capitolo 46

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Kelsey’s Point of View:


Sentii il corpo indebolirsi. “Cosa vuol dire che hanno trovato il suo corpo?” 

“Bruce mi ha chiamato e mi ha detto che i poliziotti stavano cercando qualcosa quando hanno trovato il corpo e, secondo lui, sono un loro sospettato.”

Aggrottai la fronte. “Come possono incolparti senza nessuna prova?”

Justin scosse la testa facendo un mezzo sorriso. “Perché questi coglioni stanno cercando di buttarmi in galera da anni.”

“Cosa farai?” Sussurrai dopo qualche minuto di silenzio. 

“Non lo so. Prima devo parlare con Bruce, farmi raccontare l’intera vicenda e poi inizieremo a pensare sul da farsi.” Justin accentuò la stretta sul volante facendo diventare bianche le sue nocche. 

Rimasi in silenzio cercando di evitare una discussione. 

“Non capisco come cazzo abbiano fatto i ragazzi ad essere così sbadata da buttare quel fottuto corpo in un posto così facile da trovare …” Scuotendo la testa, sbatté la mano contro il volante. “Gli avevo detto di occuparsene e l’unica volta che lo faccio, mandando tutto a farsi fottere e alla fine dei giochi sono l’unico che ne paga le conseguenze.”

Afferrando la sua mano libera cercai di farlo calmare. Proprio quando stavo per accarezzare il dorso della mano con il pollice, Justin tolse la dalla mia in modo freddo. “No, Kelsey. Non sono in vena.” Disse serrando i denti e svoltando in un’altra strada.

Mi morsi il labbro riportando entrambe le mani sulle mie ginocchia. 

Quando ci fermammo al semaforo rosso, si allungò verso di me prima di aprire il cruscotto da cui prese un pacchetto di sigarette. Richiudendolo in malo modo, ne prese una e successivamente afferrò l'accendino. Iniziò a fare qualche tiro tenendola ben stretta fra l’indice e il medio. Successivamente il suo ginocchio prese il comando del volante mentre la sua schiena si rilassò contro il sedile. Prendendo un altro tiro, trattenne il fumo per qualche secondo prima di buttarlo fuori. 

Sventolai una mano da una parte all’altra cercando di arieggiare l’aria intorno a me. 

Non si scomodò di aprire il finestrino e continuò a guidare verso casa sua ignorando il fatto che la macchina era ormai una nuvola di fumo. 

Fortunatamente, raggiungemmo casa e finalmente riuscii a respirare aria pulita. Aprì la portiera e aspettai Justin. Una volta che uscì, si incamminò verso la porta.



“Riunione. Adesso.” Disse alzando il tono di voce. 

Tutti arrivarono in salotto e, timidamente, mi sedetti sul divano accanto a Justin. 

I suoi occhi era intensi e il suo corpo era teso. Sembrava come un animale pronto ad attaccare la sua preda. 

“Sei arrivato prima di quanto pensassi.” Disse Bruce con nonchalance. 

“Sono partito subito dopo aver ricevuto la tua chiamata.” La sua voce si fece sempre più cupa mandandomi una scarica di brividi per tutto il corpo. “Adesso arriviamo il punto. Che cazzo è successo?” Justin intrecciò le sue dita fra loro interessato a cosa Bruce aveva da dire. 

Sedendosi vicino a noi, Bruce si inumidì le labbra. “La notizia è arrivata oggi pomeriggio. La polizia era alla ricerca di qualcosa come del fumo o roba del genere quando i cani hanno iniziato ad agitarsi. Sono finiti vicino al lago e hanno trovato il corpo senza vita di Parker--”
“Ragazzi come cazzo avete fatto a buttare il corpo nel lago?” Justin fissò incredulo Marco, Marcus e John. 

“Dove diavolo avremmo dovuto portarlo? Ci hai lasciato alle due del mattino!” Rispose Marco. “In ogni modo, pensi sia stato facile arrivare al Ganzo’s Bridge e buttare di sotto un sacco?” Scosse la testa. “La polizia ci avrebbe potuto beccare.”

