capitolo 54

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Justin’s Point of View:

"Sei carino quando sei nervoso." Kelsey tubò attraverso il telefono e potei solo immaginare quando fosse compiaciuta dopo quello che aveva detto.

Gemetti. "Io non sono nervosa piccola." Feci una smorfia mentre tiravo in alto la palla per poi riprenderla con le mani. Ripetei la mossa varie volte, il mio telefono era tra la mia spalla e il mio orecchio.

"Non devi mentire a me, so che i miei genitori possono essere intimidatori. Va bene essere nervosi."

"Per la decima volta, piccola Io non sono nervoso." Sibilai con impazienza.

Kelsey ridacchiò. "Come vuoi, basta che tu sia te stesso e assicurati di essere appropriato."

Derisi roteando gli occhi. "Essere me stesso? Quindi vuoi che porti la mia pistola?" Sforzai una risata. "E poi, che c'è di sbagliato nel mio modo di vestire?"

"No." Sottolineò mentre sospirava. "Non voglio che porti la pistola." Ci fu una pausa, probabilmente si passò le dita tra i capelli come faceva sempre in queste situazioni. "Ti vesti come un delinquente Justin."

Quasi soffocai con la mia saliva. "Un delinquente?"

"Si. Non che io non trovi il tuo modo di vestire sexy o altre cose perché ai miei genitori non piace se vieni con un paio di jeans, una giacca e una t-shirt ma stiamo andando a cena fuori, devi mostrare loro che sei uguale a tutti gli altri."

"Ma io non sono uguale a tutti gli altri."

"Ovvio." Kelsey sottolineò."Lo so che non lo sei ma devi almeno cercare di comportarti come se fossi un ragazzo comune. Devi mostrare a loro che non hanno nulla di cui preoccuparsi."


Sospirai stringendo strettamente gli occhi insieme. "Lo stai facendo diventare davvero difficile, piccola."

"No, non è vero. Sei tu che sei troppo pigro per vestirti."

Ridacchiai, sapendo che aveva ragione.

"Non ti sto chiedendo di indossare un abito Justin. Basta che tu sia presentabile."

Annuii anche se non poteva vedermi, risposi. "Va bene."

"Grazie."

"Qualsiasi cosa per te babe."

Alzai gli occhi per vedere i ragazzi entrare in salotto. Mi sedei e lanciai la palla alla parete, afferrai il telefono con la mano sinistra prima che la mia attenzione tornasse a Kelsey. 

"Bene, bene, purtroppo devo andare a fare i compiti. Ci vediamo più tardi."

"Si, ci vediamo" Sospirai.

"Ti amo"

"Ti amo anch'io." Allontanai il telefono dal mio orecchio, spensi la chiamata.

"Kelsey?" Bruce mi chiese indicando il telefono con le sopracciglia in su.

Annuii, emettendo un profondo respiro.

Marcus ridacchiò." Cosa c'è che non va Bieber?Non vuole fare sesso con te?"

Girai la testa verso la sua direzione. "No, idiota." Sputai. "Devo incontrare i suoi genitori stasera."

"Oooooh." Sibilò "Devi incotrare i genitori eh? Buona fortuna. Ne avrai bisogno." 

Annuii. "Lo so."

"Cosa c'è che non va con i suoi genitori?" John mise i piedi sopra al tavolo, tutta la sua attenzione su di me.

"Sono dei rigorosi del cazzo, grazie a Carly. Pensano che io sia un criminale."

"Lo sei." Tutti parlarono all'unisono come se fosse la cosa più ovvia al mondo.

Mi lamentai, roteando gli occhi per la seconda volta. "Lo so ,stronzi. Loro non devono saperlo"

"Giusto, cos che hai intenzione di fare?"

"Niente. Devo andare a pregare Dio e non è imbarazzante."

Marco ride. "Non ci contare" Scosse la testa appoggiando i gomiti sulle ginocchia. "Posso solo immaginarlo."

