capitolo 15

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Un po’ di ore erano passate ed entrambi non avevamo aperto bocca. Immagino che era troppo imbarazzante o che Justin fosse troppo imbarazzato. In ogni modo, fissavamo lo schermo della TV il quale trasmetteva una replica del Jersey Shore. 

Mi girai verso Justin il quale stava sdraiato sul mio letto, il suo fianco ancora bendato, la sua mascella serrata e i suoi occhi fissi sulla TV. 

Sospirai, distogliendo lo sguardo. 

Se ti domani perché lui stesse ancora lì e non fosse tornato a casa, beh, lui non poteva andarsene in quello stato; con la ferita che poteva iniziare a sanguinare da un momento all’altro. 

Era troppo rischioso. 

Sbadigliando, aggrottai le sopracciglia. Guardai verso l’orologio e lessi 11:45 - Ecco perché ero stanca. Abbassando lo sguardo sui vestiti, realizzai che indossavo ancora i miei jeans e la mia t-shirt. Alzandomi dal letto, mi diressi verso il mio guardaroba dove iniziai a razzolare fino a che non trovai il mio pigiama. Afferrando un paio di pantaloni e una maglietta sbracciata, chiusi le antecon il mio fianco prima di camminare verso il bagno e chiudere la porta dietro di me, ignorando lo sguardo di Justin su di me.  

Una volta che mi tolsi tutti i vestiti gettandoli nel cesto, indossai il pigiama, facendomi una crocchia per poi ritornare in camera.

Immediatamente gli occhi di Justin si spostarono su di me. 

Ignorando il suo sguardo, uscii fuori dalla stanza e mi incamminai verso la camera di Dennis. “Hey Den, fra quanto hai finito di giocare ai video giochi?”

Mise in pausa girandosi verso di me. “Ancora qualche minuto, ti prego.” 

Sospirai. “Va bene, ma solo cinque minuti. Non voglio che mamma e papà tornino a casa e che ti vedano giocare ai video giochi.” Lo avvertii. 

“Giuro.” Disse prima di afferrare il joy-stick togliendo la pausa e ri-iniziando a giocare. 

Scossi la mia testa, soffocando una risata. Uscendo, chiusi la porta dietro di me. Stavo per ritornare in camera mia quando il mio corpo si scontrò con un altro. 

Alzando lo sguardo, vidi Justin che mi guardava dall’alto. 

Presi un respirone. “Gesù, Justin!” Dissi lentamente, inumidendomi le labbra. “Mi hai spaventato.” 

“Scusa.” Replicò. “Stavo andando a prendere un bicchiere d’acqua.”

“Vado io.” Mi spostai andando al piano di sotto, verso la cucina. Presi un bicchiere e lo riempii con l’acqua prima di ritornare in camera mia. 

Trovai Justin disteso sul mio letto, mi incamminai verso di lui porgendo il bicchiere. Lo afferrò. 

“Grazie.” 

“Di niente.” Portai il ciuffo dietro un orecchio cercando di sedermi sull’orlo del letto prima che la sua voce mi fermò. 

“Vieni qui.” Mormorò, posando il bicchiere d’acqua sul comodino. 

Aggrottai le sopracciglia. “Cosa?”

Si inumidì le labbra, fissandomi negli occhi -- erano freddi, come sempre, ma emanavano anche del calore. “Ho detto, vieni qui.” Picchiettò le lenzuola accanto a lui.

Mi morsi il labbro, chiedendomi cosa avrei dovuto fare. 

Sospirò. “Sei ancora arrabbiata per quello che ho detto prima?” Scrutò il mio volto cercando ogni possibile segnale di disagio. 

Scossi la testa. “No, ho smesso di esserlo da un po’.” Mentii. Lo ero ancora un po’. Voglio dire, tutto quello che stavo cercando di fare era aiutarlo e lui aveva avuto il coraggio di chiamarmi con la parola che inizia con la T?

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