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Claudio si svegliò con il rumore dell'aspirapolvere a trapanargli il cervello. Gli ci volle qualche secondo per realizzare dove si trovasse. Finalmente, dopo diversi mesi, riusciva a dormire profondamente, senza nessun tormento a distrargli i sogni. Senza nessuna fastidiosa angoscia, senza niente che lo terrorizzasse.

Mario non era al suo fianco. Probabilmente stava sistemando casa, ed era lui ad armeggiare con l'aspirapolvere. Claudio recuperò il cellulare per controllare l'orario: erano già le dieci del mattino. Aveva dormito tanto e profondamente. Si rese conto di avere delle chiamate perse dal bar e da un contatto da cui non si aspettava di essere cercato: ancora Mattia. Constatò che che sebbene non si fossero mai promessi nulla, e lui si fosse allontanato in maniera naturale, sarebbe stato comunque il caso di parlargli, di essere chiaro. Cestinò quelle telefonate per paura che Mario potesse trovarle e si alzò dal letto. Cercò nell'armadio qualcosa di comodo da indossare, trovò una tuta e se la infilò velocemente per poi raggiungerlo in cucina.

Come aveva previsto, Mario era alle prese con le pulizie. Le sedie erano capovolte e riposte sulla tavola, e lui si apprestava passare l'aspirapolvere in ogni angolo raggiungibile.

"Buongiorno!", urlò Claudio cercando di farsi sentire, ma senza risultato. Mario continuava a lavorare senza rendersi conto della sua presenza. Allora lo raggiunse e gli strinse il braccio in una mano per attirare la sua attenzione.

Mario si voltò spaventato. "Oddio! Mi stava venendo un colpo!"

Claudio sorrise e lo abbracciò, cingendogli dolcemente i fianchi in una presa accennata ma intensa. "Scusa, non lo faccio apposta."

Mario si lasciò andare tra le sue braccia. Inalò il suo profumo che era diventato il nuovo punto fermo della sua esistenza. Come i cannelloni la domenica a pranzo, la sigaretta dopo il caffè, il latte caldo con i biscotti le sere d'inverno. Una delle abitudini della propria vita. La più importante certezza.

Vedere come Mario si sciogliesse pian piano alle sue carezze, si aprisse in maniera del tutto spontanea, si mostrasse come lui stesso non lo aveva mai visto, gli riempiva il cuore. Gli dava la sensazione che tutti i litigi, le scenate, le difficoltà attraversate insieme, persino la sofferenza, fossero valsi a qualcosa.

Era accaduto che le loro due strade, da sempre parallele e vicinissime, si fossero incrociate inaspettatamente.

"Che cosa vuoi per colazione?", chiese Mario lasciandogli un bacio leggero sul collo. Claudio tremò a quel tocco. Non sapeva come riuscire a fermare la frenesia del proprio organismo a contatto con la pelle di Mario, con le sue labbra, con il suo sguardo.

"Ci sono gli yogurt?"

"Sì, certo. Li trovi in frigo."

Claudio si staccò dalla presa di Mario e si diresse verso il frigorifero. Scelse uno yogurt a fragola.

"Che hai intenzione di fare oggi?", s'informò Mario. "Hai qualche idea?"

Claudio ci pensò su. "No, non credo... non lo so."

Era il giorno del suo compleanno e ancora non riusciva a credere al fatto che Mario se ne fosse completamente dimenticato. Forse le cose che sembrano più importanti perdono di valore quando ne subentrano altre che ci risucchiano tutta la linfa vitale. E probabilmente a Mario era accaduto proprio quello. Claudio non riusciva a pensare ad altro che al fatto che non si sarebbe mai dimenticato del suo compleanno se non per una ragione valida.

E forse lui, la sua presenza che gli aveva scombussolato la vita, era una ragione valida.

"Possiamo andare a pranzo da qualche parte, sei mai stato alla fontana di Trevi?"

L'altra parte di meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora