capitolo 42

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Kelsey! Tesoro, apri la porta!” 


Grugnii stirando le braccia verso l’alto prima di farle avvolgere intorno a qualunque cosa fosse accanto a me. 

“Kelsey! Sei almeno sveglia? Apri questa porta signorina!” La voce di mia mamma mi perforò il timpano. 

Strofinandomi gli occhi con il dorso delle mani, cercai di farmi passare il sonno. Guardandomi intorno vidi Justin dormire in pace al mio fianco. 

“Kelsey Anne!” Mia madre mi chiamò un’altra volta, questa volta più forte. 



I miei occhi si spalancarono non appena realizzai cosa stava succedendo. Il più veloce possibile, spinsi Justin. “Justin!” Dissi sussurrando e scuotendolo. “Justin, svegliati!” 

“Mmm.” Si voltò dall’altra parte. 

Alzando gli occhi al cielo,lo spinsi un’altra volta e, questa volta, più forte. “Justin!”

“Che c’è?” Mormorò. 

“Svegliati! Mia mamma è dietro la porta!” 

“Kelsey Anne Jones, cosa sta succedendo?”

“Sto venendo mamma!” Risposi prima di voltarmi di nuovo verso Justin sperando di vederlo sveglio. Ma, per mia sfortuna, stava ancora dormendo. 

“Justin!” Sbottai cercando di mantenere il mio tono di voce il più basso possibile. “Svegliati prima che ti tiro una sberla!”

“Gesù. Piccola, che cazzo c’è?” Grugnii aprendo gli occhi. 

“Cosa c’è?” Enfatizzai. “Che c’è?!” Diedi una botta alle sue spalle. “Alzati e nasconditi! Mia mamma è dietro la porta!”

I suoi occhi si spalancarono non appena menzionai mia mamma. “Cazzo, sei seria?”

“Kelsey!” Mia mamma mi chiamò un’altra volta. “Apri questa porta o chiamo tuo padre per buttarla giù!”

“Merda,” Justin si alzò di scatto dal letto facendomi passare le dita tra i capelli. Si guardò intorno cercando un posto dove nascondersi.

Feci lo stesso cercando di aiutarlo a trovare un nascondiglio quando i miei occhi si posarono sull’armadio. “Muoviti! Nasconditi lì dentro!” Lo spinsi contro le ante. 

“Che diavolo, piccola? Smettila di spingermi!” Disse camminando contro l’armadio. 

“Entra dentro e non fiatare!” Lo avvertii mentre alzava gli occhi al cielo chiudendo le ante dietro di lui. 

Adesso tutto era al suo posto. 

Camminai verso la porta; aprendola mi ritrovai davanti mia madre che era su tutte le furie. “Hey mamma …” La salutai imbarazzata. 

“Era l’ora che tu aprissi questa porta, signorina. Mi stavo iniziando a preoccupare.”

“Mi stavo preparando per fare una doccia, mamma. Scusa se non ho sentito che mi stavi chiamando. Ero sotto l’acqua.” 

“Io non ho sentito scorrere l’acqua.” 

“Beh, probabilmente eri troppo impegnata ad urlare.” Dissi sorridendo. 

“Non fare la furba con me signorina.” Disse con tono serio. 

“Stavo scherzando mamma.” Mormorai spostando tutto il peso sulla gamba sinistra incrociando poi le braccia contro il petto. 

“Con chi stavi parlando?” Mi fissò. “E perché indossi ancora i vestiti di ieri sera?”

“Nessuno?” La guardai come se fosse una pazza anche se stavo morendo dentro. Se avesse scoperto che Justin era lì, sia lui che io saremmo morti. “E mi sono addormentata mentre stavo leggendo un libro …” Dissi per poi maledirmi mentalmente della stupida scusa che avevo tirato fuori. 

“Avrei giurato di averti sentito parlare con qualcuno e ti dovresti cambiare prima di leggere.”

“Hai perso la testa, mamma …” Ridacchiai nervosamente. “E lo so ma me ne sono scordata.”

“Non essere così sbadata, Kelsey.” Allungando il collo in modo da avere una visuale completa della mia stanza, iniziò a cercare qualcosa che potesse essere fuori posto. Ma quella che era la sua sfortuna, era la mia fortuna e così non trovò niente. 

“Ci proverò.”

Sospirando, fece un passo indietro. “Beh, comunque sono venuta qui per avvertiti che devi andare a scuola tra un ora. Non voglio che tu faccia tardi perciò continua a prepararti. Papà vi accompagnerà a scuola.”

Annuendo, sorriso. “Okay.” La guardi andare via e proprio quando stavo per chiudere la porta, iniziò a parlare di nuovo. 

“E prima che me ne dimentichi,”

Aprii la porta di nuovo guardandola. 

“Io e tuo padre vorremmo parlare di un po’ di cose prima che tu vada a scuola.”



Sentii il mio stomaco chiudersi. “Oh, okay …” Dissi sorridendo. 

“Beh, puoi andare.” Gesticolò. “Preparati. Ti aspettiamo giù.” Voltandosi, se ne andò. 


Chiudendo la porta, lasciai fuoriuscire l’aria che stavo trattenendo da chissà quanto. 

“Era l’ora che se ne andasse! Stavo soffocando là dentro!” Mormorò Justin stirandosi il collo. 

Ridendo scossi la testa. “Sono felice di essermi ricordata di chiudere la porta ieri sera o saremmo stati beccati con le mani nel sacco.”

Ridacchiando annuì. “Vero.” Lasciandosi cadere sul letto, mi guardò con i gomiti appoggiati sulle ginocchia. “Di che cosa pensi vogliano parlare?”

“Di te.” Dissi senza girarci troppo intorno. 

“Di me?” Ridacchiando. “Cosa c’è da dire su di me?”

“Beh, sono sicura che tu abbia sentito la conversazione che abbiamo avuto ieri sera.” Camminai verso l’armadio cercando i miei vestiti. 

“Sì, quindi? Cosa c’entra?” I suoi occhi fissi su di me anche se ero di spalle. 

Alzai le spalle. “Allora avrai sentito che vogliono incontrarti.”

Dopo aver tirato fuori una maglia, un paio di jeans stretti e degli stivali, mi voltai e vidi che Justin si stava mordicchiando il labbro nervosamente. 



“E?”

“E immagino che questa sia la ragione per cui vogliano parlare. E magari vogliono parlare anche del fatto che se mento di nuovo, non mi riconosceranno più come loro figlia.”

“Amore …”

“No, sono seria.” Posai i vestiti sulla scrivania prima di camminare verso di lui. “Non stavo giocando la prima volta che ti ho incontrato per la prima volta. I miei genitori sono spaventati, Justin. Sono super protettivi, appiccicosi ma dopo tutto li amo anche se vogliono avere il controllo su tutto.”

Sospirando, Justin posò le sue mani sui miei fianchi. Spingendomi verso di lui, mi fece spazio fra le sue gambe. “Mi dispiace.” Mormorò. 

“Non devi essere dispiaciuto.” Aggrottai la fronte. 

“E’ solo che … odio il fatto di averti fatto mentire e che, per questo, sei finita nei guai.”

“Stai facendo solo cosa era meglio per i te e i tuoi ragazzi. Se fossi stata al tuo posto, avrei fatto lo stesso. Non avrei voluto che la persona che aveva assistito all’omicidio, dicesse qualcosa a riguardo.”

Alla menzione dell’omicidio, Justin divenne più testo. “Non ho voglia di parlarne piccola ma grazie.”

“Allora che cosa vuoi dire?” Spostai la testa su un lato confusa. 

“Sto parlando di quando ti ho portato a mangiare fuori e tu sei finita con l’essere presa da Luke e di quando ti ho chiesto di uscire ieri.”

“Okay, prima di tutto, la cosa con Luke non è stata colpa tua. E’ stata colpa mia per essere entrata nella macchina di un completo sconosciuto.” Scossi la testa. “In ogni caso, sono stata io a decidere di mentire per la terza volta quindi tu non devi sentirti in colpa per niente.”

Justin scosse la testa distogliendo lo sguardo. “Da quando mi hai incontrato, le cose sono solo peggiorate per te--”

“No.” Sbottai. “Non dirlo. La mia vita è migliorata.”

“Migliorata?” Gli occhi di Justin si spalancarono. “Piccola, seriamente? Non mentire a te stessa.”

“Appunto. Sono seria. Prima che ti incontrassi, stavo sempre a casa ad annoiarmi. I miei genitori mi tenevano chiusa in casa. Tu mi hai fatto capire il significato di libertà, avventura …”

Justin scosse la testa. “Stai rischiando la tua vita stando con me …” Mormorò.

Aggrottai la fronte. Cosa stava succedendo? “Non mi interessa. Ho scelto di stare con te e non andrò da nessuna parte. Combatteremo insieme, che ti piaccia o no.” Feci un mezzo sorriso. 

“Cacchio, speravo che potessimo lasciarsi così sarei potuto andare a scoparmi tutte le ragazze.” Justin scherzò schioccando le dita per avere ricevuto una delusione.

“Justin!” Risi. 

“Che? Sto scherzando.” Ridacchiò spingendomi più vicino a lui. “Tipo, come potrei lasciare una meravigliosa ragazza come te?” Fece l’occhiolino.

“Aw,” Dissi con una voce infantile prima di avvolgere le braccia intorno al suo collo. “Sei così dolce.”

“Mhm,” Mormorò alzando la faccia così da essere a pochi centimetri dalla mia. “Tanto.”

Sorridendo, mi avvicinai lasciando che le nostre labbra fossero a pochi centimetri dall’altra. 

“Piccola …” Sussurrò Justin. 

“Sì?” Sussurrai in risposta cercando di far toccare le mie labbra alle sue. 

“Baciami.” Mormorò. 

“Hm, come hai detto?”

“Piccola,” Gemette aumentando la presa sui miei fianchi. “Baciami.” Praticamente mi supplicò, cosa che mi fece eccitare.

“Con piacere.” Sorridendo, catturai le sue labbra con le mie e lasciai che si muovessero insieme in sincronia. 

Passando la sua lingua sul mio labbro inferiore, supplicò per entrare. Decisi di giocarci un po’ mantenendo le mie labbra serrate. 

Justin gemette spingendomi più vicina a lui, le sue dita mi spinsero contro il suo corpo mentre i suoi denti mordicchiavano il mio labbro facendomi gemere. 

Leccandomi il labbro un’altra volta ma più freneticamente, le mie labbra rimasero ancora una volta chiuse. Cercai di non sorridere ma era impossibile. 

Fece scivolare le sue mani giù per la mia schiena fino ad arrivare sul mio sedere dove lo afferrò con i palmi facendomi spalancare la bocca.

Prendendo l’opportunità, Justin spinse la sua lingua nella mia bocca. Pochi secondi e le nostre lingua stavano già rincorrendosi. 

Potevo sentire il sorriso sulle sue labbra.

Avvicinandomi a lui --se era possibile-- feci scorrere le mie dita fra i suoi capelli per poi tirare sulle punte. Justin afferrò le mie cosce facendomi sedere sulle sue ginocchia. Le mie gambe avvolte intorno a lui lasciandomi a cavallo. 

Allontanandosi dalle mie labbra, Justin iniziò a lasciare alcuni baci per tutto il mio collo. 

“Piccola?”

“Sì?” Sussurrai senza fiato. 

“Forse dovrei aiutarti a vestirti.” Spostando le labbra lungo la mia clavicola, ritornò sul mio collo e sulla mia mandibola. “Cosa ne dici?” 

Mi morsi il labbro annuendo senza pensarci due volte. 

Ritornando alla posizione iniziale, Justin tirò la mia maglia. 


Spostandomi leggermente più indietro, alzai le braccia in aria aiutandolo a farla passare dalla testa prima di buttarla di lato. 


Mordendosi il labbro Justin mi spinse di nuovo contro di lui baciandomi sulle labbra e distendendosi sul letto. Rotolammo su noi stessi in modo che lui potesse stare sopra di me. 


L’aria si fece improvvisamente calda mentre i nostri divennero più pesanti e più bisogni. 


Facendo scivolare le mani giù per le mie gambe, Justin iniziò a baciarmi il collo un’altra volta. Mordicchiando qua e là facendomi gemere. “Justin …” 

Staccandosi, Justin iniziò a sbottonare i pantaloni cercando il più veloce possibile di togliermeli di dosso. Guardandomi negli occhi, Justin cercò una risposta per sapere se avesse dovuto continuare o no. 

Inumidendomi le labbra deglutii e, quasi immediatamente, annuii. 

“Sicura?” Mormorò Justin contro le mie labbra sentendo la mia incertezza. 

Annuii. 

Avvicinandosi, Justin premette le sue labbra contro le mie mentre spinse i jeans giù. 

“Kelsey! Ti sei preparata per la scuola? E’ quasi un quarto alle otto! Dobbiamo andare e io e tua madre vogliamo parlarti!” Urlò mio padre. 

Spinsi via Justin, il mio petto si muoveva rapidamente. “S-Sì! Devo solo vestirmi e arrivo!”

Dopo pochi secondi, rispose con un ‘okay!’. 

Premendo le mani contro il metto di Justin, lo allontanai giusto un po’. “Devi andare adesso.”

“Perché ogni volta che siamo vicini così dal farlo, qualcuno deve interromperci?” Togliendosi da sopra, Justin si alzò in piedi. 

Sorridendo, mi misi a sedere. “Momento inopportuno, immagino.”

“Okay, beh, la prossima volta, mi prenderò carico di trovare un momento che non sia inopportuno.”

“Prossima volta?” Alza un sopracciglio sorridendo. 

“Mhm,” Annuì facendo l’occhiolino. “Non penserai mica che abbiamo finito qua, vero?”

“Chi ha detto che ci sarà una prossima volta?” Lo fissai divertita. 

Justin camminò verso di me per poi avvicinare la faccia a pochi centimetri dalla mia. “Io.” Sorrise prima di picchiettare le sue labbra contro le mie. 

Ridendo, scossi la testa. “Se ti rende felice, piccolo.”

“Lo vedremo, no?”

“Esatto.” Sorrisi. 

Ridendo, Justin si avviò verso la finestra. “Comunque, anche se mi piacerebbe restare, devo andare. Bruce si starò probabilmente cagando in mano.”

“Se dice qualcosa, digli che sono stata io a chiederti di rimanere.”

Alzò le spalle. “Non me ne frega un cazzo di quello che dice. Non è mio padre, posso fare quello che voglio. Non voglio sentire la sua voce di mattina.”

“Ti capisco.” Ridacchiai riferendomi a mia mamma. 

Sorridendo, Justin aprì la finestra facendo entrare l’aria fresca di prima mattina. “Ci vediamo più tardi, piccola.” 

Lo salutai con la mano. “Ci vediamo.”

Sedendosi sul cornicione, Justin gettò le sue gambe dall’altra parte prima di aggrapparsi la scala accanto alla finestra e scendendo il più veloce possibile. Camminando intorno alla casa, arrivò al marciapiede dove la sua macchina era parcheggiata. 

Pochi secondi e mi ritrovai a sorridere a me stessa per quello che era successo pochi minuti prima. Mi alzai e mi avviai in bagno con solo due cose in mente: Justin e cosa sarebbe potuto succedere se non era così presto e se mio padre non avesse interrotto. 


Justin’s Point of View:

Non ci stetti molto prima di arrivare a casa. Togliendo le chiavi dal nottolino, aprii la portiera e camminai a passo svelto contro il portico. 

Una volta entrato in casa realizzai che Bruce non era ancora sveglio, fortunatamente. Così nemmeno i ragazzi. 

Come sempre il destino aveva un altro piano perché proprio quando stavo per salire le scale, una voce familiare mi arrivò all’orecchio. “Dove eri?”

Chiusi i miei occhi maledicendomi. Mi voltai lentamente per vedere Kayla in piedi con le braccia incrociate al petto e le labbra coperte con il solito rossetto rosso che mi fissava con uno sguardo freddo. 

Mi controllai dal non vomitare.

“Non sono affari tuoi.” Sbottai. 

Kayla alzò le sopracciglia. “Credo che sia il contrario, Bieber. Avevamo bisogno di te l’altra notte e tu non eri da nessuna parte.”

“Vi avevo detto che stavo uscendo.”

“Ma non sei mai ritornato.” Continuò la frase. 

“Allora? Sono sicuro che ce l’hanno fatta anche senza di me.”

Fissandomi, Kayla sbuffò. “Da quando lasci i ragazzi da soli?”

“Sono grandi e vaccinati. Come ho detto prima, possono cavarsela da soli.” Dissi serrando i denti. 

Scosse la testa disgustata. “Eri con lei, vero?”

“Di nuovo, non sono affari tuoi.” Dissi nervoso pronto a salire in camera mia. 

“Mi chiedo come la prenderà la tua ragazza quando le racconterò del nostro passato …”

Mi ghiacciai.
“Sono sicura che non è a conoscenza delle innumerevoli volte che tu sei venuto da me per far si che noi … lo sai, potessimo scopare.” Fece un sorriso malizioso. 

Serrai la mandibola non appena sentii la rabbia ribollire dentro di me. “Ti suggerisco di tenere quella bocca chiusa se vuoi vivere.”

“Cosa? Ho toccato un punto dolente, Justin? Forse la prossima volta ci penserai due volte prima di disprezzarmi.”

“L’essere disprezzata sarà la tua ultima preoccupazione se aprirai quella bocca per dire qualcosa a Kelsey.” Alzai il tono di voce. “Lei non ha niente a che fare con te.”

“Sei veramente accecato, giusto? Ti ha fatto il lavaggio del cervello e adesso non riesci a neanche a ragionare.”

Fu la goccia che fece traboccare il vaso. Avvicinandomi, l’afferrai per i bracci prima di sbatterla contro la parete. “Non dirai niente a Kelsey o, giuro su Dio, Kayla che te ne farò pentire.”

“La verità ti fa arrabbiare perciò immagino che tu sia d’accordo con me. Lei è il tuo cagnolino.”

“Zitta.” Dissi serrando i denti. 

“Come? Te la sei già scopata? E’ per questo che ti sta attaccata come una cozza?”

“Cazzo, Kayla! Stai zitta!” Urlai. Sentivo il mostro dentro di me prendere il sopravvento. 

“E’ davvero così brava a letto perché sono scura che riusciresti a trovare qualcuna che riuscirebbe a soddisfare i tuoi bisogno senza trasformarti in uno schiavetto.”

“Kayla, ti do cinque secondi per zittirti o ti faccio saltare la testa in mille pezzi.”

“Mi piacerebbe vederti farlo.”

“Non sfidarmi.”

“Ti ricordi quando litigavamo ma finivamo sempre con del sesso sfrenato?” Fece un sorriso malizioso. 

Quella stronza mi stava dandola alla testa. 

“Cosa ne dici se andiamo su in camera mia e ci divertiamo?” Le sua dita scivolarono giù per il mio petto.

Quasi vomitai. 

“Sei ritardata o pazza?” Dissi innervosito. 

“Che c’è?” Chiese innocentemente come se quello che avesse fatto non fosse sbagliato. 

Scossi la testa cercando di non pensarci. “Prima di tutto, preferirei morire che mettere il mio cazzo nella tua vagina sporca e secondo, non voglio più niente a che fare con te. Per quanto mi riguarda non hai nessun valore e mai lo avrai. Lo avevi perché eri un ottima scopata che mi faceva dimenticare dei problemi. Oltre a questo, non mi sei mai passata per la testa … neanche per sbaglio.” 

Kayla chiuse la bocca, i suoi occhi fissi sui miei e sapevo che avevo vinto.

“Che succede? Finalmente sei a corto di parole?”

Kayla non disse una parola. Mi spinse con le sue piccole mani. “Ti pentirai di avermi trattato così, Bieber.”

“Sono così spaventato; mi sto cagando in mano.” Dissi sarcasticamente. 

“Dovresti esserlo.” Disse a denti stretti. Lanciandomi un occhiata se ne andò Dio sa dove. 

Solitamente la rincorrevo assicurandomi che non facesse qualcosa di stupido ma, a questo punto, ero stanco delle sue cazzate così decisi di andare in camera ma. 

Chiudendo la porta dietro di me, andai in bagno e dopo essermi tolto i vestiti di dosso feci una doccia.

Dopo una mezz’ora, uscii e ritornai in camera con un asciugamano avvolto intorno alla mia vita. 

Scelti un paio di jeans stretti, un maglia bianca con lo scollo a V e un giacchetto di pelle e un paio di Supra nere.

Ritornai in bagno e asciugai i capelli alla perfezione. 

Una volta finito, mi spruzzai un po’ di colonia. 

“Yo, Bieber, hai un secondo?” Mi voltai per vedere Marco in piedi accanto alla porta.

Lo guardai alzando le spalle. “Se.”

Mordendosi il labbro, fece un passo avanti chiudendo la porta dietro di se. “Ascolta, sono venuto qui per scusarmi …” 

Scrollai il colletto del giacchetto prima di riposizionarlo per poi mettermi la catena che indossavo quasi ogni giorno come collana. 

Marco continuò a parlare. “Ero fuori di testa quando McCann è venuto qui e non avrei dovuto dire ciò che ho detto. Il passato è passato e onestamente, ti stavo solo prendendo per il culo. Non pensavo che sarebbe finito in quella maniera.” Camminò per la stanza nervosamente. 

Feci un mezzo sorriso. 

“In poche parole tu sei mio amico e non intendevo mancarti di rispetto.”

Voltandomi, lo fissai per quasi un eternità prima di ridere dandogli un colpetto sulla spalla. “Va tutto bene amico. Ti perdono.”

Sorridendo, annuì. “Grazie, bestia.”

“Nessun problema.” Avvicinandomi sussurrai, “Ma se inizierai un’altra cazzata come quella, non esiterò ad ucciderti.” Lo avvertii. “Fratello o no, non tollero più le stronzate.”

Deglutendo, Marco annuì. “Mai più, te lo prometto.”

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