“No se l’aveste fatto nel modo giusto.” Sbottò Justin. 
“Ok basta.” Disse Bruce portando le mani in aria cercando di fermarli.

Justin sbuffò serrando la mascella. 

Bruce sospirò. “Ascolta, hanno detto di avere una lista di sospetti e inizieranno ad investigare. Ovviamente tu sarai il primo.”


“Che merda.” Justin scosse la testa. “Visto che non ho già abbastanza problemi, ora mi tocca pure questo.”

“Ascolta Bieber, questo non sarebbe successo se non avessi mandato tutto a puttana lasciando che la tua ragazza qui presente vedesse tutto quanto.” Disse Bruce e, immediatamente, tutti gli sguardi erano puntati su di me. 

“Non metterla in mezzo.” Disse Justin serrando i denti. 

“Mi dispiace ma è la verità. Ti ha visto; te ne sei andato con lei e hai lasciato i ragazzi da soli.”

“Non sono dei fottuti dodicenni, Bruce!” Urlò Justin. “Non è che era la prima volta che facevano qualcosa di simile. Avrebbero dovuto sapere come farlo!”

“Capisco che tu sia arrabbiato--”

“Ho ogni diritto per esserlo!” Disse Justin al limite dell’esasperazione. Facendo molleggiare la sua gamba destra iniziò a fissare il vuoto con la rabbia evidente sul volto. 

“Sì ma non puoi perdere il controllo proprio ora. Hai bisogno di mantenere la calma perché i poliziotti verranno a farti delle domande e non devono dubitare neanche per un secondo che tu stia mentendo.”

Justin prese un ultimo tiro dalla sigaretta prima di buttare il mozzicone contro il pavimento. “Niente di nuovo.”

“Lo so ma la differenza è che questa volta sei ancora più testa calda.”

“Sei al limite, fratello. Hai bisogno di calmarti.” Intervenne John. 

Justin scosse la testa. “Sono solo incazzato.” Inumidendosi le labbra, fece scorrere una mano fra i capelli prima di farla scivolare lungo il collo. “Perché devo essere interrogato per un errore che, voi, avete fatto? Non lo capisco; e il fatto che devo occuparmene io …” Justin fece fuoriuscire un sospiro di frustrazione. 

“Non sei l’unico che verrà interrogato. Lo saranno anche Luke e tutti gli altri.”

Justin fece una smorfia di disgusto. “Non me ne frega un cazzo di quel coglione. Per quanto me ne importi può bruciare all’inferno.”

Bruce mosse le labbra prima di fare un respiro profondo. “Ti sto solo dicendo che non sarai l’unico ad essere interrogato.”

“Non me ne importa.” Justin distolse lo sguardo dal pavimento. “Mi sta sul cazzo il fatto che ogni volta che le cose iniziano ad andare per il verso giusto, succede sempre qualcosa come questo.” Justin si appoggiò contro lo schienale portando indietro la testa. “Non posso mai prendere una pausa.”

Marcus diede una pacca sulla spalla di Justin. “Ti copriamo le spalle, amico. Non sei solo.”

“Senza offeso, amico --grazie per l’incoraggiamento e tutto-- ma non sei tu che hai la polizia al culo. Sono io quello che vogliono.”

Marcus alzò le spalle sapendo che aveva ragione. 

“Ascolta Bieber,” Iniziò Bruce per poi fermarsi. Quando Justin alzò lo sguardo, Bruce continuò. “Non importa cosa succederà, noi non smetteremo di lottare. Non hanno delle prove materiali.”

Justin scosse la testa. “Non ce l’hanno. Indossavo dei guanti quella notte ma li ho bruciati quando sono tornato a casa e ho nascosto la pistola.” 

“Ce l’hai ancora?”

“Cosa? La pistola?”

Bruce annuì. 

“Sì, è in camera mia.”

“Bene, devi sbarazzartene il prima possibile perché quando arriveranno, inizieranno a setacciare ogni centimetro di questa casa.”

“Lo so.” Justin sospirò. “Me ne occuperò più tardi.” 

“Hai anche bisogno di un alibi.”

“Giusto,” Disse Justin serrando i denti. 

“Tutti ti hanno visto alla festa. Quindi, non puoi dire di non essere stato lì ma puoi dire di essere andato via prima.”

“Sì perché me ne sono andato via con lei.” Justin indicò verso la mia direzione con il pollice. 

“Ok,” Bruce annuì. “Ma non possiamo usarla come alibi.”

“Assolutamente no.” Justin scosse la testa. “Non voglio metterla nel mezzo ma comunque possiamo trovare qualcun altro.”

“Chi?”

Justin si voltò verso di me. “Carly!”

I miei occhi si spalancarono. “Carly?” Enfatizzai. 

“E’ la nostra unica speranza. Mi ha visto alla festa, può aiutarci.”

“Ci odia, Justin.” Dissi come se fosse la cosa più normale. 

Fece un mezzo sorriso. “La stronzetta ti considera ancora la sua migliore amica.”

Scossi la testa. “Non lo farà. Non ci ha pensato due volte a raccontare ai miei genitori di noi due, cosa ti fa pensare che non lo farà con la polizia?”

“Ha ragione, amico.” Aggiunse John. “E’ troppo rischioso.”

“No, non lo è. Sono andata a trovarla l’altra notte e le ho detto che se si fosse riavvicinata a Kelsey l’avrei uccisa.” 

Sgranai gli occhi a quello che avevo appena sentito. “Tu cosa?!” Dissi quasi urlando. 

“Mi sono fatto prendere dal momento.” Justin alzò le spalle. 

Spalancai la bocca scuotendo la testa. “Non puoi minacciarla! Come pensi che questo possa farle cambiare idea?”

Bruce ridacchiò. “La tua ragazza ha ragione. Perché dovrebbe spalleggiarti dopo quello che le hai detto?”

“Perché se fosse stata intelligente, non si sarebbe messa contro di me. Anche se non in prima persona, posso farle vivere una vita d’inferno.”

“Non funzionerà …”

“Forse no se fossi io a chiederglielo …” Justin si voltò verso di me. “Ma magari se fossi tu a farlo …”

“No.” Scossi la testa. “Non voglio avere niente a che fare con lei”

“Andiamo! Ci tiene ancora a te e tralasciando quello che ha fatto, siete ancora migliore amiche. Puoi chiederle un favore.”

“La odio però.” Mormorai. 

“Piccola, credo che avere la polizia al mio fianco sia un po’ più problematico del tuo odio verso Carly.”

“Come vuoi.” Mormorai. 

“Significa che lo farà?” Chiese Marco dopo pochi secondi. 

Justin sorrise annuendo. “Lo farà.”

“Non ho mai detto di sì!”

“Ma ci stavi pensando.” Disse. 

“Sì, ci stavo pensando. Questo non significa che la mia risposta sarebbe stata positiva.” Feci spallucce. 

Justin fece lo stesso. “E’ uguale.”

“Per niente.”

“Piccola, davvero?” Justin si fece serio guardandomi. “Lo stiamo facendo di nuovo adesso?”

Incrociai le braccia al petto distogliendo lo sguardo. 

Justin si strofinò la punta del naso prima di fare un respiro profondo. “Questa ragazza mi farà diventare pazzo.”

“Sono ancora qui eh!” Dissi nervosa prima di voltarmi verso di lui. 

“Quindi?” Disse Justin con voce annoiata. 

Alzando gli occhi al cielo, distolsi lo sguardo dato che non avevo intenzione di continuare quella discussione. Appoggiando il gomito sul braccio del divano, posai la testa sulla mano e assistetti alla conversazione. 

“Per quanto odi interrompere qualunque cosa stia succedendo tra voi due, qui abbiamo un altro problema.” Disse Bruce.

