capitolo 14

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“Ow, ow,, ow!” Justin si lamentò con me per la terza volta quella notte. “Puoi fare attenzione? Non riesco a non ignorare la pressione che stai facendo.”

Alzai gli occhi al cielo. “Beh, se tu non fossi stato così impaziente, ostinato e fastidioso -dato che ti muovi come un bambino- a quest’ora avrei già finito!” Sbottai con la rabbia che prendeva il meglio di me. 

“Piccola, devi rilassarti.” Disse Justin in tono presuntuoso e con un sorriso sulle labbra. 

Inarcai un sopracciglio. “Non chiamarmi piccola, idiota.” Sussurrai. “Adesso continua a stare seduto e non muoverti.” Ritornai a tamponare i batuffoli di cotone imbevuti nell’alcool sulla pelle lacerata. 

Quasi ridacchiò, finalmente ascoltandomi per una volta rimanendo fermo senza muoversi di un centimetro.

Era giunto il momento. Voglio dire, una cosa è essere impaziente ma un’altra è essere odiosamente scortese prendendo in giro. 

Mi aveva fatto venire l’emicrania. Stavo quasi per prendere la pazienza. 

Tutto ha avuto inizio quando questo coglione si è disteso sul mio letto come se lui ne fosse il proprietario, posizionando le mani dietro la sua testa mentre guardava la mia TV.

Incrociai le mie braccia contro il petto, serrando le labbra mentre i miei occhi lanciavano razzi laser verso la sua testa. 

“Vuoi una foto? Così puoi vederla quando vuoi.” Justin sorrise mantenendo lo sguardo fisso sulla televisione.

Io, da parte mia, non trovai quel sorriso carino. No, lo trovai stupido. “Sei ritardato?”

Finalmente distolse lo sguardo dalla TV. “Cosa?”

“Ho detto, sei ritardato?” 

Il suo sguardo diventò confuso. “E’ una domanda a trabocchetto?” Inclinò la testa di lato. 

Dio onnipotente, perché dovevo passare la notte con un idiota?

“Lo prenderò come un sì.” Alzai gli occhi al cielo, sorpassandolo e afferrando il telecomando prima di spengere la TV. 

“Hey! La stavo guardando,” Indicò la televisione con la mano. 

Feci spallucce “Casa mia, camera mia, televisione mia.” Sventolai il telecomando in aria. “Telecomando mio.” Sorrisi soddisfatta. 

“E quindi? Io sono ferito. Dammi tregua!”

“Non è colpa mia se hai deciso di farti pugnalare. Non è neanche colpa mia se tu sei ‘Danger’ e hai un sacco di persone che ti odiano.” 

“Preferisco il termine nemici.” Justin replicò in modo tagliente. 

Mi controllai dall’alzare gli occhi al cielo un’altra volta. “E’ davvero così importante?” Spostai il peso su una gamba, guardandolo con i miei occhi marroni.

Fece scorrere i diti nei suoi capelli, tirando alle punte prima di scuoterli e guardarmi. “Sei così frustrante, lo sai?”

Risi. Questo qui non l’aveva detto, vero? “Io sono frustrante?” Mi indicai. “Io sono frustrante?” Ripetei un’altra volta, enfatizzando l’ “Io”.

Sgranai gli occhi nel momento in cui Justin annuì. 

“Credo che tu sia l’unica ragazza a cui mi riferisco.” Mise i pugni nelle tasche dei suoi jeans stretti. 

Feci un’altra risata. “Se qualcuno deve essere frustrante, quello sei tu!” Puntai un dito verso di lui. “Dio, sei per caso ignaro delle cose che fai?”

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