capitolo 60

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"Kelsey!" sentii mia madre chiamarmi dalle scale.

Aggrottando le sopracciglia, chiusi il libro che stavo leggendo e lo misi sul comodino, prima di girarmi e mettermi seduta sul letto "si?" dissi aprendo la porta e lasciando che la mia testa uscisse.

"vieni giù, tuo padre vorrebbe parlarti" potevo sentire il senso di sconforto nella sua voce dato che sapeva quello che ora pensavo di mio padre, ma non volevo darle altri dispiaceri.

"va bene, scendo subito". Chiudendo la porta, misi un maglione sopra al mio top e poi la riaprii, camminando e correndo giù per le scale. Sceso l'ultimo sclaino, mi girai verso sinistra e vidi mio padre stare in piedi vicino al tavolino da caffè, con mia madre a fianco e potei capire che stavano sussurrando qualcosa.

"ciao papà" dissi, alzando gli occhi per capire se fosse ancor arrabbiato con me o no. Mi mossi di poco dato che non volevo avere un contatto fisico con lui.

"Kelsey" disse repspirando profonodamente, scioccato dal fatto che avessi deciso di scendere "come ti senti?"

"bene" dissi rispondendo. Se pensava che avessi dimenticato quello che aveva fatto, be ecco un'altra cosa su cui discutere.

"senti, so che sei arrabbiata con me ma voglio solo parlarti un attimo"

"va bene" dissi, muovendo le mani davanti a lui in segno di nervosismo "parla"

"Kelsey.." cominciò mia madre, ma mio padre la fermò prima che potesse dire altro.

"va tutto bene Melissa" mio padre girò la testa verso di lei, prima di riportare la sua attenzione su di me, guardandomi neglio occhi color cioccolato che mi ritrovavo. "ha tutti i diritti di essere arrabbiata con me"

Feci divetnare le mie labbra una linea dura, non essendo sicura a come reagire alla sua inaspettata calma. Mi aspettavo che mi urlasse contro o che almeno mi avesse fatto una potente ramanzina, ma tutto quello che vedevo era soltanto l'ombra di un sorriso sulle sue labbra.

Spostai lo sguardo, non essendo sicura di mantenere ancora il suo.

"possimao sederci e parlare?" disse, indicando il posto vuoto alla sua sinistra, volendo che mi ci sedessi io. Esitai prima di annuire e sedermi accanto a lui. Sedendomi un pò distante da lui, intrecciai le mie dita sulle mie gambe.

Mia madre mi guardava da dove lei stava, con uno sguardo di speranza e volendo soprattutto che noi due facessimo pace.

Anche una parte di me lo voleva.

"di che cosa vuoi parlare?" mormorai, rompendo il silenzio, volendo che finisse di già tutto questo. Odiavo sedermi e guardarmi intorno inutilmente, aspettando che l'altro dicesse qualcosa.

Era una completa perdita di tempo.

Mio padre si mosse sulla seduta, rimandendo comunque composto, la sua lingua che fuoriuscì dalle labbra per leccarle "vorrei parlare di ieri sera"

"papà-" incomincia a dire prima che lui alzasse la mano facendomi segno di stare zitta, per lascairlo continuare.

"no Kelsey" scosse la testa "devo sfogarmi"

Annuii, lasciadnolo parlare.

"ero davvero arrabbiato e fuori di me. Non avrei mai dovuto alzare le mani su di te. Sei mia figlia e ti voglio bene, niente potrà mai cambiarlo. Abbiamo preso delle decisioni sbagliate, ma alla fine ti do sempre ragione: sei parte di me e non avrei mai dovuto fare..quello che ho fatto" la tristezza gli si dipinse negli occhi marroni, mentre le lacrime conminciavano ad annebbiargli la vista "mi dispiace" sussurrò, guardandosi le mani.

Mia madre si mise le mani sulla bocca, cercando di trattenere i singhiozzi mentre le lacrime le rigavano il viso.

"tesoro" disse prendendomi una mano nelle sue "tu non devi scusarti di niente. Stavi solo difendendo quello in cui credevi. Se fossi stato al tuo posto mentre qualcuno mi urlava che non avrei potuto frequentare tua madre, lo avrei fatto anche io. Sarei uscito fuori di me" un sospiro gli uscì dalle labbra.

Sorrisi, mettendomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio prima di sospirare "so che quello che è successo a cena è difficile da accettare. Credimi, se fossi stata al tuo posto, avrei avuto un attacco di cuore nel vedere mia figlia intrappolata con una pistola puntata addosso ma devi capire che Justin stava cercando di difendermi e non di uccidermi"

Mio padre non disse niente, continuando ad ascoltare ciò che io avevo da dire e non fermandomi cercando di controribattere.

"è stato pericoloso? certo, senza alcun dubbio. Potrei essere morta? possibilmente, ma il fatto è che non lo sono" dissi, ricordando tutto quello che era successo alla cena "tutto quello che riuscivate a vedere era la pistola nelle mani di Justin. Ammettetelo, non avete neanche visto Luke che teneva la sua"

"ero troppo scioccato per vederlo Kelsey. Carly mi ha detto che lui è un criminale e all'inizio non le abbiamo creduto, dando quindi a lui una possibilità. Ma poi tua madre e io lo abbiamo incontrato e abbiamo visto la situazione. Tu non sai quanto imbarazzato fossi dimostrando che Carly aveva ragione"

"ma non ha ragione" urlai, togliendo la mia mano dalla sua bruscamente "Justin fa cose stupide, ma non è un criminale. Lui aveva una pistola per proteggersi perchè si, ha dei nemici. Lui l'ha tirata fuori non per dimostrare che fosse o meno un criminale, come voi lo vedete, ma soltanto per assicurarsi che Luke non mi facesse niente" scossi la testa "voi non lo capite come lo capisco io"

"allora spiegacelo Kelsey, perchè tua madre e io vorremmo capirlo" mio padre incrociò le mani sulle sue gambe, conle sopracciglia alzate in segno di confusione.

"la mamma sa che tu non vedi gli errori che fai" mormorai in tono amaro. Mordendomi l'interno della guancia, presi un profondo respiro "Justin ne ha passate tante, cose che a voi non interessano perchè non sono affari vostri ma lui fa quello che fa solo perchè è cresciuto cosi. Ha ricevuto delusioni su delusioni e bugie su bugie da parte della gente che lui amava, tanto che non è più riuscito a fidarsi di nessuno e, che ci crediate o no, io ho potuto cambiarlo. Era scontroso e difficle soltanto perhè non voleva far entrare nessuno nella sua vita, ma io sono riuscita a rompere quel muro e a conoscere la persona che ama e che si preoccupa, la persona che è diventata il mio ragazzo"

"facciamo tutti degli errori, facciamo tutti cose di cui ci pentiamo ma questo non vuol dire che siamo persone orribili" continuai "nessuno è perfetto e neanche Justin lo è"

Quello che avevo detto sembrava aver calmato mio padre dato che stava elaborando ciò che avevo appena finito di dire.

"hai visto il vero Justin alla cena, quello rispettoso, dolce e fantastico che io amo" scossi la testa " se tu non lo riesci a vedere in modo sincero allora non so più cosa fare" alzandomi, stavo quasi per salire le scale quando mio padre mi bloccò.

"aspetta" disse.

Mi voltai di nuovo verso di lui, incorciando le braccia sul mio petto e guardandolo interrogativa "che?"

"mi dispiace" disse sospirando.

Aggrottai le mie sopracciglia, volendo che continuasse.

"è vero, nessuno è perfetto e non avrei dovuto giudicarlo soltanto dalle cose che lui fa" mi grattai la fronte, tirando via il sudore che mi si era formato, e mi ritrovai con i palmi delle mani sudati, mentre li tenenvo contro i miei pantaloni della tuta, mio padre mi guardava " dovrei ringraziarlo invece" sorridendo, fece scivolare le sue mani dentro le tasche dei pantaloni "ringrazialro perchè sei ancora qui davanti a me invece di essere all'interno di una bara"

"dio papà, non essere cosi" dissi, sorridendo e scuotendo la testa.

Facendo una smorfia, mi mise una braccio attorno al corpo.

Avvicinandomi a lui, lo strinsi in un abbraccio. Sussultai quando mi sentii mancare la terra sotto i piedi, dato che mio padre mi aveva preso in braccio e mi stava facendo girare intorno.

Mettendomi per terra, i miei piedi di nuovo a contatto con il suolo, mi tirò via dalla faccia alcune ciocche di capelli che mie erano cadute sul volto " ti voglio bene"

" ti voglio bene anche io papà" dissi, abbracciandolo un'altra volta, pressando la mia guancia sul suo petto, lasciando uscire un profondo sospiro.

