capitolo 18

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“Alzati Bieber!” Sentii qualcuno urlare ma ero troppo aggomitolato nelle coperte e la mia testa era sotto il cuscino per capire chi era. Tutto quello che sapevo era che, chiunque fosse, sarebbe stato picchiato perché ero stanco da morire. 

“Vaffanculo.” Mormorai, ovviamente non in vena. 

Ma chiunque fosse, non capì il mio segnale di avviso. 

“Va bene, mi hai costretto tu a farlo.” Dissero mentre le loro voci scomparvero, lasciandomi in pace. 

Quella pace, però, durò poco perché un secchio di acqua fredda mi venne gettato addosso. “Porca puttana!” Saltai, asciugandomi la faccia. Guardai e vidi Bruce. “Che cazzo, fratello?” Sbottai. 

“Oh mio Dio!” Kayla strillò mentre si sedette, le coperte erano tirate su in modo da coprire il suo seno. “Che diavolo, Bruce?” Urlò con un tono di voce stridulo. 

Giuro su Dio che se non fossi stato stanco e infastidito, lo avrei picchiato. Era fortunato; ero nudo sotto le coperte e non ero in vena di picchiarlo. 

“Ti avevo detto di alzarti Bieber, non mi hai ascoltato.” Alzò le spalle, stringendo a sé il secchio ormai vuoto. 

“Gesù. Sono stanco.” Feci scorrere le mie dita fra i miei capelli nervosamente per poi strofinarmi la faccia. “Non ho dormito per niente l’altra notte.” 

“Di chi è la colpa?” Chiese non dandomi il tempo di rispondere dato che iniziò a parlare di nuovo. “Tua.” Mi indicò. “Non è colpa mia se hai deciso di spendere la tua intera giornata praticamente saltellando intorno ad una ragazza, qualunque sia il suo nome e poi ritornare qui per poi scoparti lei.” Indicò Kayla. 

“Continui ancora con questa storia?” Grugnii, massaggiandomi le tempie. “Seriamente amico, non è una grande idea. Dimenticalo e vai avanti.” Sbottai.

“Che ragazza?” Kayla mi guardò per poi guardare Bruce prima di ritornare a guardarmi. 

Alzai gli occhi al cielo, maledicendo Bruce come se non ci fosse un domani. Gli lanciai quello sguardo che diceva ti-ucciderò-per-questo. 

Alzò le spalle. “Vestiti e andiamo. Non ho bisogno del tuo culo in detenzione. Abbiamo delle cose da fare oggi.” Mi lanciò un’occhiata prima di uscire dalla stanza. 

“Di cosa parlava?” Kayla chiese nel momento in cui Bruce lasciò la stanza. 

Mi alzai infilandomi i boxer. “Niente.” Afferrai i miei vestiti pronto a lasciare la stanza. 

“Stai mentendo.” Disse con denti stretti.

“E allora?” Sbottai, voltandomi. “Non sono affari tuoi.” Aggrottai le sopracciglia prima di aprire la porta e uscire. 

Camminai per il corridoio prima di entrare in camera mia dove scelsi i vestiti puliti, compresi nuovi boxer, e entrai in bagno. 

Dopo essermi fatto una doccia, uscii da camera mia e scesi giù per le scale. Afferrando le chiavi della macchina uscii senza aggiungere una parola e mi avviai verso la mia macchina. 

Una volta che mi sedetti, misi in moto e iniziai a guidare. Proprio quando stavo per sorpassare il cancello, il cellulare iniziò a vibrare in tasca. Prendendo, feci scorrere il dito lungo lo schermo per sbloccarlo. 

Da: Bruce

Non dimenticare. Oggi, dopo scuola, incontro. 

Replicai con una risposta veloce dicendo che ci sarei stato, poi riposi il telefono in tasca continuando a guidare nel parcheggio della scuola. 

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