Se tutti i risvegli fossero così.
Tu, qui, sul mio petto. Tu che ti alzi e mi prepari il caffè, perché dici che viene bene solo a te, che io non sono capace. Se tutti i risvegli fossero così. Potrei anche smettere di cercare la felicità. L'avrei tutta qui. Tra le mie mani.
Mario si stiracchiò incapace di alzarsi per raggiungere Claudio in cucina. Sentiva i rumori provocati dal suo fidanzato che armeggiava con qualcosa. Era convinto che stesse preparando il caffè.
Se solo potessi restare così per sempre.
Aprì gli occhi e con uno scatto deciso si alzò dal letto. Ricordava in maniera distorta e sfumata la sera precedente. L'arrivo di Claudio, il momento in cui si erano amati fino allo sfinimento, per recuperare la settimana di distanza. Si stavano abituando, riuscivano a farsi bastare i giorni insieme. La settimana era lunga, e loro bramavano sempre più il contatto perpetuo. Addormentarsi insieme, svegliarsi insieme. Sapere che avrebbero trovato l'altro a casa, a pochi passi. Sempre.
Un amore così aveva bisogno di consumarsi in un continuo ciclo di morte e rinascita. Morire la notte nelle braccia dell'altro, risvegliarsi all'alba col suo profumo addosso. Un amore così aveva bisogno di tutto.
Ma tutto non potevano averlo, almeno per il momento.
Mario raggiunse la cucina e si grattò la nuca. Claudio era in piedi su una sedia, arrampicato all'anta del mobile sopra la cucina.
"Che diavolo fai?", chiese sconvolto.
"Prendo il Nesquik per la colazione..."
Mario lo guardò intenerito. "Clà, hai due anni? Guarda che sta lì non so da quanto, sarà anche scaduto." Si avvicinò alla cucina e spense il fornello sul quale poggiava la moka. Claudio scese dalla sedia con il bottino tra le mani. "Hai il latte?"
Mario scosse la testa ridendo. "Sei un bambino. Vedi in frigo, Dafne lo beve."
Claudio si diresse verso il frigorifero ed esultò alla vista della busta di latte.
"Mi correggo, un anno."
Claudio versò la bevanda nel bicchiere e vi rovesciò una generosa dose di Nesquik per rendere il latte al gusto di cioccolato.
"Quando mi sono innamorato di te eravamo due ragazzini", riprende Mario "ma quando ci siamo messi insieme ho creduto che avrei avuto a che fare con un uomo."
Claudio girò il latte con un cucchiaino senza guardarlo. "Ma non ci siamo messi insieme."
Mario lo guardò interdetto. "Ah no?"
Claudio rise in modo furbo e prese a sorseggiare la bevanda. "Mhhh, buono!"
"Claudio, rispondimi."
Mario sapeva che volesse andare a parare da qualche parte. Sapeva che lo stava stuzzicando, ma non riusciva a capire a cosa facesse riferimento.
"Niente, non mi sembra che sia cambiato poi molto rispetto a prima."
"Che cosa stai dicendo?", chiese Mario incredulo.
Claudio poggiò il bicchiere di latte sul tavolo e si accomodò. "Avevamo un rapporto del genere anche prima. Ci siamo sempre detti tutto, ci siamo sempre raccontati ogni cosa. Abbiamo condiviso gioie e dolori, e... è come se fossimo sempre stati insieme."
Mario si sciolse a quella confessione. Sapere che anche per Claudio il loro rapporto avesse sempre rappresentato qualcosa di molto al di là dell'amicizia gli riempiva l'anima di una felicità incontrastata. Sentiva il petto gonfio d'amore, di un sentimento la cui autenticità era sempre esistita, ma della cui portata non si era mai reso conto. Gli si avvicinò in maniera estenuantemente lenta. Allontanò dal tavolo la sedia che occupava Claudio e si posizionò a cavalcioni sul suo corpo. Gli lasciò un bacio dietro l'orecchio e prese a muoversi sul suo corpo lasciando Claudio completamente inerme. "Sei... proprio sicuro..." sussurrò al suo orecchio, continuando a baciarlo dove capitava e a muoversi su di lui aumentando la frizione tra i loro corpi, "proprio sicuro che non sia cambiato niente?"
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L'altra parte di me
FanfictionOPERA PROTETTA DA COPYRIGHT TUTTI I DIRITTI RISERVATI. Mario e Claudio sono amici. Un'amicizia viscerale ma piena di ombre e di tormenti. Un'amicizia che li rende complementari e dipendenti l'uno dall'altro, ma mai veramente vicini. Non come vorreb...