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ADESSO DORMI

Ti ricorro, si, ma accidenti tu corri e non ti volti mai. Ti intrufoli dentro casa di Lauren, casa tua e il portone sbatte dietro di te.
- Diego apri, dobbiamo parlare! - Ho il fiatone, non sono mai stata ginnica io e oramai la pioggia mi scivola sui capelli e mi arriva sulla mia maglietta fine bianca. Neanche una giacca, un ombrello, niente che mi ripari dal dolore che sento adesso. Sono passati minuti credo ma potrebbero essere anche ore, fisso il prato davanti a quel maledetto cancello e sei sparito davanti ai miei occhi, non una parola. Adesso sarai in camera tua magari a spaccare qualcosa dal nervoso. Mi prenderei io a calci Diego, ho rovinato tutto, non ho avuto il coraggio di parlarti di Marco. Mi ci appoggio sul cancello, non riesco a stare in piedi, mi sento così inerme, indifesa. - Ehi deve essere importante questo ragazzo per averti ridotta così? -
Marco mi sta abbracciando da dietro e continua - Vieni ti porto a casa, sei tutta infreddolita, ti prenderai una polmonite -
Faccio no con la testa e trovo il coraggio di guardarlo negli occhi - Marco è meglio che tu vada, salutami Giada quando torni a Torino e..scusa per non essere stata una brava compagna di viaggio ma..non sto molto bene..come vedi - mi sfugge una risatina isterica e punto lo sguardo sui miei piedi. - Non ti preoccupare Cami, l'importante è che tu ti riprenda presto e..tornerò ma la prossima volta ti voglio vedere felice - Mi fa l'occhiolino, quello suo da sono figo e lo so. Ci abbracciamo un'ultima volta e lo vedo avviarsi verso la metropolitana. Bello è sempre stato bello Marco ma adesso non provo più niente per lui, non sono triste per la sua partenza. Sono addolorata perché Diego non mi vuole parlare e ho paura che non lo voglia più fare. Inizio a piangere, sento il bisogno di sfogare il mio dolore, la pioggia aiuta. Mi avvio verso casa ma quando sto per svoltare nel vialetto mi rendo conto di non voler vedere nessuno benché meno la mia famiglia con il loro interrogatorio su Marco.
Mi viene in mente il parco dove ho portato Sharon l'altro giorno, il Golders Hill Park, un posto incantevole e silenzioso.
La pioggia non aiuta, sento freddo fino alle ossa, mi prenderò un malanno ne sono sicura ma preferisco mille volte il male fisico piuttosto che questo dolore lancinante dritto al cuore.
Mi siedo su una panchina nel giardino pieno di fiori proprio a due passi dal laghetto dove l'altro giorno con Sharon davamo da mangiare alle anatre, mi sono innamorata di questo posto devo ammetterlo. Un ponticello attraversa il laghetto e il romanticismo di questa pioggia mi colpisce dove non dovrebbe .
Adesso posso lasciarmi andare finalmente ad un pianto liberatorio e vorrei avere la forza di urlare e di buttare fuori queste emozioni negative. Mi calmo quando un pensiero va a mio papà, perché lo sto pensando proprio adesso non lo so. Forse ho bisogno di un abbraccio e di una pacca sulla spalla, quella che mi dava lui quando secondo lui frignavo e piangevo per niente. Avevo 6 anni e me lo ricordo come se fosse adesso quando mi ero sbucciata un ginocchio cadendo dalla bicicletta, eravamo in montagna e mi dicesti - Non è niente Cami, sei una roccia tu e devi rialzarti..sempre - quella pacca sulla spalla valeva più di mille parole ed io dal pianto iniziai a sorridere. Mi manchi papà e non ti sento da troppo tempo, non puoi avermi lasciata così, eri fiero di me, dei miei bei voti a scuola. Come puoi esserti dimenticato di me?
Mi appoggio meglio alla panchina e mi accorgo di una rosa bianca appoggiata vicino a me, vorrei addormentarmi perché sono stanca, stanca anche di piangere.
Una mano sfiora la mia, appoggiata sul mio grembo e in uno scatto salto in piedi e sgrano gli occhi. Diego è davanti a me con gli occhi lucidi, non so se è la pioggia ma forse ha pianto anche lui, dimmelo Diego, dimmelo che stai soffrendo anche tu.
Mi afferra la mano e la stringe forte, mi spinge a seguirlo, non una parola. Ci avviamo verso casa ed io avrei tante cose da dirgli, quando mi accompagna oltre il suo cancello, verso casa sua e soprattutto verso camera sua non oppongo resistenza.
Una volta dentro inizia a spogliarmi, prima la maglia, poi i jeans e quando rimango con l'intimo mi passa un asciugamano e una sua maglietta nera. Con lo sguardo mi indica il bagno dove finalmente mi asciugo e per fortuna noto che la maglietta mi è larga e mi arriva a metà coscia. La situazione è imbarazzante e non so cosa aspettarmi adesso, torno da lui che adesso è solo in boxer. Sarò diventata fucsia, non oso guardarlo negli occhi e come se lui capisse il mio stato d'animo mi prende di nuovo per mano e mi fa sdraiare sotto le lenzuola. Mi volto verso sinistra e lui mi cinge in un abbraccio da dietro, il suo corpo è completamente su di me, sento il suo alito nel mio orecchio e mi sussurra - Adesso dormi..ci sarà tempo di parlare al tuo risveglio -
Mi accenna un bacio a stampo dietro l'orecchio e stringe la presa sulla mia vita.
Ecco adesso mi sento a casa, casa mia è dove ci sei tu Diego.

I 2 piccioncini a letto insieme..mmmm

Camilla (eBook e Cartaceo su Amazon)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora