capitolo 56

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Kelsey’s Point of View: 

Tutti noi attendemmo con pazienza- meglio dire con impazienza- l'arrivo dei poliziotti. 

Nessuno di noi era autorizzato a spostarsi fino alla resa dei conti. Tutto era accaduto neanche mezz'ora fa.

Mi morsi il labbro quando notai che un uomo calvo si stava avvicinando al mio tavolo, alla mia famiglia e Justin. 

A questo punto, Luke era solo Dio sa dove ma suppongo che fosse andato a levarsi il sangue che aveva in faccia a causa del naso rotto da Justin. 

Justin si irrigidì accanto a me e potei supporre che sapeva benissimo chi era l'uomo in uniforme. 

"Bene, bene, bene.. Perché non sono sorpreso?" Un sorriso malvagio comparve sulle sue labbra.

"Bieber eri dietro a tutto questo casino." Scosse la testa tirando fuori un blocco e una penna. 

"Chi è il proprietario di questo bel posto?"

Justin distolse lo sguardo amaramente, la mascella si contrasse, i suoi occhi duri come la roccia. 

"Sono io,signore." L'uomo in giacca e cravatta, noto come Dennis, si avvicinò.

Strinse la mano all'ufficiale.

"Mi puoi dire esattamente cos'è successo stasera?" Scarabocchiò qualcosa sul taccuino, alzò lo sguardo verso Dennis.

Leccandosi le labbra, Dennis annuì. "Stavo salutando alcuni clienti nella zona sinistra del ristorante, chiedendoli se li era piaciuto il cibo, insomma stavamo avendo una normale conversazione quando ho sentito un trambusto provenire da questa zona." Indicò intorno a lui. 

"Mhm.." L'uomo calvo scrisse un paio di cose prima di guardare di nuovo verso di lui. "Cosa stava succedendo?"

"Questa giovane ragazza, Kelsey Jones" Mi mise una mano sulla spalla. " Era tenuta sotto tiro da quel tipo" Puntò nella direzione dove Luke fu visto l'ultima volta. Aggrottando le sopracciglia per la confusione si grattò la parte inferiore della testa. 

"Era lì pochi minuti fa."

"Bene, dov'è adesso?" L'ufficiale si voltò cercando di intravedere qualcosa fuori. 

Il mio stomaco si restrinse quando capii che Luke non era andato a sciacquarsi il viso ma era fuggito. 

Justin rimase rigido, non si mosse di un centimetro, nonostante l'orribile notizia.

"Cosa vuol dire che quel bastardo non è più qui?" Mio padre urlò. "Era qui proprio pochi minuti fa. Come diavolo ha fatto a fuggire?"

"Calmati, Paul." Mi mamma mormorò piano non volendo far perdere la pazienza a mio padre. 

"Chi era il tipo che tenne come ostaggio la signorina Jones? Metteremo i nostri uomini sulle sue tracce. Non si deve preoccupare signor…"

"Jones." Mio padre rispose con un ghigno.

"Signor Joners." Annuì, scarabocchiando qualcosa. "Qual'è il nome del-"

"Luke" Justin sputò. "Il suo fottuto nome è Luke Delgado"

Mi morsi il labbro, pregando Dio di non farlo mettere nei guai.

Scocchiando le dita altri due ufficiali apparvero. Parlarono a bassa voce, si scambiarono una breve conversazione.

"Abbiamo un mandato di cattura per il signor Delgado. Nel frattempo, può procedere a dirmi cosa è successo?"

"Si." Dennis deglutì. "Luke ci avvertì di non muoverci o chiamare le autorità altrimenti ci avrebbe sparato. Sembrava sapere quel che stava facendo perché iniziò un discorso con questo giovanotto qui." Gesticolò verso Justin mentre l'ufficiale annuì. 

"Si scambiarono poche parole.. Minacciandosi l'un con l'altro. Lui cercava di far liberare Kelsey ma non sembrava funzionare. Ma pochi istanti dopo Kelsey fece qualcosa per liberarsi dalla presa dell'uomo e fu allora che vi ho chiamati."

Si annotò l'ultima cosa, chiuse la penna voltandosi verso Justin e me.

"Cos'è successo dopo che Luke ha lasciato Kelsey?" il suo sguardo era fisso su quello di Justin.