Justin’s Point of View:

Dopoaver riportato la casa Kelsey, tornai a casa mia. Spegnendo il motore della macchina, uscii, assicurandomi di chiudere la mia macchina, prima di entrare nel vialetto di casa e aprire la porta. Una volta entrato, chiusi la porta alle mie spalle. Dirigendomi verso il salotto, mi lasciai cadere di peso sul divano, le gambe ciondolavamono stanche, le mie braccia ai lati del mio corpo, chiusi gli occhi.

Non rimasi molto da solo dato che i ragazzi entrarono in salotto parlando animatamente- dovrei dire in modo rumoroso.

Grugnii in segno di disapprovazione " potete finirla di fare casino come le ragazze quando parlano e chiudere quella cazzo di bocca?" sputai, alzando le mie mani in aria.

Subito si zittirono, stupiti che fossi li " Bieber, da dove salti fuori?" Mi chiese Bruce curioso.

" dalla figa di mia madre" risposi in tono ironico.

I ragazzi ridacchiarono.

" ovviamente" mi rispose Bruce " ma intendo dire da dove vieni? Quando siamo tornati a casa tu non c'eri"

" probabilmente é andato a continuare il divertimento a casa della sua ragazza dopo ieri notte" mi prese in giro Marcus, ricevendo da me uno sguardo nervoso.

" stai zitto" sputai " l'ho solo riportata a casa. Piuttosto, dove eravate voi? Non ho visto nessuno stamattina"

" abbiamo deciso di lasciarvi in pace" spiegò Marco sedendosi vicino a me sul divano " non eri esattamente il più calmo ieri sera" 

Mi girai verso di lui " nessuno ti ha detto di ascoltare"

Anche Bruce si sedette sul divano, una smorfia divertita stampata in faccia.

" é stato difficile non ascoltarvi dal momento che Kelsey urlava il tuo nome mentre lo facevate" 

" non incazzarmi solo perché tu non puoi avere quello che il ho avuto ieri sera" dissi rispondendo a tono causando un "oh" generale da parte dei ragazzi.

" comunque" enfatizzò John " dopo tutto quel casino ieri sera, siete tornato insieme?"

Scrollai le spalle " credo"

" cosa vuol dire credo?" mi chiese rivolgendomi uno sguardo di confusione.

" che c'è che non va? Sembri teso" esclamò Bruce, entrando nella conversazione che stavamo avendo io e John.

" stavo pensando al fatto che non riusciró a vederla spesso come prima" mormorai.

" e quindi, che vuole dire questo?" Alzò un sopracciglio.

" non può scappare sempre e i suoi genitori mi odiano" 

" si ricrederanno" mi confortò Marco.

" dubito fortemente. Loro mi odiano e non li biasimo. Odierei anche io il ragazzo che ha quasi ucciso mia figlia" 

" lo uccideresti prima o dopo" Rise Marco " Ma non é questo il punto"

Ridacchiai, sapendo che aveva ragione " loro erano in uno stato di shock ma credimi, prima o poi, si pentiranno di quello che hanno detto capendo che tu stavi solo cercando di proteggerla"

" lo spero" mormorai " chiamatemi pazzo ma non vivo senza di lei. Lei mi fa sentire felice"

I ragazzi sorrisero, in segno di assenso.

" Bieber sta diventando un sentimentale?" mi chiese Marcus, prendendomi in giro.

" per la mia ragazza? Si" risposi " per i nostri affari? Assolutamente no" mi protesi in avanti, poggiando i miei gomiti sulle mie ginocchia.

Bruce sorrise " sono felice finalmente di vederti apposto Bieber" 

" specialmente con qualcuno di normale" disse Marco, sorridendo.

Ridacchiai " sono contento che voi approviate"

" io ho approvato con dall'inizio" disse John orgoglioso.

" e da quello che abbiamo sentito ieri sera, possiamo dire che lei é anche brava a letto" aggiunse Marco dandomi un piccolo colpo sulla spalla mentre si sedeva vicino a me sul divano.

" la mia bocca rimane chiusa ragazzi" dissi fermamente.

" oh avanti, devi dirci qualcosa" Marcus protestò.

Stavo quasi per dire qualcosa quando sentii il mio telefono squillare, zittendo tutti. Lo presi dalla tasca posteriore dei miei pantaloni e notai il nome si Kelsey illuminarsi sullo schermo.

" fammi indovinare, la tua ragazza?" Marco si alzò dal divano, con un sorriso idiota stampato in faccia.

Ridacchiai, facendo scorrere il mio pollice sullo schermo per sbloccarlo prima di portarlo sul mio orecchio " pronto?"

Marcus alzò un sopracciglia, formano una o con le labbra mentre diceva un okay. Le sue braccia in aria in segno di resa " preferisci la tua ragazza a noi amico, va bene" disse, uscendo dalla stanza seguito dai ragazzi.

Marcus sparì dalla stanza girando l'angolo, mentre mi rivolse uno sguardo divertito.

Gli mostrai il dito medio prima di riportare l'attenzione alla chiamata e su Kelsey. Le risate di Marcus che risuonavano per le stanze.

" che stai facendo?" Mi chiese, sentii lo scricchiolio del suo letto, capendo che si era appena seduta.

" Niente, stavo solo parlando con i ragazzi. Perché, che succede?" chiesi sedendomi di nuovo sul divano e mettendo un piede sul nostro nuovo tavolino, dato che quello vecchio l'avevo rotto circa una settimana fa.

Potevo sentire la sua felicità attraverso il silenzio del telefono. Ridacchiando, mi leccai le labbra " piccola!"

" indovina?" disse, e no potei fare a meno di ridere.

" cosa?"

" indovina!" disse sapendo che rideva, e mi apparse l' immagine di lei che rideva con le gambe incrociate sul letto.

Feci scorrere l'altra mia mano tra i miei capelli, rinvigorendo li prima di sbadigliare " non lo so piccola"

Lasciò fuoriuscire un sospiro frustrato " non sei divertente" disse mormorando.

Ridacchiai di nuovo, tirandomi seduto sul divano " piccola, sei seria? Non ne ho idea come posso sapere di cosa stai parlando e indovinare?"

" stai rovinando l'umore" disse frustrata.

" come lo sto facendo?" chiesi, sorpreso " sei tu quella che sta facendo domande ridicole" mi rivolsi di nuovo a lei.

" non era neanche una domanda" Mormorò " stavo solo cercando di fare qualcosa di divertente ma ok..." sospirò " te lo dico un'altra volta-"

" no" la interruppi " dimmelo ora"

" no"

" Kelsey" dissi, gettando la mia testa all'indietro " non farlo adesso. Non litigare con me"

" non lo sto facendo" 

" si invece" dissi " e io non voglio litigare con te" dissi lentamente " litighiamo già abbastanza"

Il silenzio si formò tra di noi prima che Kelsey prese un respiro profondo " é vero..scusami"

Scossi la testa, consapevole del fatto che lei non poteva vedermi " é tutto ok. Ora dimmi perché mi hai chiamato"

" beeeeee...." disse in modo pigro, tenendomi sulle spine " ho parlato con i miei genitori oggi- o meglio, loro mi hanno parlato ma comunque...La morale della storia é che..."

Mi alzai stando dritto, la curiosità mi stava uccidendo " cosa hanno detto?"

" ci sto arrivando, sii paziente" rise " Allora, per prima cosa mia mamma é venuta da me subito dopo che mi hai riportata a casa ed é entrata nella mia camera. Aspettavo che mi sgridasse ma non lo ha fatto, anzi si é scusata"

I miei occhi si spalancarono, sorpreso. Sua madre non era una Troia che puoi scoparti quando vuoi. Ero appreso che non avesse ucciso Kelsey. E l'avrei uccisa se avesse toccato la mia ragazza, ma non é questo il punto ora.

" lei ha detto che non voleva dire quello che ha detto e che si é fatta trasportare dalla situazione" si fermò " ha detto anche che nonostante tutto, vede quanto mi ami"

Mi ghiacciai, non sapendo cosa dire o cosa fare, mi misi soltanto seduto meglio " lei cosa?"

Kelsey ridacchiò " Ha detto che ha visto il modo in cui mi guardavi quando Luke mi ha preso e mi ha puntato la pistola. Ha visto che mi stavi proteggendo"

Scossi la testa, non credendo a quello che stavo sentendo. Perché non ha notato prima queste cose?

" e tuo padre" chiesi, sapendo che era davvero incazzato con me.

" oh" Kelsey si fermò di nuovo, sapendo che prima o poi glielo avrei chiesto " anche lui si é scusato"

Quasi mi soffocai con la mia saliva " mi stai prendendo in giro piccola?"

" no" disse ridendo " si é scusato per avermi colpito"

" aspetta, come?" chiesi, credendo di non aver sentito bene.

" niente" disse velocemente.

" quando avevi intenzione di darmi questa piccola informazione?" chiesi, non credendo che il suo stesso padre aveva avuto il coraggio di alzare le mani su di lei.

" mi sono...dimenticata"

" come cazzo fai a dimenticarti?"

" Justin.." Sospirò " per favore. Non voleva farlo. Ok? Non arrabbiarti"

" come cazzo faccio a non arrabbiarmi Kelsey! Lui ha messo le sue fottute mani su di te!" ringhiai, sentendo il bisogno di correre a casa sua e prendere a pugni il padre.

" Justin, calmati, per favore" Sussurró.

Scossi la testa " ok. Sei fottutamente fortunata che ti amo abbastanza da non venire li e prenderlo a calci nel culo"

" Justin!" disse sgomenta " é comunque mio padre"

" esatto! É tuo padre. Quale uomo mette le mani su una donna, soprattutto se é sua figlia?" Sputai, scuotendo la testa " un bastardo, ecco chi"

" Justin.." sospirò " finiscila. So che quello che ha fatto é sbagliato ma se sono qui ora, é grazie a lui" 

" tecnicamente, quella che ti ha donato la vita é stata tua madre quindi dovrei ringraziare lei"

" be'. Lui ha aiutato" disse specificando.

" troppo informazioni piccola" dissi sorridendo.

Kelsey grugnì " sei proprio in ragazzo"

Risi " Be', cos'altro é successo apparte quello che non avrebbe dovuto fare?" dissi ribadendolo ancora una volta, sapendo che le dava fastidio ma che comunque quello che era successo, era assolutamente sbagliato.

Potei immaginare Kelsey mentre alzava gli occhi al cielo " gli ho parlato di te e lui ha capito. Non gli va giù il fatto che tu avessi una pistola alla cena e che le cose che tu fai siano pericolose, ma ha capito" 

Sospirai in sollievo " quindi...vuol dire che-"

" possiamo vederci senza uscire di nascosto?" Kelsey finì la frase per me.

Guardai il cielo " evvai"

Kelsey si zittì un'altra volta, ma prima che potessi parlare, continuó " non si fida ancora completamente, ma ha accettato il fatto che stiamo insieme"

Un sorriso idiota mi si formò sulle labbra " sei seria?"

" mm. Ha detto anche che puoi venire da me. Vorrebbe avere un cena senza problemi"

Risi di gusto. Quando si trattava di Kelsey ultimamente i problemi ci circondavano.

" stai pure certa che non incapperanno in case che bruciano perché saró sicuramente in bagno quando accadrà" la presi in giro sentendo che rideva dall'altra parte.

" sta zitto" disse ancora tra le risate.

" sai che é vero"

" so che mi stai prendendo in giro" rispose.

Appena aprii la bocca per dire qualcosa, suonò il campanello. Aggrottando le sopracciglia, aspettai che uno dei ragazzi andasse ad aprire ma non vedendo nessuno, ruotai gli occhi, mi alzai e andai verso la porta " Piccola aspetta, c'è qualcuno alla porta"

" ok"

Guardando attraverso la lente della porta, mi aspettai di vedere qualcuno, ma fui sorpreso di non vedere nessuno. Fui tentato di chiuderla, quando notai qualcosa ai miei piedi, e subito il mio cielo divenne scuro.

Sussultando, non potevo credere a quello che vedevo.

"Justin?" Sentii la domanda di Kelsey, ma non le diedi troppa attenzione.

Non essendo capace di togliere gli occhi dal corpo morto che era davanti a me, riportai il cellulare di nuovo all'orecchio " piccola ti chiamo dopo" dissi, prima di mettere giù, non ascoltando la sua risposta. Gettando vis il mio cellulare, mi portai una mano sulla bocca, incredulo a quello che stavo vedendo.

Tirando vis i capelli dal viso del corpo, scoprii che si trattava di Kayla. " cazzo" sputai, ancora tremante e incredulo.

Alzandomi in piedi, tirai fuori la pistola da dietro i miei jeans e corsi all'interno della casa, scendendo le scale, tenendo la pistola davanti a me, cercando qualcuno o qualcosa che potesse attirare la mia attenzione, ma tutto ciò che sentivo era il rumore selcerò che si scontrava con gli alberi.

Rimettendo apposto la pistola, tornai verso il corpo morto di Kayla. Abbassandomi, presi il pezzo di carta che era sul suo petto. Sporgendomi, lo presi tra le mani esitante.

Spalancando gli occhi di fronte a quello che era scritto, tutto intorno a me cadde.

LA TUA RAGAZZA SARÀ LA PROSSIMA.

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