“L’attentato a Luke deve essere rimandato.”

Sentii i brividi arrivare alla superficie della mia pelle al ricordo di Luke. Guardai verso Justin sapendo che probabilmente era su tutte le fuori. 

La rabbia si poteva leggere nei suoi occhi color cioccolato. Si incupirono immediatamente e le sue pupille si dilatarono. 

Nessuno di noi disse una parola sapendo che Justin era al limite e che se qualcuno avesse detto una parola sbagliata o di troppo, sarebbe scoppiato. 

All’improvviso il tavolino al centro della stanza venne scaraventato in aria. 

Sussultammo dall’improvviso rumore alzando lo sguardo per realizzare che il colpevole era Justin. 

Tirando un ultimo calcio al tavolo, se ne andò. 

Rimanemmo seduti in silenzio incapaci di pensare a qualcosa da fare. Mi morsi il labbro meditando sul da farsi. 

Dopo qualche minuto, mi alzai. “Vado a vedere se sta bene …”

“Non penso sia una buona idea.” John mi afferrò dal polso prima che potessi fare un altro passo. “Lascialo sbollire. Ha un monte di pressione addosso.”

Annuii sedendomi di nuovo sul divano. 



Justin’s Point of View:


Mi sentivo come se tutto e tutti fossero contro di me. Dopo aver ucciso Parker, era come se il karma si stesse vendicando. 

Kelsey mi aveva visto e dovevo fare attenzione che non dicesse niente alla polizia, Bruce mi stava come una spina sul fianco, Kayla si comportava coma una stronza, mi ero innamorato di una ragazza che aveva assistito all’omicidio, Luke mi aveva pugnalato e poi aveva rapito Kelsey, Jason era ritornato portando con se tutti i brutti ricordi del passato, avevo chiarito con la mia famiglia e adesso dovevo occuparmi di una nuova cosa. 

I poliziotti mi stavano cercando e non avevo idea se il piano di convincere Carly ad aiutarmi sarebbe bastata come prova. Per quanto potevo immaginarmi, quella stronzetta avrebbe potuto dirmi di no perciò ero finito con il mettere Kelsey nel mezzo solo per salvarmi il culo dalla galera. 

Ma cosa avrebbero potuto pensare i miei genitori se fossero venuti allo scoperto? Mi avrebbero perdonato di nuovo? Scossi la testa al pensiero stupido. Ovvio che non l’avrebbero fatto. Mi avrebbero odiato di nuovo e chissà se avessi potuto ricevere un nuovo loro perdono.

I genitori di Kelsey l’avrebbero mangiata viva se avessero chiesto cosa mi era successo. Ma questo non l’avrei mai fatto succedere. 

Era stato un mio errore, era la mia battaglia. Non la sua. 

Facendo scorrere una mano fra i capelli, tirai le punte cercando di smettere di pensare. 

Tirai dei calci a infiniti sassolini cercando di pensare ad altro. 

Il fatto che l’attentato a Luke doveva essere rimandato mi infastidiva da morire. Non ero una checca, non avevo paura di lui e volevo che lui lo capisse. Ma ora? Sembravo come un fottuto ritardato. Rimandare l’attacco di alcune settimane era ridicolo. 

Luke doveva pagare per aver toccato Kelsey e per aver provato a essere migliore di me. Conoscevo i suoi giochetti più di lui. Ero sul campo da anni e nessuno aveva mai provato a rubarmi il trono. 

Mettendomi le mani in tasca, fissai il nulla davanti a me. 

Sentii un fruscio non molto lontano da cui ero. Voltandomi, sentii il mio corpo contrarsi ma rilassarsi non appena vidi Kelsey. 

Fece un sorriso camminando lentamente verso di me. “Stai bene?” Mormorò fermandosi al mio fianco. 

Distolsi lo sguardo. Alzai le spalle inumidendomi le labbra. “Credo.”

“Sembravi davvero arrabbiato prima … sei sicuro di stare bene?”