"L'ho afferrato, li ho dato una ginocchiata nello stomaco e dei due pungi forti nel viso. Avrei fatto di più ma la mia ragazza mi ha fermato in tempo." 

"Ragazza?" Alzò un sopracciglio.

Sorrisi debolmente. "Si, sono io."

"perché Luke Delgado ti ha presa?" Si girò di fronte a me desideroso di conoscere la mia risposta.

Mi strinsi nelle spalle. "Non lo so ad essere onesti. Tutto quello che posso dirle è che quando sono andata in bagno, una volta uscita mi ha bloccata contro il muro. Gli ho detto di lasciarmi ma non mi ha ascoltato. Gli ho chiesto cosa voleva e mi ha risposto. Prima che accadesse ogni altra cosa, Justin lo spinse indietro da me e gli disse di non avvicinarsi mai più a me. Mentre andavamo verso i miei genitori mi afferrò la mano, mi tirò a se e mi mise un braccio intorno al collo. Mi teneva saldamente stretta al suo corpo con una pistola puntata al fianco."

"E-"

"Sai già tutto il resto. Che altro vuoi sapere?" Justin sputò.

Solo sapendo che doveva passare tutto questo ogni volta che la polizia lo portava in centrale, il mio stomaco si chiuse.

"Perché Luke Delgado ha cercato proprio te?" Guardò Justin. "Che cosa sta succedendo che noi non sappiamo Bieber?"

"Non lo so, cazzo. Non ho mai avuto niente contro Delgado fino a stasera." Scuotendo la testa, Justin puntò un dito verso fuori. 

"Che ne dici di uscire a farmi le domande e andare a trovare il pezzo di merda che ha fatto tutto questo casino?"

Infilò il taccuino nella tasca posteriore dei pantaloni dell'uniforme e premette le labbra insieme. 

"Staremo in contatto signor Bieber."

Justin scosse la testa. "So che è la routine."

"Vi terremo informati su quello che accadrà con il signor Delgado."

Annuendo con la testa, mio padre gli strinse la mano.

Un altro ufficiale venne da noi. "Da ordini statali, sono qui per pregarvi di lasciare la zona per le ispezioni e gli interrogatori. Vi saremo grati se usciste dalla porta principale."

Mi tenni al braccio di Justin, assicurandomi che stesse bene e che non andasse dietro a Luke.

Era stato abbastanza terribile essere tenuta contro una pistola, non ho bisogno che lui rischi di finire nei guai con le autorità.. Di nuovo.

I miei genitori si avvicinarono entrambi sotto shock dopo tutto quello che è successo, Dennis era praticamente traumatizzato. 

La colpevolezza ribolliva dentro me. Nel momento in cui avevo visto Luke dovevo andarmene subito. 

Dovevo immaginare che qualcosa sarebbe successo. 

L'aria fredda della notte mi scompigliò i capelli, il vento soffiava verso di noi portando la pelle d'oca sulle mie braccia. 

Diverse persone uscirono con noi volendo andare a casa e risposare per la notte. 

Mi girai verso Justin, la preoccupazione ribolliva nelle mie vene.

"Stai bene?" Sussurrai.

Justin guardò semplicemente davanti a me, la rabbia evidente su suo volto, il suo petto si muoveva in su e in giù in fretta, la mascella serrata e le nocche bianche a causa dei pungi. 

Afferrai le sue mani. "Justin?"

Sforzandosi mi guardò, i suoi occhi si ammorbidirono mentre fissavano i miei. Sentivo la tristezza, il rimpianto.. Il dolore.

Scossi la testa cercando di dirgli che non era colpa sua ma mio padre decise di parlare.

"Non ci posso credere." Sibilò, non essendo in grado di pensare a quello che è successo pochi minuti prima.

"Papà.."

"No Kelsey!" Ruggì facendomi sussultare per la sorpresa. Raramente alzava la voce con me, a meno che non fossi stata in seri guai.

"Come fai a stare lì e chiedere a questo.. Questo.. Questo criminale se sta bene?" Scosse la testa.

"E noi? La tua famiglia?" 

Rimasi ferma, senza sapere cosa dire.

"Mi dispiace.." Guardai tutti e quattro, incluso Justin."Non doveva succedere tutto questo" Piansi.

"Stavi per morire stasera, a causa sua Kelsey Anne!" Mia madre urlò prendendo tutta la nostra attenzione. "Come fai a difendere quel mostro contro tuo padre?"

Scossi la testa. "Non capite.."

"Oh, capiamo benissimo!" Lasciò cadere la mano di Dennis spingendolo verso mio padre.

"Carly aveva ragione. Non è niente se non un guaio."

Scossi la testa. "No."

"E' un criminale Kelsey e l'ho visto con i miei occhi questa sera!" Alzò le mani in aria cercando di mettersi in contatto con me, ma niente che potesse dire o fare avrebbe cambiato i miei sentimenti per Justin.

Loro non lo conoscevano e certamente non conoscevano tutta la situazione contro Luke.

Non sapevano nulla. 

"Mi stava proteggendo!" Urlai, non essendo più in grado di contenere le mie emozioni.

"Proteggendo?" Sputò incredula, gli occhi spalancati. "Ha provato quasi ad ucciderti."

"Come puoi dire questo? Se non fosse stato per Justin a quest'ora non sarei qui." Le mie mani chiuse a pugni lungo i miei fianchi.

"No, Kelsey!" Mio padre si mise accanto a mia madre. 

"Se non fosse per i suoi modi violenti non saresti qui in questo momento! Lo capisci che saresti potuta morire?"

"Ma non lo sono!" Strillai. 

"Non essere immatura Kelsey! Tu sei molto più intelligente di questo. Saresti potuta morire e sai che è la verità. Come puoi stare li a difendere quel mostro?" Agitò una mano verso Justin, il suo petto si alzava velocemente per la forza che stava mettendo dietro le sue parole.

Proprio quando cercai di aprire bocca per controbattere, udii una voce dietro di me e il mio cuore subito vacillò. 

"Ha ragione" Scattai la testa indietro per vedere Justin in piedi con le mani in tasca e una vuota espressione sul suo volto.

"Certo che ho ragione!" Mi padre strillò, rivolgendo la sua attenzione verso Justin. Avvicinatosi a me, si mise davanti a Justin.

"Ho avuto la decenza di darti una possibilità." Premette un dito sul petto di Justin continuando il suo sfogo. "Ho cercato di non giudicarti perché non ti avevo mai visto. Ti ho invitato a cena con me e la mia famiglia e come rimborso, ho ottenuto uno spettacolo di pistole contro mia figlia."

Justin stava lì, lasciando che mio padre dicesse quel che voleva, non provava nemmeno a controbattere.

Non era da lui.

"Sei fortunato che non ho detto ai poliziotti che stavi puntando una pistola contro mia figlia!" Mio padre alzò le braccia in aria, il viso rosso per la rabbia.

"A pensare che mi sembravi un ragazzo decente… L'aspetto può veramente essere ingannevole."

Lo fissai in completo stato di shock, non potevo credere che lo stesse davvero facendo.

"Come puoi stare lì e farlo parlare contro di te in quel modo?"

"E' tuo padre, Kelsey!" Justin scattò. "Non è una normale persona: Non posso dargli un pugno in faccia e chiamarlo un'altro giorno. Non posso difendermi sapendo che ha ragione."

"No, non ce l'ha."

"Non essere ingenua Kelsey." Justin scosse la testa fissandomi con occhi dolenti.

"Saresti potuta morire.."

"Ma non è successo! Cosa volete ottenere con questo?" Sputai. "Sono ancora qui." Sbattei le braccia in aria mostrando che ero viva e vegeta.

"Sto ancora respirando!!"

"E' solo una questione di tempo prima che lui rivenga da te!" Urlò Justin. 

"Ti sbarazzeresti di lui." Ribattei.

"Una volta liberatomi di lui.. Ne verranno altri fuori pronti a metterti le mani addosso." Scosse la testa."E' un ciclo senza fine."

"Lui tornerà da lei?" Mio padre mormorò più a se stesso che a chiunque altro, in uno stato di shock che non avevo mai visto prima d'ora.

Mi morsi l'interno della guancia. "Ti prego.. Non farlo." Sussurrai.

"Si, lo farà." Justin rispose, nemmeno un briciolo di rimpianto nelle sua parole, i suoi occhi fissi suoi miei.

La realizzazione di quello che stava accadendo si formò piano piano nella testa di mio padre, la cui attenzione si spostò da me a Justin.

"Per tutto il tempo che siete stati insieme è sempre stata in pericolo! Non è vero?" Le lacrime gonfiarono i suoi occhi mentre il mio stomaco crollò.

Vedere le due persone che più amavo venire alle mani non è mai stata una cosa che volevo.

Justin annuì esitante, senza pensarci due volte prima. 

Lo fissai con occhi spalancati. "Justin.." Borbottai incredula."Non è vero."

"Kelsey." girò gli occhi verso di me. "Ho fatto finta che tutto stesse andando bene." Mi affrontò.
"Stasera è la dimostrazione che la tua vita sarà sempre in pericolo. Se non per Luke, per qualcun altro."

"No." Sputai.

"Non essere testarda."

"Hai promesso di starmi sempre accanto" Piagnucolai come un bambino che cercava i suoi genitori.

Il mio labbro inferiore tremava e sentii le lacrime dentro me. "Ricordi?"

Justin rimase in silenzio, l'aria della notte attraversava i nostri corpi. 

"Hai promesso che mi avresti tenuta al sicuro e non mi avresti mai lasciata." Le lacrime offuscarono la mia visuale. 

"E guarda com'è finita." Scosse la testa, aveva gli occhi rossi per la pressione che emetteva nel trattenere le lacrime. Anche nel più duro dei casi non avrebbe mai mostrato il suo lato debole.

"Sei quasi morta."

"No…" Scossi la testa. "non lo sono."

"Luke ti ha tenuta sotto tiro. Poteva far cadere la mia pistola, prenderla, prendere te e portarti da qualche altra parte e lasciarmi da solo a cercati, di nuovo." Fece una pausa."Questa volta Kelsey, ci sarebbe stata solo una minima possibilità che ti avrei trovata."

"Smettila di pensare dei cosa sarebbe potuto succedere. Sono qui, ora. Sono al sicuro, sono viva. Non è quello che dovrebbe contare?"

"Non ci arrivi?" Mi guardo. "La mia vita è troppo pericolosa." Sussurrò.

"Non puoi farmi questo." parlai a dentro stretti. 

"Non sono il tipo che pensi che io sia." Justin fece un passo indietro.

"Non sei il ragazzo che penso che tu sia?" Mi lamentai, sentendo come se tutto il mondo cadesse sulle mie spalle.

"Io uccido la gente per vivere. Faccio cose che non avresti mai potuto immaginare. Sono ricercato dalla polizia e ovunque io vada devo guardarmi le spalle" Si fermò prendendo un respiro profondo.

"Non puoi vivere in questo modo."

"Stai esagerando!!!"

"Nel caso stessi esagerando, tutto sarebbe dovuto andare bene!" Gridò.

Non avrei lasciato che le sue parole mi toccassero. 

"Ti ho detto che non vado da nessuna parte." 

"Tu non capisci." Scosse la testa. "Se stai con me sei il bersaglio. Potresti morire in qualsiasi momento, non importa dove siamo e questa sera è stata la dimostrazione. Hai sperimentato cosa potrebbe accaderti se stai con me." 

"Da dove viene tutto questo?" Lo fissai incredula. "Dov'era questo discorso sulla mia sicurezza un mese fa?"

"E' la verità." Mormorò. " Ero troppo preso per realizzare tutto ciò."

"No, è quella che tu pensi sia la verità." Le lacrime scivolarono lungo le mie guance. "Perché non provi ad essere felice?"

"Perché non posso!" Urlò, passandosi una mano tra i capelli tirando l'estremità. "La felicità non ti viene regalata con le istruzioni."

"Dio, dannazione Justin" Urlai irritata. "Lo fai sembrare come se fossi stato condannato a vita."

"Lo sono!" 

"No, non lo sei! Si può scegliere di essere felici se lo si vuole e tu non lo hai fatto." Mi morsi il labbro cercando di calmarmi. "Non mi importa di quello che dicono o fanno, non cambieranno i miei sentimenti per te." Sussurrai. 

"Te l'ho detto fin dall'inizio: Non ti lascio. Non ti ricordi, quando a casa tua mi hai parlato di Jen?"

Rimase in silenzio, gli occhi mascheravano la sua tristezza. Mi spinse a continuare. 

"Ti ho detto che non avevo intenzione di lasciarti come lei e dicevo sul serio. Sono qui per un motivo e non vado da nessuna parte." Afferrai la sua mano nella mia accarezzando il suo palmo col pollice.

"Non è una favola Kelsey. Questa è la vita reale. Non c'è il lieto fine in una vita come la mia." Replicò.

"Smettila di pensare così… " 

"Così come?" 

"Come se fosse la fine.." Mormorai.

"E' la fine." Pausa. Si leccò le labbra guardando lontano da me. "E' la nostra fine."

"No…" Piansi scuotendo la testa. "No, non lo è."

"Si, lo è." Justin lasciò la sua mano dalla mia presa.

"Perché?" Rimasi a bocca aperta. "Perché mi stai facendo questo?" Alzai gli occhi verso lui.

"E' l'unico modo per tenerti al sicuro." Voltandosi, raddrizzò la sua postura, mantenendo i piedi ben piantati a terra. Il suo volto senza nessuna espressione quando era dietro mio padre.

"Mi dispiace" parlò con tono duro. "Non ho mai voluto che accadesse. 

Mio padre fece qualche passo in avanti, faccia a faccia con Justin.

"Non voglio che ti avvicini a mia figlia, mi hai capito?"

"Papà!" Gridai, la mia faccia bollente dalla frustrazione.

Justin annuì. "Non c'è bisogno che si preoccupi di questo, signore. D'ora in poi, ho intenzione di lasciare stare sua figlia." 

"Justin!" Gridai disperatamente ma lui non mi voleva ascoltare. Si allontanò sfiorandomi lungo la sua strada.

"No!" Urlai correndogli dietro, i miei genitori urlavano dicendomi di tornare da loro ma li ignorai, afferrai il braccio di Justin."Non farlo! Non lasciarmi."

"Non renderlo più difficile di quanto già lo sia Kelsey." Sibilò tenendo gli occhi dritti di fronte a lui, non ha nemmeno il coraggio di guardarmi.

"Ti amo! Questo significa qualcosa per te?" Le lacrime scivolarono incontrollabilmente.

"Smettila, Kelsey." La sua mascella si contrasse.

"Come puoi andartene via da me senza nemmeno uno sguardo? Perché è così facile per te andartene? Mi hai mai amata o era solo una menzogna?"

"Vuoi sapere se ti ho amato?" Sputò rivolgendosi a me.

Lasciai andare il braccio, inghiottii duro tenendo gli occhi chiuso. Avevo paura di quello che avrebbe detto.

"Quando sono stato pugnalato, sono venuto da te.

Quando ti ho fatto male la prima volta, la prima cosa che mi veniva in mente era assicurarmi che stessi bene.

Quando Luke ti ha preso, non ho esitato a cercarti. 

Quando ho visto quello stronzo sopra di te quella notte, tutto quello a cui riuscivo a pensare era fargli pagare tutto. 

Non c'è nulla che non farei per garantirti di vivere e stare bene." 

Scuotendo la testa, si passò la mano sul viso e sul collo. 

"Quando ti ha presa oggi.. Il mio cuore si è fermato. Solo il pensiero di perderti mi ha fatto impazzire."

Sentii il mio cuore accelerare il battito di dieci volte più veloce. La gola sempre più secca mentre fissavo i suoi occhi, pensavo non mi amasse.

"Nonostante il fatto che sapevo che sarebbe finita male, sono rimasta al tuo fianco, perché sei tutto per me. Non ho mai amato nessuno quanto te. Ti amo e lo farò per sempre."

Leccai le mia labbra nascondendo una ciocca di capelli dietro l'orecchio. "Va bene. Va bene. Allora," Camminai verso di lui, gli presi il viso tra le mani 

"Siamo in grado di affrontare tutto."

"No." Justin scosse la testa mentre afferrò le mie mani costringendomi a levarle dal suo volto.

"Nonostante quello che ho detto, non cambia niente."

"Justin.." Mormorai. "Per favore.. Siamo in grado di affrontare tutto questo" 

"Smettila" Sputò, la frustrazione si impossessò di lui. "E' finita Kelsey." 

Scossi la testa, le lacrime caddero liberamente lungo le mie guance. 

"Per favore, Justin…" Afferrai la sua mano. "Non farlo, ti prego." 

Dandomi un disperato sguardo addolorato, si staccò da me e si voltò cominciando a camminare.

"Justin.." Parlai freneticamente, la mia voce era rauca.

"Per favore! Ti amo!" Mi aggrappai al mio stomaco. Il senso di disperazione cresceva dentro di me.

Justin però tenne la testa alta, camminando con le mani dentro le tasche.

"Justin!" Urlai guardando con stupore il suo corpo fermo. Continuò a camminare senza voltarsi nemmeno.

"Ti amo!"

Nessuno poteva dire o fare qualcosa per farmi sentire meglio. 
Era come se tutto il mondo fosse crollato sulle mie spalle e in un batter d'occhio avevo perso l'unica persona che mi abbia mai veramente amata.

Cadendo a terra, misi una mano tremante sulla bocca per cercare di abbattere le lacrime incontrollabili che caddero lungo le mie guance. 


Justin’s Point of View:


Il mio petto si sollevava su e giù a causa delle infinite emozioni che pulsarono nelle mie vene. 

Aprivo e richiudevo i pugni cercando di allentare la pressione per calmarmi, ma nulla a questo punto poteva fermarmi da quello che stavo per fare. 

Le grida disperate di Kelsey che mi chiedeva di tornare indietro mi spinsero ad andare avanti. 
Dovevo andare, ho dovuto lasciarla senza voltarmi indietro perché sapevo che se lo avessi fatto le avrei corso incontro a chiederle scusa.

Volevo dirle che quello che ho detto non lo pensavo davvero e che mi dispiaceva. 

Le avrei promesso l'impossibile e da lì a poco tutto sarebbe tornato alla normalità. 

Ma questo non poteva accadere.

Non importa quanto mi ha ucciso lasciarla andare, ho dovuto. Era in pericolo ed è stato per colpa mia che ha rischiato di morire stanotte.

Raggiunsi la mia macchina una volta riuscito a trovare la strada attraverso il parcheggio. 

Quando aprii la portiera e mi sedei dentro tutto ciò che era successo mi colpì come una tonnellata di mattoni, a partire dalla mattina fino alla sera.

Mi aggrappai al volante, strinsi la mascella e il mio stomaco si chiuse.

Come cazzo ho potuto lasciarla andare? Avrei dovuto occuparmi di quel bastardo dalla prima volta che aveva posato quelle cazzo di mani sulla mia Kelsey.

"Non farmi questo.." La voce di Kelsey si ripetè più e più volte.

Chiudendo gli occhi scossi la testa cercando di tenere fuori dalla mia testa le immagini della sue grida disperate.

"Ti amo!" Urlò lei cercando di catturare la mia attenzione.

Aprendo gli occhi, una lacrima scivolò lungo la mia guancia e fu l'ultima goccia che fece traboccare il vaso.

Tutto nella mia vita aveva preso una svolta per il peggio e per la prima volta mi sentivo inutile.

Passai le mani tra i capelli tirando l'estremità cercando di sbarazzarmi dei ricordi di questa sera.

"Come puoi stare li, guardarmi negli occhi e difendere questo mostro?

"Saresti potuta morire…"

"Non voglio che ti avvicini a mia figlia, mi hai capito?"

Urlando presi a pugni il volante lasciando andare via le mie frustrazioni e la rabbia. 

E' a causa di quel pezzo di merda del Delgado che ho dovuto lasciare andare l'unica cosa che per me valeva più di tutto il mondo.

Asciugandomi furiosamente la faccia mi dispiacei per me stesso. 

Infilai la chiave nel blocchetto di accensione, la girai e la vettura ruggì prima che potessi portarla fuori dal parcheggio. Guidando lungo la strada non mi importava delle norme di sicurezza e della legge. 

Mi interessava solo fargli pagare per quello che ha fatto.

Accelerai lungo le strade e non ci volle molto tempo ad arrivare a casa.

Parcheggiai nel vialetto, sbattei la portiera dopo che sono uscito e corsi su per le scale che portavano alla porta principale, la aprii.

"Bruce!" 

Apparve un secondo più tardi con le sopracciglia aggrottare. 

"Justin? Che ci fai qui così presto? E' andato tutto bene con Kelsey e i suoi genitori?"

Scossi la testa non essendo in vena di rispondere alle domande. 

"Deve pagare."

"Chi?"

Luke" Sibilai.

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