Tossì come per imitare il padre di Kelsey.

"Allora, Justin, cosa fai per vivere?" Prese una pausa mentre fingeva di essere me."

"Io uccido la gente." Si strinse nelle spalle. "Ah e a tua figlia è capitato di vedermi farlo una volta, l'ho presa e ci siamo messi insieme." Fece ridere tutti i ragazzi.

"Ha-Ha" Lo fissai. "Se fottutamente fortunato che non sono in vena, altrimenti ti avrei sbattuto vuoti in questo momento." 

"Qualsiasi cosa." Mi alzai.

"Dove stai andando?"

"A cercare cosa cazzo dovrò indossare per questa sera." Mi grattai la nuca sbadigliando.

"Carino" Marcus tossì forte.

Mi strinsi nelle spalle con un sorrisetto. "Be, tu sei quello che mangi" (sinceramente, non so cosa c'entri lol) 

I ragazzi risero istericamente lodandomi mentre camminai su per le scale per la mia stanza.





Kelsey’s Point of View:





Così come misi già il telefono dopo la chiamata con Justin, stavo per andare a prende la mia borsa ma il cellulare squillò. Frustrata, buttai la testa indietro per il fastidio. Dovevo fare i compiti prima di stasera.

Camminai verso il mio letto, dove lasciai il telefono, lo afferrai e guardando verso il basso vidi lo schermo con il nome di Carly. Sbloccai lo scherzo prima di portarlo al mio orecchio.

"Ciao?"

"Hey Carls, che c'è?" Mi mossi attraverso la stanza con la mia borsa, la gettai sul letto dove anche io mi sedei.

"Niente, mi sto annoiando a morte nella mia stanza" Rise leggermente. "Tu?"

"Cerco di fare i miei compiti prima della cena con Justin e i miei." Sospirai.

"Sei nervosa?"

"Credo che dovresti chiedermi se Justin lo è"

Carly ridacchiò. "Non ci credo. E' nervoso? Considerando ciò che fa è sorprendente."

Mi strinsi nelle spalle nonostante il fatto non potesse vedermi"Non posso dargli torno, sai come sono i miei genitori." 

"Vero, vero…"

"Voglio solo che tutto vada alla perfezioni, sai?"

"Si, lo so. Basta pensare positivo. Cosa potrebbe andare storto?"

"Che a loro non piacerà lui…" mormorai infilando una ciocca di capelli dietro l'orecchio, guardai verso il basso sui miei appunti di geometria.

"Sa come presentarsi. Sono sicura che tutto andrà bene"

"Spero di si."

"Kelsey!" Mia madre gridò dalle scale, la sua voce tuonò attraverso i miei timpani.

frustrata roteai gli occhi. "Aspetta Carly." Ritai via dal mio orecchio il telefono.

"Si mamma?"

"Hai finito i compiti?"

"Quasi"

"Meglio se li finisci se stasera vuoi andare fuori!Non mi importa, ce ne andiamo anche senza te" 

Combattei contro la voglia di maledire la scuola. "Lo so mamma, ho detto che ho quasi finito!"

Sbrigati allora! Non abbiamo tutto il giorno, devi prepararti"

Sospirai. "Lo so mamma." Sputai irritata.

Dall'altra parte calò il silenzio, potei capire che aveva chiuso la questione. Roteai gli occhi, emisi un profondo sospiro e tornai al telefono. "Scusami"

"Non preoccuparti, fammi indovinare: tua madre?"

"Come lo sai?"

"Sono intelligente."

Mi misi a ridere scuotendo la testa. "Te sei pazza."

"e tu devi ancora finire i compiti quindi meglio se ti lascio andare. Chiamami dopo per farmi sapere com'è andata."

"Certo" Ridacchiai. "Ci sentiamo"

"Ciao tesoro."

Scherzosamente alzai gli occhi "Ciao Carly." Premetti il tasto di fine chiamata, afferrai il foglio con i compiti che mi hanno dato stamani in classe e iniziai. 





Justin’s Point of View:




Fermai il motore dell'auto, mi appoggiai allo schienale del sedile prendendo un profondo respiro mentre le mie dita ticchettavano sul volante.

Ho mandato un sms a Kelsey poco prima di partire per farle capire che stavo arrivando e forse è per questo che lei mi starà aspettando. 

Tutto quello di cui mi importava era che questa serata andasse per il verso giusto perché l'ultima cosa di cui ho bisogno in questo momento è che qualcosa vada storto nella mia vita.

Sospirando aprii la portiera, uscendo sentii una leggera brezza. Indossavo un paio di pantaloni "Khaki", una camicia bianca con le maniche arrotolate ai gomiti, un paio di vans bianche ai piedi e un berretto messo all'indietro che era la cosa più vicina che trovai di adatto da indossare.

Lanciai le chiavi dalla mano destra alla sinistra, le misi nella tasca dei pantaloni prima di camminare verso la porta di casa di Kelsey. 

Mordendomi il labbro, bussai alla porta, sperando che Kelsey la aprisse e per fortuna fu lei.

I miei occhi viaggiarono dalla sua faccia verso i piedi, e sentii i miei pantaloni stringersi solo alla sua vista. 

"Sei bellissima." Parlai senza fiato.

Teneva la sua gonna di pelle tesa, la camicetta che mostrava solo un po' della sua scollatura, i suoi capelli stirati alla perfezione, i tacchi che la sostenevano dandole un po' più di altezza e facendole sembrare le gambe lunghe. Combattei contro la voglia di fotterla in quel preciso momento.

"Grazie" Arrossì guardandosi.

"Cosa ne pesi?" Aprii le braccia e feci un passo indietro per farle vedere come mi ero vestito.

"Sei fantastico" Sorrise "Sapevo che ce l'avresti fatta"

Ridacchiai. "Mi ci è voluto un po' di tempo,ma finalmente ho trovato questo:" Feci un gesto con le mani sul mio completo. "Dietro tutte le giacche di pelle e le maglie che indosso." Il sarcasmo che pendeva dalle parole la fece ridere. 

"Stavo scherzando ma sono contenta che tu mi abbia ascoltata." Sorrise innocentemente sbattendo le ciglia.

"Sei fortunata che ti amo" Ridacchiai. "Vieni qui." Presi il suo fianco per avvicinarla per darle un bacio ma udimmo che qualcuno si schiarì la gola. Mi tirai indietro guardando verso destra per vedere un uomo di mezza età in piedi, una vuota espressione sul suo volto.

"Ho interrotto qualcosa?"

"No, per niente" Leccai le labbra. " E' un piacere conoscerla signor Jones" Gentilmente tesi la mano.

"Anche per me, signor Bieber." Afferrò la mia mano . 

"Questa è mia moglie, Melisse e mio figlio, Dennis." Avvolgendoli con il braccio li portò accanto a loro.

Sorrisi annuendo" E' un piacere conoscervi." Strinsi la mano della mamma di Kelsey e diedi una piccola botta sulla spalla di Dennis. 

Melissa mi sorrise calorosamente. "E' bello conoscerti Justin."

"Altrettanto signora Jones" Annuii, Kelsey mi si avvicinò. 

"Ok, bene andiamo adesso. Non voglio essere in ritardo gente. Abbiamo detto a Dexter che saremmo stati lì per le otto." Kelsey sorrise nervosamente, si dondolò avanti e indietro sui suoi tacchi volendo che la cena finisse il prima possibile. 

"Giusto." 

Prese le chiavi, mi sorrise dolcemente e camminò con Dennis dietro.

"Suppongo tu sia arrivato in macchina"

Scattai la testa di lato per vedere il padre di Kelsey guardarmi con un volto illeggibile. 

"Si, è parcheggiata proprio qui di fronte." 

"basta che tu ci segui."

Annui. "sarà fatto signore." Girandomi camminai fuori verso la mia auto imprecando sottovoce.

Sbloccai le porte, scivolai nel sedile, accesi la macchina e aspettai pazientemente che Melissa e suo marito uscissero. 

Quando lo fecero, vidi come entrarono in macchina prima di partire e andare giù per la strada con me che li seguivo.

Passammo qualche curva, mi ero un po' ripreso quando arrivammo circa cinque o dieci minuti dopo. 

E' sempre così, quando voglio che il tempo vada lento, non lo fa. 

Guidai per il parcheggio cercando di trovare un posto libero. Dopo qualche minuto, finalmente riuscii a trovare uno spazio vuoto vicino ad una BMW bianca.

Presi le chiavi , aprii la porta e uscii sbattendola per richiuderla. 

Mi leccai le labbra e presi un respiro profondo per prepararmi a tutto ciò che sarebbe potuto accadere. 
Conoscendo i genitori di Kelsey, devo essere pronto a tutto.

Erano tutti in piedi all'ingesso, mi incamminai verso di loro.

"Perché ci hai messo così tanto tempo?" Kelsey mi chiese incuriosita.

Feci spallucce. "Scusa, non riuscivo a trovare posto per parcheggiare."

Annuì, mi diede un sorriso confortante prima di prendermi la mano intrecciando le dita. 

"Da questa parte ragazzi" Alzai gli occhi per vedere il padre di else farci cenno verso il lato destro della tavola calda.

Lo seguii accanto a Kelsey, osservai la sua perfezione mentre camminavamo verso il tavolo di legno lucido.

"Sei davvero mozzafiato stasera" Sussurrai al suo orecchio dandogli un leggero bacio che la fece sussultare e arrossire immensamente.

"Grazie" Sussurrò, sorridendo verso di me.

Sorrisi all'effetto che mi faceva.

Il padre di Kelsey si mise a sedere al capotavola, Melissa e Dennis dopo di lui mentre Kelsey di fronte a loro, accanto a me.

"Benvenuti da Dexter. Siamo contenti che tu sia venuto con la famiglia." Un uomo all'incirca della mia altezza si presentò accanto al nostro tavolo. Un grande sorriso sul volto. Alzai un sopracciglio in su, aveva pantaloni stress i, papillon, labbra colorate… Era sicuramente gay. 

"E' il vostro giorno fortunato, stasera abbiamo i nostri pasti speciali." Consegnò tutti i menù. 

"Per cominciare, che cosa volete bere?"

"Vorrei una birra, una limonata per mia moglie e due coca cola e.." Il padre di Kelsey si fermò a guardarmi." 

"Cosa ti piacerebbe Justin? Una birra suppongo?"

Spalancai i miei occhi alla sua audacia improvvisa. Scossi la testa, mi schiarii la voce. "Non bevo. Vorrei una coca cola, grazie."

Annuì girandosi verso il cameriere. "Allora un'altra coca."

Annotandosi l'ordine delle bevande sorrise. "Sarò subito con le bibite da voi."

"Grazie."

Allora Justin" Cercai di vedere Melissa, la mamma di Kelsey, che mi guardava. "Che cosa fai per vivere?"

"Mamma" Kelsey gemette, le inviò uno sguardo disperato come per dirle di non tempestarmi di domande.

"Ho il diritto di chiedere Kelsey." Sibilò inviandole uno sguardo severo non volendo iniziare una discussione di fronte a tutti.

Fortunatamente per loro, non sono uno stronzo e in realtà so come presentarmi. 

"Va tutto bene Kelsey. Ha ragione" 

Sentii la voce di Marcus a mo' di eco nelle mie orecchio. Scossi la testa cercando di concentrarmi su Melissa.


"Lavoro in un negozio di auto fuori Toronto" Guardai i genitori di Kelsey con un'espressione solenne.

"E'… Bello." annuì. 

"Quanti soldi fai in un'ora?" Il papà di Kelsey parlò inarcando le sopracciglia. 

"9 e 25." 

"Che cosa fai?" 

"Posso correggere le auto, riparare vetri rotti, sostituire le parti mancanti e posso reinventare i veicoli abbattuti."

I suoi occhi si spalancarono. "E' impressionante Justin"

"Grazie."

"lo fai da solo?" 

"Da quando avevo quindici anni" Sorrisi trionfante, anche se tutto quello che stavo dicendo era una totale e completa stronzata.

Non ero un buon bugiardo per nulla.

"E' notevole Justin. Forse farò un salto da te un giorno, mi farebbe piacere che tu dessi un'occhiata alla mia auto. Di recente sta facendo un ronzio."

Mi morsi l'interno della guancia cercando di non mostrare alcun degno di differenza.

Come cazzo avrei potuto aiutarlo se non so nemmeno una singola cosa di riparazione di automobili?

"Sarei onorato signore."

"Chiamami Paul."

"Paul." Sorrisi annuendo.

"Ecco qua." Il nostro cameriere tornò da noi, sempre con quel sorriso stupido stampato in faccia. Afferrò le bevute dal suo vassoio e le posò sul tavolo. 

"Qualcuno di voi ha deciso cosa gradirebbe mangiare?"

"Vorremmo tutti i piatti speciali per favore" Paul consegnò i menu al cameriere. 

"Buona scelta." Afferrando i menu li infilò sotto l'ascella.

"E' tutto per ora?"

"Si grazie"

"Quando vuole signor. Jones." Ci sorrise per l'ultima volta e si allontanò.

Aggrottai le sopracciglia insieme vedendo come si conoscevano. La curiosità prese la meglio di me.

"Mi scusi se mi intrometto, ma lei lo conosce?" Indicai il ragazzo che si era appena allontanato. 

"Sono un buon amico del proprietario del locale." Bevve un sorso dalla sua birra.

"bene" Sorrisi.

"E a volte ha i suoi vantaggi" Ridacchiò.

Un silenzio imbarazzante, ma confortevole scese tra di noi.

"Allora, mamma, sai che Justin è un buon studente?" Kelsey parlò. 

La guardai corrugando le sopracciglia per la confusione.

Mi diede uno sguardo come per dire di seguirla.

"Kelsey," Risi. "Non c'è bisogno di."

"Ancora Justin?"La mamma di Kelsey mi guardò con occhi spalancati per la sorpresa.

"Si, la scuola superiore non è uno scherzo. Devo studiare se voglio entrare al college." Intontito annuii, facendo del mio meglio per sembrare affascinato dalla conversazione.

"Ragazzo intelligente." Paul mise il labbro inferiore in avanti, impressionato. Peccato che nessuna di quelle cose fosse vera.

"Dove pensi di andare?"

"Non ho ancora preso una decisone. Sto ancora tenendo le opzioni aperte."

"Decisione intelligente. Non devi correre troppo, hai ancora tempo."

"Esattamente" Bevvi un sorso dalla mia bevanda cercando di non avere la gola secca.

Sentii il suono delle campane all'ingresso che indicava che qualcuno era entrato. Distrattamente mi girai per vedere chi fosse, sentii il mio stomaco in gola.

Ignorai la sensazione ma non ero in grado di staccare gli occhi dalla vista di fronte a me.

L'unica persona che odiavo davvero era a pochi metri di distanza.

"Justin" Kelsey mi tirò il braccio. "Stai bene?"

"Lui è qui." Borbottai.


"Chi?"


"Luke."

E fu tutto quello che potei dire a Kelsey prima che lei smettesse di parlare. Il suo viso quasi pallido quanto il mio.

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