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Tutta la confusione, le urla, il fragore delle porte che sbattevano, lo scalpitio dei passi dei ragazzi che correvano da una parte all'altra per il corridoio... Tutto questo si fermó, come se il tempo si fosse fermato, nell'istante in cui Haisha e Akuma uscirono dalla loro stanza.

Per un attimo il ragazzo, nel vedere tutti fare improvvisamente silenzio e assumere quelle espressioni incredule, quasi credette che fosse davvero successo qualcosa di grave e di conseguenza inizió a guardarsi intorno, cercando di capire cosa fosse accaduto.
Alla fine peró fu inevitabile per Haisha accorgersi che tutti quegli sguardi fossero puntati proprio su di lui, o meglio, accanto a lui.

Nel rendersene conto, il moro si voltó a sua volta verso l'albino, aumentando quasi inconsapevolmente la presa sulla sua mano nel vedere lo sguardo demoralizzato che in quel momento Akuma aveva rivolto verso le bianche piastrelle marmoree del corridoio.
Sollevó quindi ancora una volta lo sguardo verso gli altri ragazzi. Dovevano essere come minimo una ventina e ne stavano inoltre continuando ad uscire diversi altri dalle loro camere.

Per un istante Haisha quasi temette che potesse scoppiare il finimondo da un momento all'altro.
Magari uno di loro avrebbe improvvisamente rotto quel silenzio tombale con un insulto o con una di quelle battutacce di pessimo gusto e di conseguenza tutti gli altri sarebbero scoppiati a ridere, quindi Akuma, con le lacrime agli occhi trattenute a stento e le gambe che vacillavano, sarebbe indietreggiato fino a rientrare in camera, avrebbe chiuso la porta con uno scatto e sarebbe caduto in ginocchio in lacrime e poi...
No, non poteva succedere, semplicemente non poteva.
Dopotutto quello non era l'orfanotrofio e, soprattutto, Akuma non aveva il suo stesso carattere.
Se anche uno di loro avesse parlato, la reazione dell'albino sarebbe stata certamente diversa da quella che avrebbe potuto avere lui. Probabilmente li avrebbe semplicemente ignorati, per poi andare via, dirigendosi in mensa come se nulla fosse.

E mentre aveva questi pensieri, Haisha si accorse a malapena del fatto che intanto tutti i ragazzi fossero tornati uno per volta a comportarsi come se non fosse accaduto nulla.
Nessuno di loro rivolse la parola ad Akuma ed inoltre nessuno di loro si voltó piú verso di lui.
Ignorandolo e basta.

Il quindicenne strabuzzó leggermente gli occhi nel rendersi conto che non sarebbe davvero successo nulla e che quei ragazzi avrebbero semplicemente continuato a comportarsi come se l'albino non fosse neanche lí.
Quindi si sentí tirare per il braccio e fu cosí costretto ad arrancare per riprendere subito l'equilibrio e tenere poi il passo di Akuma, il quale si stava dirigendo in tutta fretta verso la mensa.
Lo sguardo era rivolto ancora verso il basso, ma in viso aveva ora un'espressione diversa, un'espressione che Haisha conosceva fin troppo bene: quel solito sguardo impassibile, apatico.

~

- Bentornato Akuma. - Commentó freddamente una donna dai lunghi e lisci capelli corvini squadrando il ragazzo dalla testa ai piedi.

Lo sguardo severo e le labbra serrate, davano alla donna un'aria molto forte e autoritaria, più simile a quella che avrebbe potuto avere una direttrice, piuttosto che una psicologa.
Tuttavia dal camice che aveva indosso era ben chiaro quale fosse in realtà la sua occupazione.
Ma ad ogni modo, nonostante tutto il timore che riusciva ad incutere con una semplice occhiata, Akuma le rivolse a malapena uno sguardo e, senza neanche alzare una mano per ricambiare il saluto, provó ad aggirarla per raggiungere la mensa. Subito peró la donna si frappose tra lui e la porta d'ingresso dell'ampia sala, facendo capire così ai due ragazzi di non essere lì solo per dare il bentornato all'albino.

- In realtà avrei bisogno del tuo amico. - Disse rivolgendo lo sguardo verso Haisha.

- Io!? - Esclamò il moro strabuzzando gli occhi, preso alla sprovvista.

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