capitolo 52

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Kelsey’s Point of View:

“Come state dall’ultima volta che ci siamo visti?” Pattie si voltò asciugandosi le mani su un asciugamano dopo aver pulito i piatti.
Togliendo l’ultimo piatto dal lavandino, sorrisi sedendomi su uno sgabello accanto al davanzale. “Stiamo bene. Sinceramente stiamo come prima.” Risi.

“Niente di nuovo?” Si appoggiò al lavandino adiacente a dove ero seduta.
Scossi la testa portandomi una ciocca di capelli dietro l’orecchio. “No.”
Mi guardò scettica. “C’è qualcosa che non mi stai dicendo?”
Aggrottai la fronte confusa. “No…” Chinai la testa di lato cercando di capire cosa mi stesse chiedendo. “Perché?”
Alzò le spalle sventolando in aria la mano. “Nessun motivo … curiosità.” Sorrise in modo gentile.
Ricambiai. “Tu come sei stata?”

“Come sempre; rimango a casa, pulisco, faccio la lavatrice, spettegolo al telefono con le ragazze prima che Jaxon torna a casa.” Ridacchiò prima di continuare, “Preparo il pranzo, Jeremy torna a casa e poi preparo la cena.”
“Sembra noioso.” Risi.
Annuì. “Non ne hai idea.”
“Non so come tu riesca a farlo.” La guardai sorridendo appena. “Non riuscirei a fare la metà delle cose che tu fai in un solo giorno.”

“Sei ancora giovane, tesoro.”

“Oh, ti prego.” Scossi la testa. “Lo fai sembrare come se tu avessi cinquant’anni.” Alzai gli occhi al cielo sorridendo subito dopo.
“Smettila.” Arrossì.
“Sono seria Pattie! Quanti anni hai, comunque? Venti?”
Pattie rise. “Magari.” Inumidendosi le labbra, scosse la testa. “Ho trentasette anni.”
I miei occhi uscirono praticamente dalle orbite. “Non ci credo.”
Annuì. “Lo so, sono vecchia.”
“Vecchia?” Enfatizzai perplessa. “Direi più giovane! Sei madre di tr—due figli e riesci ancora ad avere un corpo così in più lavorando così tanto?” Sollevai una mano. “Non ho intenzione di immaginarmi fra dieci anni.”
“Silenzio, ora.” Pattie fece un sorriso enorme. “Sarai bellissima come adesso.”
Sentii le mie guance arrossire. “Grazie Pattie ma dubito.”
“Di niente, tesoro,” Appoggiò una mano sopra la mia. “E non dire così. Sei bellissima e mio figlio pensa lo stesso.”

Se le mie guance erano rosse, adesso stavano bruciando. Ridacchiai come un ochetta facendo ridere di gusto Pattie.

“Sei perfetta per mio figlio, lo sai?”
Mi morsi il labbro guardandola. “Grazie Pattie.” Sorrisi.
Agitò la mano in aria come se non avesse detto niente di importante. “Sono seria, sai.” Annuì. “So di averlo già detto ma ora ho capito seriamente.”
“Non c’è bisogn—“
“No,” Pattie scosse la testa. “Ce n’è. Vedi … dalla morte della nostra piccola, le cose sono diventate più difficili soprattutto per mio figlio. Ho visto quanto fragile sia diventato dopo tutto quello che è successo. Ho visto il peggio e il meglio. L’ho visto con tantissime ragazze e nessuna di loro gli ha portato il sorriso che ha quando è con te.”

I miei occhi iniziarono a frizzare, non riuscivo a controllarmi. Lasciai una lacrima uscirono ma l’asciugai subito.

“Sono successe tante cose e qualunque cosa succedesse, tutto quello che ho sempre voluto era che mio figlio fosse felice e tu gli hai dato qualcosa per esserlo. Prima, non aveva ragione per sorridere. Ora, ce l’ha.”
“Io … non so cosa dire.” Sussurrai. “Sono … senza parole.” Mi portai all’interno della bocca le labbra facendo un respiro profondo. “Significa così tanto per me, Pattie.”

Sorrise malinconicamente.

“La prima volta che l’ho incontrato … Sapevo che era fragile e che c’era qualcosa che lo faceva così duro.” Mordendomi l’interno della guancia, cambiai posizione. “Una parte di me mi diceva di stargli alla larga. Che non avrebbe portato niente se non guai ma un’altra parte di me mi ha fatto continuare.” Distogliendo lo sguardo, ricacciai indietro le lacrime. “Era come se io fossi stata fatta per stare con lui…”
“Tu sei,” Pattie si avvicinò a me. “Tu sei veramente un angelo venuto dal cielo per proteggere mio figlio. Non sono riuscita a farlo io ma tu si.” Qualche lacrime scesero lungo le sue guance ma Pattie non si scomodò ad asciugarle. “L’hai salvato.” Sussurrò. “Hai salvato mio figlio… e ti sarò per sempre grata.” Avvicinandosi, mi inghiotti in un abbraccio.

“Che succede qui?” Mi allontanai non appena sentii la voce familiare. Tirai su con il naso guardando Pattie fare un passo indietro e asciugandosi le guance dalle lacrime.
“Niente.” Pattie sorrise agitando la mano.
“Non sembra niente.” Entrando nella cucina, Justin si avvicinò a noi. “Che è successo?”
“Io, ugh, avevo qualcosa nell’occhio e Kelsey ha aiutato a farlo uscire.” Pattie sbatté le palpebre sorridendo innocentemente verso Justin.
Capii cosa volesse dire Pattie e annuii stando al gioco. “Già; l’ho aiutata … ho dovuto soffiare per fare uscire quella cosa … dal suo occhio.” Sorrisi cercando di sembrare convincete.
Justin ci guardò. “O—okay?” Ridacchiò. “Tu sei sicura di stare bene?” 
“Sì.” Ridacchiai.

Pattie sorrise guardandoci in modo amorevole.

“Mamma?” Justin sventolò la sua mani di fronte a lei. “Cosa stai fissando?”
Pattie ritornò sulla Terra scuotendo la testa velocemente. “Mi ero incantate.” Rise. “Mi stavo ricordando di togliere i panni dalla lavatrice. Torno subito.” Sorridendo, mi fece l’occhiolino come per dire “Divertiti con il tuo uomo”, nel modo appropriato ovviamente, prima di uscire dalla stanza.
Risi scuotendo la testa a quanto favolosa potesse essere.

Mi sarebbe piaciuto che mia mamma fosse stata come lei.

“Quindi…” Justin si posizionò in mezzo alle mie gambe con le mani posate sui miei fianchi. “Cosa stava succedendo, veramente, tra te e mia mamma?” Alzò un sopracciglio facendo un sorriso.
“Quello che ti ha detto,” Trattenni una risata. “Le era entrato davvero qualcosa nell’occhio e ha iniziato a lacrimare. Ho cercato di soffiare per tirarlo fuori e ha funzionato.”
“Mhm,” Mi guardò con il suo sorriso da furbo. “Interessante. Ma, che ne dici se questa volta … mi dici la verità?”
Mi morsi il labbro. “Di cosa parli?”
“Penso che tu sappia esattamente di cosa sto parlando, piccola.” Mormorò fissandomi negli occhi.

Distolsi lo sguardo.

Avvicinandosi, lasciò un bacio sul mio collo per poi salire verso la mia mascella e guancia fino a che le sue labbra non sfiorarono il mio orecchio. “Guardami.”

Mi morsi il labbro cercando di fare cosa mi era stato chiesto.

“Dimmi.” Fece scivolare le sue dita contro la mia guancia, le sue nocche ondeggiavano su e giù fino al mio collo.

Girai i pollici non sapendo se dirglielo o stare zitta. “Justin…”
“Kelsey.” Sussurrò, i suoi occhi color nocciola fissavano i miei color cioccolata. “Dimmelo e basta.”
“Okay…” Mormorai iniziando un movimento ad altalena con le mie gambe, le quali strusciavano contro quelle di Justin.

Prese la mia mano sinistra con la sua intrecciando le nostra dita.

“Stavamo parlando di te.”
Sorrise. “Cosa c’è da dire su di me?”
“Niente di male … tua mamma mi stava solo dicendo quanto io sia giusta per te.” Arrossii facendo sprofondare i denti nel labbro inferiore.
“Ha ragione.” Mi accarezzò il mento con il pollice.

Feci un sorriso.

Avvicinandosi, premette le sue labbra contro le mie. “Ti amo.” Mormorò.
“Ti amo anche io.”

Dopo qualche secondo di silenzio, Justin aprì bocca. “Vieni con me.” Sorrise. “Voglio mostrarti qualcosa.”

Annuii saltando giù dallo sgabello e lo seguii fuori dalla cucina, su per scale.

“Woho, fratello! Vacci dentro!” Urlò Jaxon dal divano. Jeremy rise e Pattie gli tirò uno scappellotto.
“Grazie, mamma.” Disse Justin in modo arcigno.
“Ow! Che diavolo—“

Un altro ‘Smack!’ fu sentito, mi voltai e vidi che Pattie lo avevo colpito un’altra volta.

“E questo perché?”
“Linguaggio!” Disse Pattie in tono da ramanzina.
“Che è? Dai le pacche sulla testa di Jaxon-day?” Disse incredulo.
“E’ cosa ti meritavi, idiota.” Sbottò Justin prima di alzare gli occhi al cielo e continuare a salire le scale.

Quando arrivammo alla fine, trovai davanti a noi un lungo corridoio.

“Da questa parte,” Justin indicò con la testa il corridoio.

Lo seguii fino a quando non si fermò davanti alla terza porta sulla sinistra. “Questa,” Afferrò la maniglia e aprì la porta. “è camera mia.”

Entrai e spalancai gli occhi in shock. Sembrava una camera normale di un adolescente. Aveva vari poster di giocatori di baseball, basket-ball e hockey, un po’ di trofei, una foto di famiglia e amici e una copri coperta blu e bianca, le pareti dipinte di un blu marino.

“Questa è camera tua?”

Rise annuendo. “Yep,” Enfatizzò la ‘p’ lasciando la mia mano e mettendosi entrambi le mani nelle tasche dei jeans mentre fissava tutto intorno a lui.

“Wow… è così normale rispetto a quella che hai ora.”
“Che ha la mia camera di adesso?” Mi guardò.
Alzai le spalle. “Ora è più scura… Ha quell’aurora di oscurità. Questa sembra più da … ragazzino.”
Justin rise. “Immagino di essere cresciuto.”
“Già,” Sorrisi. “Il tuo letto è così piccolo.”
“Sono passati un po’ di anni dall’ultima volta che ci ho dormito, Kels. Ovvio che sembra piccolo. Sono cresciuto di qualche centimetro dall’ultima volta che sono stato qui.”

“Non riesco a crederci che è passato così tanto tempo …”
“A chi lo dici.” Mormorò guardandosi intorno l’ultima volta per l’ultima volta prima di voltarsi verso la porta. “Andiamo; ti faccio vedere anche le altre stanze.”

Annuendo, uscii con Justin dietro di me. Sorpassandomi, mi portò alla stanza accanto alla sua. Non appena l’aprì, capii che era di Jaxon dato i vari oggetti sull’hockey.

“Questa è la camera di Jax—“
“La camera di Jaxon, lo so.” Finii la frase al posto suo con un sorriso. “Lo immaginavo.”

Justin si guardò intorno mentre io rimasi lì, sentendomi a disagio di camminare in una stanza che non mi apparteneva.

Improvvisamente, Justin scoppiò a ridere sorprendendomi. “Che succede?”

Justin scosse la testa mordendosi il labbro in cerca di trattenere la risata.

“Justin?”
“Jaxon è fottuto non appena lo vedrò al piano di sotto.”
Aggrottai la fronte. “Perché?”
Si chinò afferrando un giornale prima di voltarsi verso di me. “Perché ho trovato questo nascosto sotto il suo letto.” Lo tenne stretto di fronte ai miei occhi e quasi non mi strozzai con la mia stessa saliva.
“Non ci credo. E’ suo?” Lo presi dalle sue mani, i miei occhi guardarono quelle foto che mi fecero sentire solo in imbarazzo.
“L’ho trovato nella sua stanza sotto il suo letto.” Justin rise riprendendolo in mano.
“Oh mio Dio…” Dissi scioccata.
“Lo so. Non vedo l’ora di vedere la sua faccia quando glielo dirò.” Ridacchiò arrotolando il giornale e mettendolo sotto il letto di Jaxon.
Rabbrividii scuotendo la testa. “Usciamo di qui.” Lo presi per mano e lo spinsi fuori. “Non credo di essere pronta per altre sorprese.”
Justin rise chiudendo la porta dietro di se prima di andare alla prossima camera. “Non ti incolpo.” Aprendo l’ultima porta, entrammo fino a quando Justin non si fermò lentamente in mezzo alla stanza. I suoi occhi vagavano per la stanza e il suo volto cambiò completamente espressione.

“Justin.” Entrai e lo affiancai; in quel momento capii perché era diventato così silenzioso. La camera era piena di poster di boy bands. Qualche libro sparpagliato sulla scrivania, le pareti di un colore rosa chiaro. “Questa è la c—“
“La camera di Jazzy?” Mi guardò.

Non dissi niente e annuii.

“Sì.” Fece una pausa inumidendosi le labbra. “Sì, è la sua camera.”


Justin’s Point of View:

Non volevo entrare.
Avevo intenzione di entrare in camera dei miei genitori ma ovviamente mi ero dimenticato che la loro era prima della mia e che quella di Jazzy era la successiva.

Cosa mi sorprese, fu il fatto che tutto era intatto. Era lasciato tutto come la notte dell’incidente.

Pensavo che i miei genitori avessero tolto tutto ma non era così.

La camera di Jazzy era l’unico ricordo che avevamo di lei.

“Stai bene?” Sussurrò Kelsey riportandomi alla realtà.
Annuii appena. Schiarendomi la gola, sospirai. “Credo…”
Sorrise dolcemente strofinandomi la schiena. “Perché non diamo e—“
Scossi la testa. “No…” Feci una pausa. “Voglio restare qui.”
“Sei sicuro?” Si morse il labbro, i suoi occhi fissi sul mio profilo.
La guardai. “Non posso scappare per sempre.”

Annuì capendo cosa volessi dire.

“Andiamo,” Presi la sua mano portandola ancora più dentro la camera. “Voglio farti vedere delle cose.”

Kelsey mi seguì mentre girai intorno al letto di Jazzy e verso il suo cassetto. Sentii lo stomaco stringersi guardando la foto di me e Jazzy pochi mesi prima della sua morta, dopo che aveva vinto il premio di scienze offerto dalla scuola. Sorrisi debolmente prima di avvicinarmi e premere le labbra contro il vetro.

Kelsey rimase al mio fianco, i suoi occhi puntarono la foto prima di guardarmi. “Di quando è?”
“Qui aveva appena vinto il concorso di scienze,” Distolsi lo sguardo dall’immagina e lo posai sugli occhi color cioccolato di Kelsey. “Era così felice di aver vinto … non riusciva a smettere di rinfacciarcelo a me e Jaxon.” Ridacchiai scuotendo la testa. “Era così competitiva.”
“Come te.” Kelsey scontrò il suo fianco contro il mio prima di stringere la mia mano sorridendo.
“Già,” Sussurrai. “Come me…” Mormorai guardando la collana sulla scrivania.
Kelsey sembrò notare cosa stavo guardando. “Che cos’è?” Chiese indicandola.

Sentii gli occhi frizzare.

“Justin…?”


“Ho una sorpresa per te, Jaz.” Sorrisi. Sapendo che sarebbe andata di fuori di cervello non appena avrebbe scoperto cosa le avevo comprato per il suo sedicesimo compleanno, nascosi la scatola dietro la schiena.
“Cosa?” Urlò piena di felicità e eccitamento.
“Dovrei dartelo ora o magari aspettare … hm …” Feci un mezzo sorriso dandomi dei colpetti sul mento come se stessi pensando a cosa fare.
“Ora!” Disse urlando con entusiasmo. “Dammelo ora, ti prego!”
Ridacchiai annuendo. “Va bene…dal momento che è il tuo compleanno.” Sorrisi portando il braccio che avevo nascosto di fronte a me, rilevando così la scatola di velluto. “Buon compleanno Jazzy.”

Prendendo la scatola dalla mia mano, sollevò il coperchio prima di spalancare la bocca e gli occhi in completo shock. “J-Justin…” Mormorò senza fiato. “E’ bellissima.” Avvolgendo le dita intorno alla catena della collana, la sollevò in aria.

“Sono felice che ti piaccia. Dai, lascia che ti aiuti.”
“Okay.” Sorrise porgendomi la collana prima di voltarsi tirandosi su i capelli.

Avvicinandomi alla sua schiena, portai le braccia davanti posando la collana intorno al collo chiudendola. “Ecco fatto.” Sussurrai.
Voltandosi, avvolse velocemente le braccia intorno a me. “Grazie, grazie e grazie. Lo amo tantissimo!”
Sorrisi fiero di me. “Prego, Jaz.”
“Sei il miglior fratello di sempre!”

Ridacchiai stringendola a me.


“E’ il regolo che le feci per il suo sedicesimo compleanno.” Sussurrai ripensando ancora a quei momenti.
“E’ bellissima.” Kelsey mi sorrise.
Accennai un sorriso. “Quando lo vide disse lo stesso.”

Kelsey si alzò sulle punte premendo le sue labbra contro la mia guancia.
Voltandomi, feci un respiro profondo. “Vorrei che fosse ancora viva …”
“Lo so…” Sussurrò Kelsey accarezzandomi la spalla con la mano. “Ma non pensarci, okay? Sono sicura che ti stia guardando in questo momento e che sia fiera. Sei cresciuto, lo sai.”
Annuii. “Lo so.”
“E non vorrebbe vederti vivere nel passato.”
“Hai ragione.” Obbligandomi a distogliere lo sguardo dalla scrivania, avvolsi le braccia intorno alla vita della mia ragazza, stringendola a me. “Ti avrebbe amato.” Mormorai prima che posasse la guancia contro il mio petto.
“Davvero?” Potevo sentire il suo sorriso, non si mosse per non rompere quel momento tra noi.
“Diamine si, sareste diventate anche migliori amiche.” Sorrisi. “Immagino di cosa avreste potuto parlare…”
“Chi si loda, si imbroda. Non saresti stato il centro delle nostre conversazioni.”
“Non ho mai detto questo.”
“Ma lo stai pensando.” Ridacchiò Kelsey.
Alzai le spalle. “Parli di me con mia mamma, è un dato di fatto che parleresti di me con mia sorella – se fosse ancora viva.”
“Oh mio dio Justin,” Kelsey rise. “Non parlo di te con tua mamma. Noi stavamo solo … avendo una conversazione su di te.”
“E’ la stessa cosa.” Mi difesi ridendo.
Kelsey alzò gli occhi al cielo spingendomi dolcemente. “In ogni modo,” Enfatizzò cercando di continuare quello che stava dicendo. “Voleva solo sapere come andavano le cose con te.”
Alzai un sopracciglio. “E le hai detto?”
Kelsey alzò le spalle. “Sì…” Non appena vide lo sguardo che avevo, scosse la testa. “Ovviamente ho lasciato fuori le cose che sono sicura non vorrebbe sapere.” Mi guardò esasperata.
“Brava.” Le baciai la fronte. “L’ultima cosa di cui ho bisogno è che sappia che faccio ancora quelle cose.” Mormorai.

“Perché non te ne esci fuori se è così seccante?”
Mi allontanai da Kelsey. “Come?”
“E’ tanto per dire … se è un problema, perché non … smetti?” Disse con nonchalance.
“Non posso.” La guardai come se fosse la cosa più banale al mondo.
“Perché no?” Spostò la testa su un lato, fissandomi incuriosita.
“Perché non posso. E’ parte di chi sono. E comunque, non c’è modo di uscire. Una volta che sei dentro, ci sei. Ci sei dentro per sempre.”

“Oh,” Annuì serrando le labbra. “Capito.” Sorridendo alzò le spalle.

“Mi dispiace.” Sussurrai.
“Non devi essere dispiaciuto.” Agitò la mano in aria. “Era solo una domanda. Comunque, ti ho già detto che mi va bene. Ti ho accettato per quello che tu sei. Non voglio che cambi.”
Sorrisi picchiettando sulle sue labbra gentilmente. “Lo so che non vuoi ma so anche che fa schifo doversi preoccupare di me tutte le volte ma ti prometto nessuno ti toccherà mai. Okay? Ti proteggerò a tutti i costi.”
Sorrise. “Lo so e te ne sono veramente grata.” Allungandosi, prese le mie labbra baciandole. Afferrando i suoi fianchi, la spinsi contro di me ricambiando il bacio.

Leccando il labbro superiore, Kelsey mi lasciò entrare facendo scivolare la mia lingua contro la sua.
Facendo scorrere le sue mani fra i miei capelli spinse sulle punte, il bacio si faceva sempre più pesante ogni secondo che passava.
Allontanandomi, feci scorrere le mie labbra sul suo collo e iniziai a mordicchiare lungo il tragitto facendo fuoriuscire piccoli gemiti dalla bocca di Kelsey.

“Justin…” Mormorò.

Lasciando alcuni baci umidi sul suo collo, non volevo altro che toglierle i vestiti di dosso e farmela come se non ci fosse stato un domani.

Proprio quando ero per ritornare sulle sue labbra, Kelsey premette le sue mani contro il mio petto fermandomi. Senza respiro, si inumidì le labbra. “No.”
“Perché no?” Mi lamentai in modo infantile sorridendole maliziosamente. “Ti voglio così tanto in questo momento.” Mi avvicinai por baciarla ma non cedette.
“Justin!” Disse alzando il tono di voce. “Non adesso e soprattutto non in camera di tua sorella!” Disse guardandomi incredula.
Alzando li occhi al cielo, sospirai. “Va bene…” Mi allontanai dal suo volto. “Hai ragione.”

“Lo so.”

Ridacchiai scuotendo la testa. “Andiamo, è meglio che torniamo dai miei genitori prima che inizino a pensare che stiamo facendo qualcosa.” Prendendola per mano, intrecciai le nostre dita per poi guardarmi intorno per l’ultima volta prima di chiudere la porta dietro di noi.

Scendendo le scale, vidi Jaxon e mio papà guardare la TV proprio come prima.

“Oh, guarda chi è arrivato. Ci siete andati dentro come avevo predetto?” Jaxon fece un sorriso divertito.
Gli lanciai un occhiataccia. “Chiudi quella cazzo di bocca.” Dissi serrando i denti.

“Linguaggio!” Disse mia madre dalla cucina.

Guardai verso la direzione da cui proveniva la voce di mia mamma. “Come ha fatto a sentirlo?”

“Ho le orecchie di un falco.” Mia madre uscì dalla cucina ed entrò in sala guardandomi. “Il pranzo è pronto.”
Mio papà si alzò subito dal divano stirandosi. “Va bene ragazzi, finite di bisticciare e andiamo a mangiare!”
Jaxon si alzò e seguì mio papà mentre io e Kelsey rimanemmo per ultimi. Entrando nella sala da pranzo, mi sedetti accanto a mio papà mentre Kelsey aiutò mia mamma a portare i piatti in tavola.

Una volta che tutto era sulla tavola e tutti avevamo preso posto, decisi di usare il Karma contro Jaxon. “Allora, Jaxon…” Dissi beffardamente prendendo una fetta di pane per poi guardare Jaxon.

Alzò lo sguardo incuriosito da cosa volessi dire. “Cosa?”

“Da quando leggi playboy?”

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