“Secondo te Kelsey?” Sospirai. “I poliziotti mi stanno cercando e adesso l’attacco a Luke è rimandato.” Scossi la testa. “Non posso neanche permettermi una pausa.”

“Hey …” Posò una mano sulla mia schiena. “Andrà tutto bene. Parlerò con Carly e la convincerò ad accettare.”

“Non è quello.” Mormorai. “E’ che tutto sta succedendo così velocemente, non posso neanche rilassarmi cinque minuti.”

“Questo stile di vita ti stanca, huh?” Mormorò con una voce silenziosa come il vento. 

“Non ne hai idea.” 

Mordendosi il labbro, Kelsey abbassò lo sguardo prima di puntarlo verso il cielo. “Scusami.”

Aggrottai la fronte, voltandomi verso di lei. “Per cosa?”

“Per tutto.” Alzò le spalle. “Per non essermene andata dalla foresta quando avrei dovuto, per essere stata stupida e aver accettato il passaggio da Luke, per i miei genitori, per aver avuto infinte discussioni con te …”

Scossi la testa. “Non è colpa tua. Avrei dovuto fare attenzione che non ci fosse nessuno. Avrei dovuto raccontarti di Jen sin dall’inizio e poi sono io che istigo a litigare. Diciamo che è colpa di entrambi. Non incolparti di tutto.”

“Se mi fossi fatta gli affari miei, ti saresti occupato di Parker e non sarebbe successo niente di tutto ciò.”

“Hey,” Mi avvicinai afferrando il suo mento per farla voltare verso di me. “Non mi sono pentito neanche un secondo di averti trovato in quella foresta. Se non fosse per te, non ce l’avrei fatto a vivere la mia miserabile vita. Mi hai dato qualcosa in cui sperare.” 

Un sorriso spuntò sulle sue labbra. “Lo stai dicendo tanto per dire. Ma, grazie.”

Aggrottai la fronte facendo cadere le braccia. “Cosa? No.” Scossi la testa facendo un passo in modo da avvicinarmi a lei. “Sono serio Kelsey. Dopo tutta quella merda successa con Jen, avevo rinunciato. Non me ne fregava un cazzo di niente e di nessuno poi sei arrivata tu …” Scossi la testa premendo il mio corpo contro il suo. “Ti amo.”

“Ti amo anche io.” Sussurrò contro le mie labbra. Non mi accorsi che mi ero avvicinato fino a quando le sue labbra non toccarono le mie. 

“Sei bellissima, lo sai?” Domandai guardando ogni singolo centimetro del suo volto per poi guardare il suo corpo e infine ritornare ai suoi occhi. 

Mordendosi il labbro, premette le sue labbra contro le mie e, immediatamente, le mie braccia avvolsero la sua vita. 

Avvolgendo le braccia intorno al mio collo, mi spinse più vicino e in quel momento tutte le preoccupazioni svanirono nell’aria. Tutto quello che m’importava era Kelsey. 

Spingendola dolcemente contro un tronco d’albero, ruppi il bacio spostando le mie labbra sul suo collo dove iniziai a lasciare infiniti baci. 


“Ti amo.” Mormorai contro la sua pelle. 

“Ti … amo … pure … io …” Disse fra un respiro e l’altro.

Ritornando sulle sue labbra, feci scivolare la mia lingua dentro la sua bocca senza neanche chiedere il permesso e la nostra solita lotta iniziò. 

Kelsey iniziò a toccarmi i jeans e in quel momento capii che dovevamo fermarci. “Mi mancherà tutto questo …” Mormorai contro le sue labbra prima di allontanarmi dal suo corpo. 

I suoi occhi si immersero nella confusione. “Cosa vuoi dire?”

Sospirai leccandomi le labbra per assaporare il suo sapore rimasto. “Dopo stanotte,” La guardai negli occhi sapendo che quello che stava per succedere sarebbe stato difficile per entrambi. “Non posso essere visto con te.”

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