Justin’s Point of View:
L’intero viaggio in macchina fu di assoluto silenzio. John non aprì bocca mentre Kelsey continuò a guardare fuori dal finestrino tremando dato che era solo in reggiseno sotto la giacca.
Serrai i denti e la mascella. Il pensiero che Luke avesse messo le sue mani su di lei mi faceva andare fuori di testa.
Non l’avrei mai dovuto lasciare entrare in quella macchina.
Non avrei mai dovuta farla arrabbiare.
Avrei solo dovuto raccontarle chi era Jen.
Strinsi ancora di più il volante fra le mie dite, ignorando tutto il dolore che scuoteva il mio corpo. Avevo battuto Luke ma qualche botta l’avevo presa pure io.
John mi lanciò un occhiata.
Scossi la testa cercando di non innervosirmi.
Tutto quello a cui potevo pensare era di uccidere quel bastardo; di fargli pagare tutto il dolore che aveva provocato a Kelsey e l’avrei dovuto fare ma non potevo. Non quando Kelsey mi stava supplicando di non farlo. Sarebbe stato diverso se fosse stato un impulso ma quella sera … era stato diverso. Lei era spaventata, senza maglietta, contusa, tagliata, desiderosa di andarsene e io non potevo farla agitare ancora di più.
Svoltando un angolo, ci vollero qualche minuti prima di arrivare a casa. Appoggiai la schiena contro il sedile di pelle, lasciando appoggiare la testa contro lo schienale.
Il rumore del rombo della macchina era probabilmente l’unico rumore che non ci faceva innervosire.
John mi guardò un’altra volta prima di annuire, darmi un colpetto sulla spalla e uscire per poi chiudere la portiera e scomparire nel buio.
Rimasi in silenzio senza sapere cosa dire.
Sentii un movimento nei sedili posteriori ma decisi di ignorarlo.
Volevo solo chiudere gli occhi e scomparire per sempre. Forse quello sarebbe stato l’unico modo che avrebbe portato tutto alla normalità e che avrebbe portato Kelsey fuori pericolo.
Dopo qualche minuto, decisi che sarebbe stato meglio dire qualcosa e rompere il silenzio. “Vuoi andare a casa o?”
Aspettai una risposta tamburellando silenziosamente sul bracciolo.
“No.” Mormorò Kelsey. “Non posso permettere che i miei genitori mi vedano in questo stato …” Sussurrò.
Annuii prima di togliere le chiavi dal nottolino. Aprendo la portiera, una volta uscito la sbattei e mi avviarmi verso il lato della macchina dove sedeva Kelsey. Una volta aperta la portiera, mi inginocchiai al suo livello accarezzandole la guancia prima di far scivolare le braccia dietro le sue ginocchia e intorno alla sua vita. La tirai su, chiudendo la portiera con un fianco iniziai a incamminarmi verso il sentiero che conduceva alla porta di casa.
Per mia fortuna, la porta era accostata. Aprendola con un calcio, entrai e salii su per le scale fregandomene se i ragazzi ci fossero o meno.
Raggiungendo l’ultimo scalino, mi incamminai verso la mia stanza dove posai Kelsey sul letto. La guardai dall’altro prima di uscire dalla stanza chiudendomi la porta alle spalle.
Kelsey’s Point of View:
Guardai Justin uscire dalla stanza lasciandomi da sola. Ingoiai, inumidendomi le labbra.
La mia testa iniziò a pulsare causandomi un forte mal di testa.
Quella notte era stata qualcosa indescrivibile. Mi sembrava come se fossi uscita da qualche soap opera.
Non potevo credere a tutto quello che era successo ma ero felice che fosse finito tutto.
Tutto quello che volevo era farmi una doccia e dimenticare tutto quello che era successo.
Alzai lo sguardo il momento in cui sentii dei movimenti avvicinarsi a me. Mi morsi il labbro non sapendo cosa dire o fare. Sospirai prima di iniziare a toccarmi i pollici in modo nervoso, evitando lo sguardo di Justin su di me.
Il letto sprofondò sotto il suo peso. “Vuoi fare una doccia?” Sentii Justin mormorare.
Alzai lo sguardo annuendo. “Sì, per favore.”
Si alzò in piedi per poi prendermi in braccio un’altra volta e portarmi in bagno.
Facendomi sedere sul comodino accanto al lavandino, feci un respiro profondo appoggiandomi a lui per cercare l’equilibrio per poi l’asciarlo andare.
Justin mi guardò per un secondo prima di voltarsi e camminare verso la vasca da bagno. Girò la manopola verso l’acqua calda.
Mi morsi il labbro inferiore guardando il modo in cui sentiva la temperatura dell’acqua con la punta delle dita dandomi la schiena.
Quando fu tutto pronto, Justin ritornò da me. “Okay, il bagno è pronto. Stai bene o hai bisogno di una mano?” Si inumidì le labbra guardandomi negli occhi.
Non so perché ma il modo in cui mi guardava fece fare i salti mortali al mio stomaco.
Scossi la testa lentamente. “No, sto bene.”
Annuì. “Chiamai se hai bisogno. Sono di là, va bene?”
Mi portai una ciocca di capelli dietro l’orecchio. “Va bene.”
Si avvicinò, premendo gentilmente le sue labbra contro la mia fronte prima di uscire dal bagno e chiudere la porta dietro di se.
Saltai giù dal comodino con attenzione, cercando di non ferirmi più di quanto già lo fossi. Mi tolsi i pantaloni di dosso e poi la giacca di Justin.
Feci un respiro profondo prima di togliermi di dosso il reggiseno e le mutande per poi gettarli in un angolo.
Entrando nella vasca da bagno, trasalii non appena sentii l’acqua calda sfiorare la mia pelle.
Era fantastico stare al sicuro un’altra volta. Mi sentivo più pulita e non mi sentivo più lo sporco delle disgustose mani di Luke addosso.
Afferrando una spugna, iniziai a strusciarmela addosso cercando di dimenticare tutto quello che era successo.
Nel vedere i tagli e i lividi sui miei polsi, tutto ritornò in mente e in meno di un secondo le lacrime invasero i miei occhi offuscandomi la vista.
Non avevo realizzato che stavo realmente piangendo fino a quando non notai il rossore sulle braccia e sulle gambe causato dal mio strofinamento. Lasciai la spugna e continuai a piangere facendo cadere le mie lacrime nell’acqua insaponata.
Mi morsi il labbro cercando di zittirmi prima che qualcuno potesse sentirmi. L’ultima cosa che volevo era che qualcuno si catapultasse nel bagno mentre ero nuda nella vasca da bagno.
Tirando sul col naso, scossi la tesa. Dovevo togliermi dalla testa quei pensieri. Dovevo dimenticarmi di Luke, Andrew e tutto quello che era successo.
Dovevo.
Justin’s Point of View:
Nel momento in cui sentii il rumore degli spruzzi d’acqua, mi rilassai.
Mi distesi sul letto con la testa sul cuscino facendo dei respiri profondo mentre cercavo di dare aria alla mia mente.
Come avevo potuto far succedere tutto ciò? Come avevo potuto lasciare che qualcuno potesse ferirla? Come avevo potuto lasciare che Luke alzasse le mani su di lei?
Avrei dovuto essere più veloce e capire che era stato lui. Avrei dovuto essere più veloce, pensare con più furbizia e magari, l’avrei salvata da tutto quello che era successo.
Feci scorrere le mie dita fra i capelli, tirando sulle punte con frustrazione.
Come puoi salvare l’unica persona a cui tieni se non sei capace neanche di salvare te stesso?
Pochi minuti dopo sentii dei singhiozzi provenire dal bagno e subito il cuore mi salì in gola.
Aspettai qualche secondo per vedere se avrebbero continuato e quando lo fecero, i miei occhi iniziarono a frizzare.
Continuai ad ascoltare desiderando solo che potessero cessare.
Volevo andare là e tranquillizzarla. Volevo farle sapere che si sarebbe sentita bene, che avrebbe superato tutto questo e che tutto sarebbe diventato solo un brutto ricordo.
Ma sapevo che anche se anche se avesse provato a dimenticarlo, i ricordi, le cicatrici, sarebbero per sempre rimaste impresse nella sua mente.
Non aveva una via di uscita.
Mi strofinai gli occhi scuotendo la testa mentre i singhiozzi diventarono un pianto, i suoni provocati da Kelsey trapassavano la porta e arrivavano al mio orecchio come suoni che non volevo ascoltare.
Non ero lì con lei quando Luke gli aveva messo le mani addosso. Non ero lì quando l’aveva quasi violentata. Non ero lì quando lei era spaventata e aveva bisogno di me. Non ero lì e non mi sarei mai perdonato per averla messa in quella posizione.
Sentii gli angoli degli occhi bruciare e prima di realizzare cosa stesse succedendo, iniziai a piangere. Strizzando gli occhi più forte che mai, scossi la testa.
“Mi dispiace.” Sussurrai a me stesso ma dentro di me, sapevo a cui stavo parlando. “Mi dispiace di non essere arrivato in tempo.” Feci una pausa, inumidendomi le labbra. “E’ colpa mia.”
“No, non è così.” Sentii una voce rispondere e immediatamente mi alzai dal letto strofinandomi gli occhi per poi vedere John in piedi sull’orlo della porta di camera mia.
Rimasi in silenzio, senza riuscire a dire una parola. Mi strofinai la faccia, sbarazzandomi di tutte le prove che mostravano che stavo piangendo.
“Non devi nascondere i tuoi sentimenti.” John entrò in camera prima di chiudere la porta dietro di se. “Posso vedere dentro di te attraverso i tuoi occhi. Tu ci tieni a lei e so che questa cosa ti sta uccidendo. Lo so che ti sta mangiando vivo il pensiero di non averla potuta salvare in tempo ma devi capire che tu non avevi nessun controllo.”
Scossi la tesa. “Avrei dovuto dirle la verità su Jen. Se l’avessi fatto, niente di tutto ciò sarebbe successo.” Mi rimproverai.
John sospirò. “Anche se tu l’avessi fatto, sai bene che lui avrebbe trovato un altro modo per prenderla. Non sei un supereroe Justin. Sei un umano come tutti noi.”
Lo guardai. “Non avrei dovuto lasciarla salire in macchina.”
“No,” Disse John improvvisamente. “Non avresti dovuto ma ormai è successo e non puoi cambiare le cose, Justin. Ma so cosa puoi fare.”
Ingoiai, inumidendomi le labbra e aspettando che continuasse.
“Puoi assicurarti di farla stare bene e puoi confortarla perché è quello di cui lei ha più bisogno adesso. Non ha bisogno di te mentre ti colpi. Ha bisogno di qualcuno che stia vicino a lei e entrambi sappiamo che quel qualcuno … sei te.” Con quello, girò i tacchi e uscì dalla stanza. “Oh, e Justin?”
Alzai lo sguardo.“Probabilmente tu pensi di essere invincibile ma tutti cadiamo qualche volta.” Poi chiuse la porta, lasciandomi a me stesso.
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Danger
FanfictionUna notte. Una festa. Un errore. Quello che pensava stesse per rovinare la sua vita, stava invece per diventare il contrario. Ma quando per tutta la vita sei stato usato da persone che ti ingannano, come si fa ad imparare a fidarsi di chi ti circond...