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A Mario

Come ci si sente quando si è completamente svuotati?

Quando non si è capaci nemmeno di ragionare, quando i pensieri si ripropongono continuamente, sempre uguali, e si fa fatica anche a respirare, si fa fatica a trovare una ragione per andare avanti?

È difficile vivere, quando si perde tutto ciò che si ha a cuore. Ma, a volte, per non affondare completamente, è necessario fare delle scelte che già si sa che ci provocheranno un dolore incommensurabile.

Mario lo sapeva, ne era cosciente quando aveva preso quel treno diretto a Roma senza dire nulla a nessuno, neanche alla sua famiglia. E sapeva che fosse una follia, sapeva che si sarebbero preoccupati, che avrebbero voluto sapere qualcosa di più, ma proprio non se la sentiva di vederseli piombare lì, di vedersi piombare Alessia. Non aveva alcun senso, eppure avrebbe volentieri tagliato ogni contatto con la sua vita precedente.

Chiuse gli occhi e respirò l'aria afosa di Roma. Faceva molto più caldo che a Verona. Se n'era reso conto sin da quando era sceso dal treno. Trascinò la valigia sulla ghiaia e, finalmente, si decise ad accendere il cellulare. Era tardi, ma Davide lo aspettava sveglio. Quando aveva deciso di prendersi del tempo per sé gli era venuto in mente di chiamare lui. Fino a pochi anni prima viveva a Verona, avevano frequentato la stessa scuola al liceo, ma non erano mai diventati davvero amici. Mario, però, era così disperato che in quel momento si sarebbe rivolto a chiunque. Gli venne in mente così, come un flash. Lo aveva contattato su facebook e gli aveva chiesto aiuto per cercare una casa ed un lavoro a Roma. Davide si era dimostrato disponibile, e in poco gli aveva risolto il problema.

Mario non sarebbe stato in grado di restare a lungo a Verona. Non sarebbe stato in grado di vivere accanto a sua sorella e all'amore della sua vita ancora per molto tempo.

Un flash della notte precedente gli attraversò la mente, ma Mario provò a distrarsi cercando il contatto di Davide sul cellulare. Non doveva pensare a Claudio, non di nuovo, dopo tutte le volte che aveva sviscerato gli stessi momenti, le stesse parole, le stesse emozioni. La notte più incredibile della sua vita che mai avrebbe pensato di poter vivere.

Scosse la testa per scacciare via quelle immagini prima che fosse troppo tardi e fece partire la chiamata a Davide.

"Pronto", la voce dell'amico lo raggiunse dopo pochi secondi.

"Sono arrivato", si limitò a dire, continuando a trascinare il trolley con una mano. Aveva lasciato a casa quasi tutto. Aveva portato con sé solo il necessario, perché non poteva fare un trasloco evitando che la famiglia potesse accorgersene.

"Ok, aspettami lì, ti vengo a prendere."

Mario sedette sulla panchina fuori alla stazione ed aspettò. Aspettò che una nuova vita gli venisse incontro. Una vita in cui avrebbe potuto finalmente essere se stesso, senza dover nascondere di essere follemente innamorato del suo migliore amico, del ragazzo di sua sorella. Una vita in cui Claudio non sarebbe neanche esistito.

Ma chi voleva prendere in giro? Claudio sarebbe sempre stato una parte di sé. L'altra parte di sé.

***

Entrò nella stanza cercando di non fare rumore. Non voleva che Alessia si svegliasse. Tolse le scarpe e si diresse verso il proprio letto a piedi nudi. Si sfilò la maglia per infilare il pigiama ma, prima che riuscisse a farlo, sentì un singhiozzo provenire dal letto di Alessia. Si voltò nel buio, indeciso sul da farsi. Un altro singhiozzo strozzato. Era sicuro che Alessia sperava di non farsi sentire. Ma lui non poteva non accorgersene. Quel dolore lo avvertiva fin sotto la sua pelle. Era anche il proprio stesso dolore.

L'altra parte di meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora