergli la vita invivibile. Era in continuo debito d'ossigeno, in alto mare. Tratteneva il fiato come se fosse sul fondale profondissimo di una distesa d'acqua immensa. Annaspava, provava a risalire, ma era tutto inutile. La luce del sole era lontana, e lui aveva bisogno di ossigeno, ma non sapeva come arrivare in cima. Avrebbe voluto rompere le onde, spaccare l'acqua, ma gli sembrava di non avere abbastanza energie. Si lasciava trascinare inerme sempre più a fondo, mentre il fiato continuava a mancargli e lui era stordito da questa condizione di impotenza.

"Me lo spieghi cosa faccio il sabato e la domenica senza di te?", gli chiese, rincarando la dose.

"Non lo so.", alzò le spalle. "Per prima cosa mi prometti che non fai cavolate con quell'altro pazzo di Paolo." Stese ancora di più le gambe sul tavolinetto stiracchiandosi. "E poi qualche volta potresti venire con me."

L'altra parte di meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora