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Un odore.

Un odore dolce e aspro al tempo stesso.

Un odore così forte e intenso che riuscì ad infiltrarsi nelle narici del ragazzo nel giro di un istante.

Un odore che forse a primo impatto poteva quasi sembrare piacevole, ma che, con il passare dei minuti, diventava sempre più fastidioso e disturbante.

Odore di sangue.

Haisha storse il naso nel rendersene conto.
Cos'era successo?
Forse uno dei suoi compagni di stanza si era fatto male?

Quando però si rigirò sotto le coperte per mettersi di fianco e dare così un'occhiata agli altri due letti sistemati nella piccola camera, si sorprese nel trovarli vuoti.

Anzi, più che vuoti.
Le coperte erano ancora intatte, senza neanche una piega.
Anche l'appendiabiti dove solitamente sistemavano le loro giacchette prima di andare a letto era vuoto. O meglio, c'era solo la sua.
Più che usciti presto, pareva proprio che i suoi due compagni di stanza non fossero mai tornati in camera per andare a dormire.

"Che strano..." Pensò aggrottando la fronte. "Quindi da dove viene questo odore?"

Subito alzò le coperte, controllandosi addosso, pensando che magari durante il sonno si fosse agitato sbattendo da qualche parte, però non aveva alcuna ferita.

Poi all'improvviso un terribile presentimento lo assalì e, con lo stomaco in subbuglio per l'ansia, si infilò in fretta e furia le ciabatte e si diresse in mensa.

Durante il tragitto fino al piano terra non incontrò nessuno, né gli altri ragazzi, né le badanti.
Quei corridoi dalle pareti sporche e piene di crepe gli erano sempre sembrati incredibilmente tristi, ma in quel momento, senza una folla urlante di ragazzini che li percorreva correndo, gridando e scherzando, lo sembravano almeno mille volte di più.

Haisha si ritrovò a chiedersi se forse non fosse troppo presto o se invece, al contrario, non fosse tardi e gli altri fossero quindi già andati a lezione in quella piccola e vecchia scuola che si trovava proprio lì a due passi, in fondo alla strada.

Quando però controllò l'ora da un vecchio orologio a muro appeso lungo il corridoio, notò che erano le sette del mattino in punto, ora in cui solitamente quel posto brulicava di attività.
Le lancette scorrevano lentamente, con il loro "tic tac" che scandiva il tempo, secondo per secondo.
E il fatto che quel suono si udisse tanto distintamente, nonostante di solito si notasse a malapena, non fece che accrescere la sua agitazione.

Così, sempre più in ansia, il ragazzo affrettò il passo, ritrovandosi poco dopo addirittura a correre.

Più si avvicinava e più quell'odore gli dava alla testa.

Quando alla fine giunse davanti alla porta della mensa, aveva la testa che gli pulsava e il naso che bruciava, per non parlare poi delle gambe, che in quel momento avevano iniziato a vacillare con fare instabile, quasi avessero deciso di rifiutarsi di continuare a reggere il suo peso.

Haisha deglutì leggermente mentre avvicinava la mano alla maniglia, ma quel gesto ebbe come unico effetto quello di mandargli la gola in fiamme, mentre il mal di testa si intensificava.

Si udì uno schiocco quando la aprì e l'eco si diffuse per le pareti dell'intero orfanotrofio, dando a quel momento un effetto ancora più inquietante.
Poi con uno slancio spinse la porta in avanti, non avendo il coraggio di entrare a sua volta nell'immensa sala.

L'odore di sangue che gli arrivò alle narici non appena ebbe aperto quella porta gli diede letteralmente alla testa e le gambe cedettero definitivamente, facendolo rovinare al suolo con un tonfo.

Non svenne, ma rimase a terra in ginocchio con lo sguardo perso nel vuoto per diverso tempo prima di decidersi a rialzarsi in piedi per vedere finalmente anche con i suoi occhi, e non solo con il naso, cosa fosse accaduto quella notte.

Sangue... Sangue... Sangue...

Ovunque si voltava c'era solo sangue.
Sangue e sedie ribaltate.
Sangue e tende strappate.
Sangue e cocci sparsi a terra di quelli che un tempo erano piatti.
...Sangue e corpi dilaniati.

Tutto il suo corpo prese a tremare di fronte a quel macabro spettacolo, perfino gli occhi iniziarono a percorrere la sala da cima a fondo, centimetro per centimetro, scattando da un punto ad un altro, come impazziti.

C'erano tutti lì, tutti quanti. Sia i ragazzi che le badanti.

Come fece ad essere sicuro che non mancasse proprio nessuno?
Semplice: lentamente, ma con fare deciso, entrò nella grande sala, fino a raggiungere il centro esatto, quindi prese a girare in tondo su sé stesso, contando i cadaveri uno ad uno.

E si sorprese nel notare che nel giro di quelli che gli parvero a malapena cinque minuti (ma che in realtà sarebbero potute benissimo essere anche cinque ore), il mal di testa era scomparso, insieme alle vertigini e al bruciore al naso, lasciandolo quasi in uno stato di pace assoluta.

Infatti, per quanto fosse strano, anzi, malato dirlo, poteva affermare con assoluta certezza di non essersi mai sentito così bene in tutta la sua vita.

Poi, quasi che il suo corpo avesse preso vita propria, Haisha si incamminò verso uno dei due lunghi tavoli, incurante del fatto che, così facendo, si stava completamente imbrattando le scarpe e il bordo dei pantaloni di sangue.

Nel tragitto calpestò di tutto: posate, cocci, tovaglie... corpi... Ma non se ne curò affatto, troppo concentrato nel raggiungere la sua meta.

Quando alla fine arrivò dal suo obiettivo, il ragazzo si abbassò sulle ginocchia, chinandosi fino ad arrivare con il viso all'altezza di dieci o venti centimetri da terra.

Davanti ai suoi occhi c'era il cadavere del ragazzo che solo fino al giorno prima lo stava ancora prendendo in giro davanti a tutti.
I capelli e il viso, sempre così puliti ed immacolati, erano ora rossi, sporchi e appicicaticci, mentre sul petto, sotto la camicetta che un tempo era stata bianca e immacolata, si poteva intravedere una grande chiazza di sangue, che doveva aver continuato ad estendersi solo fino a poche ore prima.
Gli occhi invece erano spalancati, eternamente sgranati in un'espressione di puro terrore, ma la pupilla stava lentamente scomparendo, togliendo completamente a quello sguardo tutta la vitalità che solo fino a poco tempo prima vi era stata contenuta al suo interno.

- Ehi. - Disse Haisha mentre una strana luce gli illuminava lo sguardo, quasi un barlume di disperazione, anzi, di follia. - Sai dirmi chi è il perdente adesso? -









Angolo autrice quasi più lungo della storia stessa:

Haru: primo: non dicevi che aggiornavi domani? Secondo: ma iniziamo già con la pazzia? Siamo a malapena al secondo capitolo...
Primo: semplicemente mi andava di aggiornare adesso!
(Non perche non ho praticamente fatto altro per tutto il giorno... no no... pfff...).
E secondo: non è mai troppo presto, né troppo tardi per la pazzia!
Haru: se lo dici tu... Ma sei consapevole del fatto che il 99,9% delle persone che stanno leggendo questa storia, ha deciso di iniziarla solo ed unicamente per la magica parolina "Yaoi" che sta nel titolo?
Sì, ne sono perfettamente consapevole.
Haru: e allora tira fuori il suo seme/uke/suke e fagli fare bum bum!!!
*indica l'uscita*
Fuori Haru, vai via.
Haru: ok, ma quando la mia storia smut yaoi sugli orsi polari avrà più successo della tua, non dire che non te l'avevo detto!!!
Sì, come no!!!
*si volta verso gli spettatori, che la stanno osservando allibiti*
*inizia a ridacchiare nervosamente*
Ehm... A domani,
Bye Bii!!!

Loser //Yaoi//Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora