Kelsey’s Point of View:
Due giorni. Erano passati tue dannati giorni da quando avevo visto Justin e, ovviamente, ero impaziente di rivederlo.
Insomma, passare dallo stare tutti i giorni con lui a non vederlo era un grande cambiamento soprattutto dato che ero abituata ad averlo sempre accanto e a sentire il suo tocco.
Non vedevo l’ora anche di risentire le sue labbra sulle mie. Chiamatemi pazza ma quel ragazzo riusciva a baciare e farti sentire come al settimo cielo.
Le mie dita erano impazienti di scrivergli un messaggio chiedendoli se stesse bene o se sapesse qualcosa su come stava andando la ricerca ma Justin mi aveva avvertito di non farlo perché i poliziotti avrebbero tenuto sotto controllo il suo cellulare.
Odiavo non poter essere in grado di vederlo ma ero felice che mi avesse tenuto al sicuro. L’ultima cosa di cui avevo bisogno era che i miei genitori venissero coinvolti.
“Signorina Jones, c’è una ragione al perché non stai seguendo la mia lezione?” Mi girai di scatto verso Mrs. Hendricks, la quale mi stava guardando attraverso gli occhiali posati sulla punta del suo naso.
Mi morsi il labbro mentre le mie guance diventavano probabilmente di un rosso pomodoro. “No, Mrs. Hendricks.”
“Allora ti consiglio di prestare attenzione e smettere di fantastica.”
Annuii guardandola mandarmi un’occhiataccia prima di voltarsi e continuare la sua lezione.
Era l’ultima ora e non vedevo l’ora di alzarmi da questa sedia e tornare a casa.
Avrei preferito stare in camera mia invece di stare ad ascoltare Mrs. Hendricks parlare della II Guerra Mondiale.
Il mio piede iniziò a muoversi su e giù, le dita iniziarono a picchiettare sul banco e cercai di fare un conto alla rovescia.
Carly poteva ricevere informazioni su cosa stesse succedendo e siccome aveva finito con l’interrogatori, aveva avuto il permesso da Justin per rifilarmi tutto quello che sapeva.
Pochi giorni prima mi aveva mandato un messaggio dicendomi che stava uscendo dalla centrale e che era andato tutto bene. Mi aveva anche detto che Justin era lì ma, a suo parere, non sarebbe finito nei guai.
Ero sollevata. Se fosse stato preso sotto custodia, non saprei cosa avrei fatto.
I miei pensieri furono interrotti un’altra volta, ma questa volta dal suono della campanella. Mi alzai immediatamente prendendo i libri e buttandoli in cartella prima di uscire dall’aula.
Camminai lungo il corridoio, spingendo tutte le persone che erano davanti al mio armadietto.
Non capisco, perché le persone si devono fermare in mezzo al corridoio a parlare? Per esempio, non possono mettersi di lato o qualcosa del genere?
Idioti.
Scossi la testa una volta arrivata all’armadietto. Girando la manopola in modo da inserire il codice, aprii lo sportello prima di gettarci tutto dentro per poi richiuderlo.
Mi vibrò il cellulare in tasca e sbuffai. Chi era adesso che cercava di rallentarmi il rientro a casa?
Tirandolo fuori, schivai dei ragazzi in mezzo al corridoio prima di avviarmi verso l‘uscita.
Da: Sconosciuto
Esci fuori.
Aggrottai la fronte confusa, il mio stomaco si chiuse non appena lessi sconosciuto.
A: Sconosciuto
Chi sei?
Un secondo dopo e lo schermo si illuminò.
Da: Sconosciuto
Lo scoprirai
Mi morsi il labbro guardandomi intorno, notando che anche se molti ragazzi erano già andati via, c’erano ancora alcuni. Feci un sospiro si sollievo realizzando che se ci fosse stato qualche assassino, loro avrebbero potuto aiutarmi.
Mi ritrovai faccia a faccia con la porta che dava fuori e la paura prese il controllo su di me. Come faceva questa persona ad avere il mio numero?
C’era solo un modo per scoprirlo.
Sospirando, aprii la porta lasciando che l’aria pomeridiana mi scompigliasse. Facendo un passo avanti, feci un respiro profondo prima di guardarmi intorno in cerca della persona che mi aveva mandato il messaggio.
Non ci stetti molto prima di vedere quei capelli biondo castano, quegli occhi color nocciola che mi fecero bloccare facendomi annebbiare la vista.
Un sorrisetto scappò dalle sue labbra. “Ti sono mancato?”
“Justin?” Spalancai la bocca, completamente sorpresa dal fatto che il mio ragazzo era a pochi metri da me.
Era appoggiato alla macchina con le braccia incrociate al petto. Era vestito tutto di bianco; le maniche tirate su fino ai gomiti e un cappellino messo al contrario in testa.
“Vieni qui,” Si tolse dalla macchina, facendo qualche passo verso di me.
Non esitai a correre giù per le scale prima di saltare nelle sue braccia, avvolgendo le mie intorno al collo. Sprofondai il volto nella sua spalla. “Mi sei mancato così tanto.” Mormorai contro la sua maglia.
“Mi sei mancata pure tu, piccola.” Mi strinse forte facendomi dondolare avanti e indietro e baciandomi dolcemente sulla guancia e vicino al collo.
Una volta che mi mise giù, non riuscii a controllarmi dal prendere fra le mie mani la sua faccia e premere le mie labbra contro le sue.
Justin ridacchiò togliendo le mani dal suo volto continuando a baciarmi e a far scivolare la sua lingua lungo il mio labbro inferiore.
Lo lasciai entrare, sentendo la sua lingua scivolare dolcemente contro la mia. Gemetti nel bacio volendo di più.
Dopo qualche secondo, Justin si allontanò leccandosi le labbra.
Mi misi sulla punta dei piedi, cercando di continuare la nostra pomiciata ma si tirò indietro prima che ne avessi occasione. Sbuffai infastidita.
“Qualcuno qui è impaziente.” Rise guardandomi divertito.
“Non ti vedo da due giorni. Che cosa ti aspetti? Vuoi che ti dia un abbraccio mentre parliamo di cosa è successo con una tazza di te?” Spostai la testa da un lato alzando un sopracciglio. Il sarcasmo riempiva ogni singola parola.
Scosse la testa, abbassandosi per poi premere dolcemente le labbra contro le mie. “No.”
“Bene.” Sbuffai. “Perché onestamente non penso che riuscirò a trattenermi.”
“Oh, davvero?” Fece un sorriso malizioso.
Annuii. “Mhm.”
“Beh, in questo caso, vieni.” Avvolse il braccio attorno alla mia vita, spingendomi contro il suo petto per poi gettare il suo volto contro il mio collo, succhiando.
Gettai la testa di lato, dando più spazio - in modo che potesse fare la sua magia. “Justin …” Sussurrai.
Voltandoci in modo che non fossimo nella visuale di nessuno, posò le sue mani sui miei fianchi e continuando ciò che aveva iniziato sul mio collo.
Facendo scorrere le mie dita sulla sua maglietta, tirai intorno al suo stomaco, disperata di sentire il suo tocco.
Allontanandosi, appoggiò la sua fronte contro la mia. “Ti amo.”
Sorrisi dolcemente. “Ti amo anche io.”
“Non hai idea di quanto sia stato difficile stare lontano da te per così tanto tempo. Ho provato a chiamarti più volte ma Bruce ha minacciato di spaccarmi il cellulare.” Ridacchiò facendo vibrare il suo petto contro il mio.
“Ha fatto bene.” Sorrisi.
“Lo so ma non ha una ragazza. Non capisce il bisogno che ho di averti con me ventiquattrore su ventiquattro. Chiamami ossessionato ma sei come una droga, amore.” Si inumidì le labbra. “Non ne ho mai abbastanza.” Fece un mezzo sorriso.
Alzando gli occhi al cielo, lo spinsi gentilmente indietro. “Sei così melenso.”
Alzò un sopracciglio. “Un che?”
“Un melenso.”
“Che cazzo è?” Mi guardò confuso.
Alzai le spalle. “Trovati la definizione da solo.”
“No, dimmelo.” Disse solleticandomi i fianchi.
“Bene, okay, te lo dirò!” Dissi prima di ricompormi. “Significa che sei uno sdolcinato pezzo di merda.” Sbattei le ciglia in modo innocente sorridendo.
“Anche se odio quando fai la furba, per questa volta farò finta di niente.” Mi guardò divertito.
“Oh, davvero?” Dissi.
Annui sorridendo.
“E perché?” Ricambiai il sorriso.
Si abbassò strusciando le sue labbra contro il mio orecchio. “Mi sei mancata troppo per iniziare una stupida discussione.”
“Beh, è un passo avanti.” Risi.
“Sì sì, non ti abituare amore. Avere una discussione con te è una cosa quotidiana.” Si sistemò il berretto sorridendo.
Alzai gli occhi al cielo. “Certo.”
Ridendo, mi accarezzò il mento con il pollice. “Forza, andiamo. Ho promesso a Bruce che saremmo arrivati alle tre e mezzo.”
Aggrottai la fronte. “Dove stiamo andando per arrivare lì alle te e mezzo?”
Mi guardò come se avesse appena visto un fantasma. “Merda,” Disse scuotendo la testa. “Ho dimenticato di dirti che i ragazzi faranno un barbecue a casa e che sei invitata?”
Contrassi le labbra. “Forse te ne sei dimenticato, sì.” Risi.
“Cosa posso dire? Sei così irresistibile che me ne sono dimenticato.” Sorrise e non riuscii a non scuotere la testa per la sua dolcezza.
“Bella questa.”
“Grazie.” Alzò le spalle con nonchalance. “Ci ho provato.”
“Ti sei anche dimenticato che sono in punizione e dovrei essere a casa in questo preciso momento?”
Justin realizzò e sbuffò frustrato. “Cazzo …” Mormorò strofinandosi la nuca.
“Già …” Dissi dondolando sui talloni.
“Pensi di poterli chiamare e dire che stai andando a fare un progetto o qualcosa del genere?”
“Non so se mi crederanno, Justin. Ho usato questa scusa troppe volte.”
“Dai andiamo, è quasi l’ultimo quadrimestre. Sono sicuro che ci crederanno. In ogni caso, su cosa hai mentito in questi giorni in cui non c’ero?”
Ci pensai un attimo. “Niente.”
“Allora dovrebbe funzionare.”
Mi morsi il labbro. “E se non fosse così?”
“Funzionerà in qualche modo.” Camminando in fronte alla macchina, Justin saltò sul cofano della macchina facendomi segno di seguirlo.
Feci come mi era stato detto prendendo il telefono in mano.
Afferrandomi dai fianchi, mi portò in mezzo alle sue gambe.
Sorrisi, intrecciando le mie dita con le sue mentre il telefono squillava.
“Pronto?”
“Mamma?” Chiesi.
Justin mi strinse la macchina dandomi sicurezza.
“Sì?” Sapevo che stava facendo il pranzo perché sentivo dei rumori di piatti sottofondo.
“Uhm, oggi durante scienze Mrs. Rodgers ci ha assegnato un progetto da fare a coppia per domani. Sono in coppia con Maria, la mia compagna, e voleva sapere se potevo andare a casa sua perché ha da badare a suo fratello più piccolo fino a che sua mamma non torna a scuola.”
Giocai con le dita di Justin mentre mi mordicchiai il labbro inferiore aspettando una risposta da mia madre.
“Dov’è sua mamma?”
“A lavoro. Tornerà a casa per le quattro quindi staremo da sole per un’oretta.”
“Va bene ma torna a casa per le sei. Okay?”
Spalancai gli occhi cercando di trattenermi dall’urlare di gioia. “Davvero?”
Justin aggrottò la fronte. Accentuando la stretta, lo guardai. “Cosa ha detto?” Mormorò senza filo di voce.
Sorrisi annuendo.
“Sì, Kelsey.” Sospirò. “Credi che voglia che tu prenda un brutto voto?”
“Certo che no.” Scossi la testa anche se non poteva vedermi.
“I tuoi studi vengono prima di tutto, così anche questo compito. Non andare a giro; fai del tuo meglio. Devi avere dei buoni voti per entrare nel college.”
Alzai gli occhi al cielo. “Lo so mamma.”
“Ci vediamo alle sei.”
“Okay.” Sorrisi guardando verso Justin.
“Ti voglio bene.”
“Pure io.” Chiusi la chiamata prima di urlare dalla felicità. “Sì, sì, sì, sì, sì!”
Saltando giù dal cofano, Justin avvolse le braccia intorno a me. “Te l’avevo detto che avrebbe detto di sì.”
“Lo so. Adesso, andiamo! Sto morendo di fame.” Risi prendendo la mano di Justin.
Ridendo, entrammo in macchina. Allacciando la cintura, aspettai che accendesse la macchina per poi uscire dal parcheggio.
“Cosa è successo in centrale?” Chiesi qualche minuto dopo.
“Cosa intendi?” Distolse lo sguardo dalla strada per qualche secondo.
“Non lo so. Cosa hanno detto? Cosa hanno fatto?” Alzai le spalle. “Non so come funzionano le cose laggiù.”
Justin annuì capendo. “Sono venuti a casa mia la mattina, hanno ispezionato la casa e mi hanno chiesto cosa ho fatto alla festa. Li ho raccontato la storia che abbiamo usato sia io che Carly. Non è stato abbastanza; mi hanno portato dentro e mi hanno chiesto le stesse domande. Hanno cercato di confondermi in modo che potessi cambiare risposta ma conosco i loro giochi, so come giocano, lo dovrebbero sapere ormai.”
Mi morsi il labbro sentendo che la curiosità stava prendendo la meglio su di me. “Quante volte sei stato portato lì?”
Justin diventò come sordo perché non disse niente per qualche minuto. Si limitò a guidare.
“Justin?”
Scosse la testa come per ritornare al pianeta Terra. “Puoi ripetere?”
Sapevo che stava facendo finta di non aver sentito e che pensava avrei smesso di fare domanda ma avevo il bisogno di saperlo.
“Quante volte ti sono venuti a prendere i poliziotti?”
Justin lanciò un occhiata allo specchietto retrovisore, accentuando la stretta al volante. “Vuoi davvero saperlo?”
Annuii.
Sospiro, girando l’angolo e guidando in una nuova strada. “Cinque.”
Quasi i miei occhi uscirono dalle orbite. “Cinque?” Dissi in shock.
“Sì.”
Mi morsi il labbro, spaventata dal chiedere la prossima domanda. “Quante volte di queste cinque erano vere?”
“Vuoi dire quante volte di quelle cinque ho ucciso veramente?”
Non risposi e Justin prese quel silenzio come un sì.
“Tutte.”
Chiusi gli occhi, stringendo l’orlo della mia maglia e mordendomi l’interno della guancia.
Potevo percepire lo sguardo di Justin sul mio volto ma decisi di ignorarlo. Facendo un respiro profondo, mi voltai verso il finestrino.
“Kels?” Chiese Justin un secondo dopo.
“Hm?”
Sospirò. “Guardami.”
Scossi la testa.
“Piccola, guardami.” Avvicinandosi, accarezzò con le dita la mano che stringeva la maglia prima di afferrarla.
Sussultando, mi voltai verso di lui. “Sì?” Sussurra.
“Sei spaventata?”
“No.” E quella era la verità.
“Sei sconvolta?”
“Sì.”
Justin riuscì da capire la motivazione. “Lo so che sembra brutto …”
“Sembra davvero brutto, Justin …” Mormorai.
“Lo so e vorrei potermi difendere ma niente perdonerebbe ciò che ho fatto.” Fece una pausa inumidendosi le labbra. “Ma, voglio che tu sappia che ci sono delle ragioni dietro tutto quello che ho fatto. Le persone ci danno la loro parola e noi lavoriamo con loro. Se mandano qualcosa a puttane, dobbiamo pagare. Se lasciamo che scappino via, è come se li lasciassimo schiaffeggiarci.”
Immagazzinai tutte le informazioni prima di farmi venire un altro dubbio in mente. “Li hai uccisi come hai fatto con P—”
“Parker?” Finì la frase.
Annuii di nuovo.
“Sì.”
Il mio stomaco si chiuse disgustato; l’idea di lui che uccideva qualcuno era qualcosa troppo difficile da accettare, soprattutto perché l’aveva fatto più di una volta.
“Cosa ne hai fatto dei loro corpi?”
“Smettila con le domande, Kelsey.” Disse irritato.
“Justin—”
“Sono serio Kelsey. Ti ho detto abbastanza, adesso smettila.” C’era una tale freddezza nelle sue parola che decisi di non continuare.
Fortunatamente, arrivammo a casa dopo qualche minuto risparmiandoci un viaggio pieno di imbarazzanti silenzi.
Dopo che spende i motori, aprii la portiera per scendere per poi chiuderla dietro di me. Mi avvicinai a dove era Justin.
“Sei arrabbiata con me, vero?”
“Se lo ero, credi che starei qui adesso?” Mi voltai per incontrare il suo sguardo.
Alzò le spalle mettendosi le mani nelle tasche dei jeans.
Girando la manopola, aprii la porta ed entrammo. Immediatamente, venimmo accolti dall’odore di hamburger e carne cotta. Sorrisi all’atmosfera accogliente.
“Oh, guardate chi ha deciso di farsi vivo. In ritardo di cinque minuti!” Esclamò Bruce sorridendo. Stava indossando una maglietta aderente, un paio di pantaloni a pescatore e una spatola in mano.
Risi subito.
“Scusa amico, ero bloccato nel traffico.” Justin chiuse la porta dietro di noi prima di gettare le chiavi della macchina nel piattino poco distante da noi.
“Che c’è di così tanto divertente, chika?” Guardò verso di me con un sorriso sulle sue labbra.
“Tu.” Dissi sorpassandolo.
Sorpreso dalla mia risposta, Bruce si voltò verso Justin. “E’ esuberante, no?”
Justin ridacchiò dandogli il cinque. “Non ne hai idea.”
“Sono felice che sei venuta, Kelsey!” Disse urlando.
“Pure io.” Risposi facendo un piccolo giro nel cortile dove John, Marcus e Marco erano seduti in delle sdraio.
“Kelsey!” Dissero in coro.
Sorrisi. “Hey ragazzi.”
Alzandosi, mi diedero ognuno un abbraccio prima di sedersi di nuovo.
“Che state facendo?” Appoggiai il mio fianco destro contro il tavolo per poi incrociare le braccia contro il petto.
“Quello che facciamo sempre—ci riposiamo.” John prese un sorso delle birra che aveva in mano.
“Non vi annoiate?”
“Sì.” Borbottò Marcus. “Non hai idea di quanto sia noioso stare in questa casa.”
“Perché non uscite o fate qualcosa?”
“Eh, lo facciamo ma è faticoso qualche volta.”
“Che pigri.”
“Hey!” Intervenne Marco. “Io non sono pigro.”
I ragazzi risero alla sua affermazione. “Sì, certo!” Marco scosse la testa. “Sei la persona più pigra che io abbia mai incontrato.”
“Sai cosa? Non sei tanto diverso da me, Marco.” Disse irritato Marcus.
“Sicuramente meno di te, pigro di merda.” Rispose.
“Woah, woah, woah ragazzi … non c’è bisogno di litigare.” Alzai le mani in segno di difesa. “Ho solo fatto una domanda.”
Marcus sospirò. “Il caldo ci da alla testa. Non è colpa tua.”
“E’ vero.” Sentii una voce provenire da dietro ma non mi scomposi di guardare chi era. Lo sapevo già. “Il caldo li fa andare fuori di testa.”
“Non è così caldo …”
“Per loro, lo è.” Justin ridacchiò prendendo posto in una sedia accanto al tavolo prima di farmi sedere sulle sue ginocchia.
Trovando una posizione comoda, lasciai che il vento scompigliasse i miei capelli.
Justin grugnì. “Non farlo, piccola.” Mormorò.
“Non fare cosa?” Scossi il sedere un’altra volta. “Questo?”
“Se non vuoi che ti sbatta su questo tavolo e che ti scopi fino a stancarmi, ti consiglio di fermarti.”
Spalancai gli occhi tossendo in modo da liberarmi dell’imbarazzo. “Okay.” Dissi facendo ridere i ragazzi.
Arrossi abbassando lo sguardo così che i miei capelli potessero nascondere la mia faccia a fuoco.
“E’ quello che pensavo.”
Alzai gli occhi al cielo scherzando, guardando verso Bruce che si stava avvicinando. Aprì il barbecue e iniziò a cuocere alcuni hamburger.
Mi venne l’acquolina in bocca solo nel vedere tutto quel cibo.
“Allora, che fai Kelsey?” John prese un altro sorso di birra.
“Eh,” Alzai le spalle. “Vado a scuola, solitamente vengo qui, torno a casa e poi ripeto tutto quanto.”
“Beh, sembra divertente cazzo.”
Risi. “Ci puoi scommettere!”
“Com’è avere una relazione con un tipo come questo?” Marco indicò con la mano Justin.
“E’ okay, immagino.”
“Okay?” Justin fece finta di essere sorpreso. “Solo okay? Immagino che tutto le volte che ti ho fatto godere, erano solo okay?”
Quasi mi strozzai con la mia stessa saliva. “Justin!” Dissi alzando il tono della voce prima di dargli una botta sul petto.
Bruce quasi non fece cascare la spatola e tutti i piatti di hamburger che aveva appena finito di cuocere mentre tutti gli altri ragazzi scoppiarono a ridere.
“Che c’è?” Mi guardò innocentemente, cercando il più possibile di trattenere la sua risata.
Serrai i denti scuotendo la testa. “Sei un coglione.”
“Mi mai.” Fece un sorriso.
“No.” Scossi la testa. “Non ti amo.”
“Amore—”
Alzai la mano. “Risparmiatelo.” Voltandomi, stavo quasi per rientrare dentro quando Justin mi afferrò la mano tirandomi indietro facendomi scontrare la schiena contro il suo petto.
“Mi dispiace.” Disse nel mio orecchio prima di baciarlo dolcemente.
“Togliti di dosso, Justin.” Lo avvertii.
“Andiamo Kelsey, non essere così …”
“Ho detto di toglierti di dosso, Justin.” Sbottai. “Ora.”
Sospirando, mi lasciò andare facendo un passo indietro.
“Grazie.” Me ne andai dal cortile ed entrai dentro casa.
Justin’s Point of View:
Avevo mandato tutto a puttane. Di nuovo.
Non che ne fossi sorpreso.
“Perché non riesci a trattenerti e chiudere quella bocca, Bieber?” Disse Bruce scuotendo la testa.
“Stavo solo scherzando! Non pensavo se la prendesse così tanto.” Mi sedetti sulla sedia che avevo preso poco prima.
“E’ una ragazza. A loro non piace parlare delle … relazioni sessuali in pubblico.”
Alzai gli occhi al cielo. “Come vuoi.”
“Bruce ha ragione. Anche se era divertente, devi controllare la tua bocca.”
“Lo farò, papà.” Dissi innervosito lanciandogli uno sguardo infastidito.
John alzò le mani. “Era tanto per dire.”
“Beh, non farlo.”
Alzando le spalle, John si riposizionò finendo la sua bitta prima di gettarla nel cestino.
“Yo, ce l’hai un’altra?”
Annuii allungando il braccio destro all’indietro. Razzolando nel piccolo frigo che avevano fuori, ne estrasse una e ma la diede.
“Grazie.” Tolsi il tappo, lo gettai e inizi a bere a boccia.
Gli occhi dei ragazzi erano puntati su di me ma decisi di ignorarli. Dopo averla finita, mi leccai le labbra. “Ah, era fresca.”
John scosse la testa senza dire una parola.
“Che c’è?” Sbottai sapendo che voleva dire qualcosa.
“Niente.”
“E’ come pensavo.” Borbottai.
“Solo perché ti metti nella merda, non te la devi rifare con noi.” Bruce mi avvertì. “Ho deciso di fare questa cosa per stare insieme, divertirci e festeggiare il tuo rilascio dalla polizia. Non voglio che ci sia nessuna discussione o nessun comportamento arrogante.”
Serrai i pugni e la mascella.
Dopo averlo notato, Bruce scosse la testa voltandosi per finire di cucinare il resto del cibo.
Alzandomi, diedi un colpo alla sedia su cui ero seduto. Le gambe di metallo si scontrarono contro il pavimento facendo un rumore stridulo.
Entrai dentro casa alla ricerca di Kelsey. “Kelsey?”
Nessuna risposta.
Aggrottai la fronte, salendo le scale a saltelli e dirigendomi in camera mia dove la trovai distesa sul letto a fissare il soffitto.
“Kels?”
Non disse niente.
Sospirai. “Sei ancora arrabbiata con me?”
“Dimmelo tu.” Mormorò. “Hai appena detto a tutti che tu ‘mi fai godere’. Sai quanto sia stato imbarazzante?”
“Non stavo pensando, okay? Ho dimenticato che le ragazze vogliono tenersi per loro questo tipo di cazzate.”
Sbuffò. “Come cazzo hai fatto a scordartelo?”
“Non lo so, okay? Stavo solo prendendoti in giro. Stavo cercando di divertirmi … Avrei dovuto pensarci due volti prima di aprire bocca.”
“No, quello di cui tu hai bisogno è imparare a smettere di pensare con il culo e iniziare ad usare il cervello per una volta.”
Non volendo continuare questa discussione, annuii. “Hai ragione.”
“Voglio dire, non ti uccide mica se—aspetta, cosa hai detto?” Si mise a sedere, i suoi occhi fissi sui miei.
“Ho detto …” Camminando verso di lei, mi sedetti vicino ai suoi piedi. “Hai ragione. Avrei dovuto usare il mio cervello.”
Kelsey mi guardò. “Dov’è il trucco?”
“Trucco? Che trucco?”
“Non lo so. Mi stai dando ragione senza discutere. Non succede di solito …”
Ridacchiai. “Beh, immagino di essere stanco di dover discutere con te.” Avvicinandomi, le presi la mano spingendola sulle mie ginocchia. “Ti ho quasi perso; non voglio perdere tempo a discutere su delle stronzate.”
Annuii, capendo dove volevo arrivare. “Neanche io.”
“Allora credimi quando ti dico che mi dispiace.”
“Non è che io non ti creda. E’ che odio quando fai così. Rovina tutto.”
Avvicinandomi, premetti le mie labbra contro le sue.
Ricambiando, Kelsey mi spinse più vicino.
Succhiando il suo labbro inferiore, la feci distendere per poi appoggiarmi leggermente su di lei.
Giusto quando iniziai a lasciarle baci lungo il collo, mi fermò. “Justin,” Kelsey posò le mani contro il mio petto. “No.”
“Perché no?” Sospirai senza fiato.
Scosse la testa. “Non voglio.”
Annuii rispettando la sua decisione. “Va bene, andiamo.” Togliendomi di dosso, mi alzai in piedi tirando su con me.
“Mi dispiace.”
Scossi la testa. “Non esserlo. Non è un crimine non voler pomiciare.” Avvolsi un braccio intorno alle sue spalle spingendola contro il mio fianco.
Sorrise baciandomi sulla guancia. “Grazie.”
“Nessun problema. Adesso, possiamo ritornare dai ragazzi?”
Rise annuendo. “Sì, possiamo.”
Prendendola per mano, scendemmo le scale.
“Ti perdono, comunque.” Mormorò una volta usciti in cortile.
Sorridendo la guardai e baciai velocemente le sue labbra.
“Aw, guardate chi è tornato.” John disse con un tono infantile e con un sorriso. “Avete fatto pace ragazzi?”
Kelsey arrossì coprendo il suo volto con i capelli. Qualcosa che faceva molto spesso quando era imbarazzata era che non voleva essere vista da nessuno.
“Zitto, John.”
Rise, stendendosi di nuovo sulla sdraio.
“Sono felice che voi piccioncini siate tornati.” Bruce si avvicinò con dei piatti di hamburger, pollo e patatine fritte. “Avevamo paura che avreste saltato il pranzo.”
“Non l’avrei saltato per niente al mondo.” Feci l’occhiolino avvolgendo le mia braccia intorno alla vita di Kelsey. “Hai fame?”
Annuii. “Sto morendo.”
“Mangiamo allora—”
Improvvisamente tutti divennero silenziosi, il suono di tacchi che sbattevano contro il pavimento quasi echeggiava.
Un paio di tacchi rossi uscirono in cortile e non appena alzai gli occhi, vidi la stronza che era appena arrivata.
“Aw,” Kayla fece una finta triste espressione. “Avete iniziato senza di me?”
Accentuai la stretta intorno alla vita di Kelsey sapendo che gli occhi di Kayla ci avevano notati. Quel loro brillare, mi fece capire che aveva in mente qualcosa e solo Dio sapeva cosa stava per fare.
![](https://img.wattpad.com/cover/14064443-288-k735984.jpg)
STAI LEGGENDO
Danger
FanfictionUna notte. Una festa. Un errore. Quello che pensava stesse per rovinare la sua vita, stava invece per diventare il contrario. Ma quando per tutta la vita sei stato usato da persone che ti ingannano, come si fa ad imparare a fidarsi di chi ti circond...