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- Akuma ancora non torna? - Sospirò Koharu lasciandosi cadere di peso sul vecchio divano.

- Probabilmente sarà qui a momenti. - Ribatté Haisha sospirando a sua volta.

- Secondo me invece dovremmo rimandare tutto a questa sera. - Propose Tenshi annuendo leggermente con il capo.

- Te lo scordi. - Ribatté la bionda assottigliando lo sguardo. - E poi neanche ho capito a cosa ci serva Akuma dato che non può parlare. Sei tu quello che dovrebbe darci tutte le risposte! -

- Lui è il mio avvocato. Ne avevamo già parlato. - Ribatté il bambino incrociando le braccia al petto.

All'udire quella risposta, Koharu sospirò esasperata, alzando gli occhi al cielo, mentre Haisha si sporse leggermente verso di lei, dandole una piccola pacca l'incoraggiamento sulla spalla.

- Dai, pazienta ancora un po'. - Le disse. - Vedrai che Akuma arriverà tra poco. -

~

Quando Akuma arrivò, ormai erano le cinque e quaranta del mattino.

Koharu, sempre per paura che la madre si arrabbiasse, era stata costretta ad andarsene già alle quattro, mentre Haisha e Tenshi erano crollati per il sonno poco dopo, quando ancora stavano seduti sul divano con lo sguardo che slittava in continuazione dalla porta all'orologio e viceversa.

~

Il moro si risvegliò diverse ore dopo, quando il sole era ormai alto in cielo.
La luce filtrava attraverso le alte finestre dai vetri opachi del vecchio magazzino, dando all'ambiente una strana atmosfera, quasi ovattata, opaca.

Dischiuse leggermente le labbra, lasciandosi sfuggire un piccolo sospiro.
Nonostante non avesse ancora riaperto gli occhi, già poteva vedere la luce del sole da attraverso le palpebre e per un attimo quasi desiderò che scendesse nuovamente il buio, così da poter continuare a dormire ancora per un po'.
Anzi, non era necessario riaddormentarsi.
Anche rimanere semplicemente lì, con il capo posato sul morbido cuscino e il corpo avvolto dal piacevole tepore delle coperte andava più che bene.
Con un movimento quasi impercettibile, sfregò il capo contro la superficie del cuscino, sbadigliando leggermente.
Non aveva mai dormito così bene in tutta la sua vita, questo era poco ma sicuro.
Strano però, dato che quei letti erano i più duri sui quali avesse mai dormito, con solo un sottile materasso a separare il corpo dalla superficie di legno.
Di solito si svegliava tutto indolenzito.

A quel punto si ricordò di non essersi addormentato sul suo letto quella notte, bensì sul divano, mentre aspettava il rientro di Akuma insieme a Tenshi.
Anche in questo caso, però, le cose non quadravano. Il divano, infatti, nonostante fosse indubbiamente più morbido del letto, aveva comunque una superficie ruvida, non morbida come quella dove stava poggiando il capo in quel momento.
E poi, soprattutto, da dove venivano quelle coperte?

Alzò leggermente una mano e ciò che toccò furono effettivamente delle coperte, probabilmente era stato Akuma a mettergliele addosso.
Quindi distese leggermente una gamba, finché con la pianta del piede non sfiorò un ginocchio, quello di Tenshi. Ciò significava che si trovava davvero ancora sul divano.

A quel punto, però, si accorse di un ennesimo dettaglio: aveva qualcosa poggiato sul capo. Qualcosa di troppo pesante per trattarsi sempre della coperta.
E lo stesso valeva per il cuscino, il quale, ora che se ne rendeva conto, non era poi così morbido come quello a cui era abituato.

Fu a questo punto che Haisha si decise finalmente a riaprire gli occhi.
Ma lentamente, abituandosi poco per volta alla luce del sole.

Fu allora che si rese conto di quattro cose:
primo: sì, effettivamente era ancora sdraiato sul divano;
secondo: quella che aveva in testa era una mano;
terzo: no, quello su cui stava poggiando il capo non era un cuscino, bensì una gamba;
quarto: Tenshi era accasciato sul bracciolo dall'altra parte del divano, per cui non potevano essere sue né la gamba su cui stava dormendo, né la mano che aveva sul capo.

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