Il destino non esiste.
O almeno, spero che non esista.
Se il destino esistesse realmente allora sarei davvero in un mare di guai dato che, per come mi sono andate le cose fino ad adesso, inizio a sospettare di avergli fatto un qualche torto davvero molto grave in una delle mie vite precedenti.Questo è ciò che pensava Haisha.
Già, solo "Haisha".
Niente secondo nome, niente cognome.Se è per questo, però, bisogna anche aggiugere: niente casa, niente soldi, niente famiglia, niente amici, niente futuro.
Niente di niente.
Anche quel nome a dirla tutta non era suo, si trattava solo di un soprannome.
Lo stupido soprannome che un giorno un bambino ancora più stupido aveva deciso di affibbiargli e che gli altri, sempre con grande stupidità, avevano stabilito dovesse diventare il suo nuovo nonché primo e unico nome.L O S E R
P E R D E N T E
H A I S H A
Non importa come lo si dice, il significato è sempre lo stesso: sconfitto, fuori dai giochi, senza alcuna prospettiva o speranza per il futuro.
Può un nome determinare il destino di una persona?
Questo è ciò che Haisha si chiedeva ogni singolo giorno della sua vita.
All'inizio non credeva fosse una cosa possibile, ma, a dirla tutta, più il tempo passava, più iniziava a pensare che fosse vero.
Odiava quel suono.
Il suono che faceva il suo nome quando veniva pronunciato.
Il modo in cui la bocca si spalancava, poi si socchiudeva leggermente e infine si riapriva, con la lingua che cozzava contro i denti per pronunciare l'ultima sillaba.Odiava tutto di quel nome.
Il significato, il suono, il fatto che fosse il suo nome.
Il fatto che a darglielo non fossero stati neanche i suoi genitori, ma solo uno stupido ragazzino che conosceva a malapena.Haisha
In realtá, detto da una persona che non ne conosceva il significato, quel nome poteva quasi essere bello.
Peccato solo che lì dove viveva, tutti conoscevano il significato della parola "haisha", lì tutti erano un po' dei perdenti, chi più e chi meno.
Il solo trovarsi lì, in quel fatiscente e vecchio orfanotrofio di periferia, faceva di loro dei perdenti.
Tra tutti però, si può dire che lui fosse l'unico a meritare davvero quel titolo.E lo sapeva.
Lo sapeva che quel nome gli stava a pennello.
Lo sapeva che se al mondo fosse dovuta esistere per forza una persona che faceva di nome "Haisha", allora quella persona sarebbe dovuta essere lui. Lui e nessun altro.
Lo sapeva.
E il saperlo lo faceva impazzire.Perché se qualcuno lo avesse guardato, anche solo per un istante, di sicuro sarebbe stata quella la parola che gli sarebbe venuta in mente.
Gli spettinati capelli color fango che gli si appiccicavano in continuazione al viso, sporchi di terra e sudore.
Gli occhi tendenti al giallo, ma non color ambra e men che meno color limone, più che altro pareva il colore delle spighe di grano quando iniziano ad appassire.
E poi c'era il corpo: sporco, pieno di graffi e lividi e con il viso leggermente infossato, di chi non mangia mai a sufficienza e allo stesso tempo non sta fermo un attimo.I vestiti invece bene o male erano apposto.
In fondo, per quanto quell'orfanotrofio fosse sporco, vecchio e fatiscente, doveva pur sempre darsi un certo contegno e mostrare i bambini e i ragazzi che ospitava nelle loro condizioni migliori, altrimenti chi avrebbe mai accettato di prenderli con sé?
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Loser //Yaoi//
RomanceEsiste il destino? Il corso della vita di una persona viene segnato già dalla sua nascita o è qualcosa che si forma con lo scorrere del tempo? Possono poche semplici lettere segnare a vita il destino di una persona? Perché sto facendo a voi tutte q...