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Sentiva l'odore agrodolce del sangue penetrargli nelle narici.
Quel brivido, un misto tra il terrore e l'adrenalina, attraversarlo da capo a piedi, come una scossa.
Sentiva le urla piene di terrore dei ragazzi e delle donne.
I colpi di quando picchiavano le porte e le finestre nel vano tentativo di aprirle per fuggire. Peccato solo che tutte le vie di fuga presenti fossero state chiuse e sigillate poco prima, proprio in vista di quel momento.
Sentiva la superficie fredda e metallica del coltello, stretto tra le dita della sua mano destra.
Anzi no, non nella sua mano.
Era nella sua carne, conficcato da dietro, esattamente all'altezza del cuore.
E ovunque volgeva lo sguardo vedeva il sangue che zampillava, come l'acqua da una di quelle fontanelle che si trovano nelle piazze.
Ma lui non sentiva dolore.
Non sentiva assolutamente nulla.
Solo un senso di vuoto. Apatia. Atarassia. Anzi, pace. Solo un senso di pace.
Poi peró comparivano i suoi occhi.
Quegli occhi morenti, vitrei, quasi privi di vita, eppure al tempo stesso trionfanti. Occhi che lo deridevano, occhi che dicevano:
"pensavi davvero di aver vinto, perdente?".

Haisha si sveglió urlando.
Il volto madito di sudore, gli occhi velati dalle lacrime e il cuore che andava a mille, quasi stesse cercando di saltare fuori dalla gabbia toracica.

Il ragazzo inizió a guardarsi intorno quasi freneticamente, cercando di capire dove si trovasse e cosa stesse accadendo, quando tutto d'un tratto udí un cigolio alla sua sinistra, come se qualcuno si stesse alzando da un materasso.

Sussultó quando si sentí afferrare la mano sinistra, mentre la manica morbida di un pigiama che non era il suo veniva passata delicatamente sui suoi occhi, liberandoli dalle lacrime che ancora gli stavano offuscando la vista.
Strabuzzó leggermente gli occhi nel ritrovarsi tutto d'un tratto quelle iridi rosse davanti, ma poi, nel notare l'espressione preoccupata di Akuma, finalmente capí cosa fosse successo.

- Era solo... un sogno? - Mormoró con un filo di voce mentre si tirava leggermente su, puntando i gomiti sul materasso.

Nel vedere l'albino sorridere e annuire con il capo, il moro si lasciò sfuggire un piccolo sospiro di sollievo, per poi abbandonarsi nuovamente contro il letto.

E fu solo allora, quando i ricordi dell'incubo appena fatto stavano iniziando a diventare via via sempre piú lontani e quasi sfumati nella sua mente, che il moro riuscí a mettere ordine nei suoi pensieri e rendersi finalmente conto della situazione attuale.

- Quanta luce, sará come minimo  mezzogiorno. - Mormoró mentre con uno sbadiglio si sfregava gli occhi.

Sentiva ancora la testa pulsargli leggermente, ma non per colpa dell'incubo. Infatti, molto probabilmente doveva avere ancora un po' di febbre.

Sentí allora le molle del materasso cigolare per una seconda volta e di conseguenza tolse le mani da davanti il volto per capire cosa stesse accadendo.
Un calore improvviso gli imporporó le gote nel vedere che Akuma gli si era praticamente messo a cavalcioni sopra, con solo quella trapunta bianca a separarlo realmente da lui, e il suo imbarazzo non fece che aumentare quando poi l'albino si chinó su di lui, puntando in un primo momento i palmi sul materasso all'altezza delle sue spalle, per poi abbassare ulteriormente il viso, fino a raggiungere le sue labbra.
Il moro si ritrovó cosí quasi inconsciamente a dischiuderle e i due stavano quindi per approfondire il bacio quando, tutto d'un tratto, si udí il leggero seppur fastidioso bussare di un paio di nocche sulla porta della loro camera.

- Ah, vedo che vi siete svegliati alla fine. - Sorrise la madre di Mitsu e Futa entrando nella stanza.

Non mostró il minimo segno di sorpresa nel notare che Akuma si era sdraiato accanto ad Haisha, ma aveva tuttavia una strana espressione in viso. Espressione che non passó certo inosservata a nessuno dei due ragazzi.

Loser //Yaoi//Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora